I due imprenditori, Valerio Benini e Lucio Santoro, hanno acquisito la società dopo l'asta andata desert: "Ci sarà anche una versione 'dodici mesi'. La materia prima? "Carta riciclata, la meno impattante possibile"
C’erano scritti pensieri, dediche amorose, barzellette. C’era chi ha imparato a disegnare o chi è diventato un poeta/scrittore allenandosi a scrivere su quelle pagine diventate iconiche per molti. La Smemoranda ha segnato la vita di milioni di ragazzi, specialmente a cavallo tra gli anni Novanta e Duemila. Il celebre diario scolastico ha poi conosciuto una fase di decadimento dopo l’avvento del digitale. Il fallimento, quindi, è stato inevitabile. Ma due imprenditori, Lucio Santoro e Valerio Benini, hanno rilevato il marchio milanese e l’hanno riportato in commercio, con la speranza di riportarlo anche in auge, come i vecchi tempi.
L’azienda è nata nella Milano degli anni Settanta, ma ha raggiunto il massimo splendore negli anni Novanta. Non è riuscita a passare indenne, però, dalla crisi provocata dalla pandemia, quando tutto è stato reso ancora più digitale. E dopo l’approdo in Tribunale dei libri contabili, a gennaio, è stata aperta un’asta per il marchio. Ma è andata deserta, certificando così la fine di un’era.
È qui, però, che entrano in scena i due imprenditori. “Il 19 giugno l’abbiamo comprata – spiega Benini – e abbiamo affidato la ristampa conto terzi a un’azienda milanese, mantenendo inalterate le caratteristiche, a partire dal formato. Da questo autunno sarà in commercio anche una versione ‘dodici mesi'”. E l’obiettivo non è solo ritornare negli zaini di milioni di studenti, ma farlo rispettando l’ambiente, con la certificazione FSC (Forest Stewardship Council) affinché la materia prima provenga “da carta riciclata e meno impattante possibile”. Non solo. Il duo vuole riaccendere la passione verso carta e penna, perché “crediamo sia un buon allenamento per la mente e affini le tecniche di apprendimento”, molto più di tablet e smartphone.