Niente di dichiarato, ma quello stretto dalla nuova maggioranza Ursula intorno a Fratelli d’Italia al Parlamento europeo assomiglia proprio a un cordone sanitario. Lo stesso che avvolge il gruppo dei Patrioti e quello dei Sovranisti, ma che era stato risparmiato, sulla carta, ai Conservatori. Dopo il voto contrario ordinato da Giorgia Meloni sulla riconferma di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, la vendetta della nuova maggioranza europea sta calando sulla testa della presidente del Consiglio. E le prime indicazioni arrivano dall’elezione di presidenti e vicepresidenti delle commissioni e sottocommissioni parlamentari: l’Italia ne ottiene due, ma entrambi membri delle opposizioni al governo (Pd e Movimento 5 Stelle). L’esecutivo di Giorgia Meloni, invece, rimane a secco. O quasi.
Nessun presidente di commissione al governo: esultano Pd e M5S
Finora, in attesa della composizione della nuova Commissione Ue, l’unica nota positiva per l’esecutivo rimane l’elezione di una dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo, Antonella Sberna. Una gioia parziale, dato che l’esponente di FdI è tra i tre europarlamentari che hanno dovuto attendere il secondo turno per ottenere l’incarico ed è stata eletta come 13esima, quindi penultima, per numero di voti. L’altra italiana tra i 14 è Pina Picierno (Pd) che però è stata quinta scelta. L’ordine di elezione non è affatto secondario, dato che ogni vicepresidente avrà una delega che viene scelta con un accordo tra i gruppi: maggiore è la convergenza su un nome e più facile sarà affidargli deleghe più prestigiose.
Passando ai presidenti delle varie commissioni parlamentari, ossia i luoghi dove si scrivono e modificano in prima battuta le proposte di legge, la situazione per il governo è invece drammatica. Nonostante i suoi 24 eurodeputati e la guida di una maggioranza che Meloni non scorda di definire “solida” nel terzo Paese più importante dell’Unione europea, Fratelli d’Italia non occuperà nemmeno una casella. C’è di peggio per l’esecutivo: nessuno dei tre partiti che lo compongono avrà un presidente di commissione, con Forza Italia che perde quello agli Affari Costituzionali, Salvatore De Meo, senza piazzarne altri, nonostante sieda all’interno del gruppo più importante della Plenaria. Roma potrà vantare ancora due presidenti di commissione, ma entrambi rappresentano le opposizioni: Antonio Decaro (Pd, S&D) sarà alla guida della commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (ENVI), mentre Pasquale Tridico (M5S, The Left) siederà nella poltrona più importante della sottocommissione per le Questioni Fiscali (FISC). Questo nonostante i gruppi di riferimento dei partiti di governo, escluso quello della Lega sul quale, come detto, è stato imposto il cordone sanitario, abbiano ottenuto diverse presidenze, secondo gli ultimi aggiornamenti: sette andranno al Ppe e tre a Ecr. Nessuno di queste è andata però a Fratelli d’Italia o Forza Italia.
Qualche piccola concessione è stata fatta almeno con le vicepresidenze. Alberico Gambino (FdI) è terzo vicepresidente in commissione Affari Esteri (AFET); Caterina Chinnici (FI) prima vicepresidente della commissione Controllo dei Bilanci (CONT); Giuseppe Lupo (Pd) è secondo vicepresidente nella commissione Bilanci (BUDG); Alessandro Zan (Pd) terzo vicepresidente nella commissione Libertà Civili (LIBE); Pietro Fiocchi (FdI) secondo vicepresidente della commissione ENVI; Matteo Ricci (Pd) quarto vicepresidente nella commissione Trasporti e Turismo (TRAN); nutrita presenza anche nell’importante commissione per l’Industria, la Ricerca e l’Energia (ITRE), dove sono stati eletti Elena Donazzan (FdI) come seconda vicepresidente e Giorgio Gori (Pd) come terzo; Francesco Ventola (FdI) è terzo vicepresidente della commissione Sviluppo Regionale (REGI); Mario Mantovani (FdI) sarà secondo vicepresidente in commissione Giuridica (JURI); Cristina Guarda (Verdi) quarta vicepresidente nella commissione Petizioni (PETI); Giuseppe Milazzo (FdI) secondo vicepresidente in commissione Pesca (PECH).
FdI fa incetta di coordinatori (perché li sceglie il gruppo politico)
Nella giornata di martedì si decidevano anche i coordinatori dei gruppi all’interno delle singole commissioni. Un ruolo importante nel processo legislativo perché sono queste figure a decidere e influenzare l’ordine dei lavori, scegliendo quali sono, ad esempio, i file da seguire, i relatori, l’agenda, le audizioni da fare, quando convocare i commissari e le missioni da svolgere. Un ruolo per il quale Fratelli d’Italia ha in effetti ottenuto diversi incarichi. C’è una motivazione a tutto questo: a decidere queste cariche non sono i membri delle commissioni, ma i gruppi, quindi gli alleati di Meloni all’interno dei Conservatori. Un partito, ricordiamolo, che ha 75 europarlamentari di cui 24 sono di FdI e 20 dei polacchi del PiS. Così, Carlo Fidanza sarà coordinatore in commissione Agricoltura, Chiara Gemma in Occupazione e Affari sociali, Lara Magoni in Cultura e Istruzione, Denis Nesci in Sviluppo regionale, Daniele Polato in Commercio internazionale e Ruggero Razza in Sanità pubblica. A loro si aggiunge Giovanni Crosetto, vice coordinatore in Affari economici.
“L’assalto” a FdI e il commissario Ue come ultima spiaggia
Che quella nei confronti di Fratelli d’Italia sia una ritorsione per l’astensione su von der Leyen in sede di Consiglio europeo, prima, e l’opposizione in Parlamento, dopo, è palese anche ai rappresentanti del governo a Bruxelles. Il capogruppo di Forza Italia, Fulvio Martusciello, ha affermato che “nonostante gli accordi siglati e una divisione delle cariche prestabilita, oggi si è tentato in tutte le commissioni, chiedendo il voto segreto da parte dei Socialisti, di impallinare i candidati di Fratelli di Italia“. Ostenta ottimismo invece il capodelegazione di Fratelli d’Italia a Bruxelles, Carlo Fidanza, insieme al copresidente del gruppo Ecr, Nicola Procaccini: “Dopo l’elezione a vicepresidente del Parlamento europeo di Antonella Sberna, la delegazione di Fratelli d’Italia diventa sempre più centrale all’interno delle istituzioni europee – scrivono in una nota – Esprimiamo grande soddisfazione per l’elezione a vicepresidenti di commissione degli eurodeputati di Fratelli d’Italia. Forti di questi importanti ruoli e con il supporto dell’intera delegazione, continueremo a difendere gli interessi dell’Italia in Europa nel pieno rispetto del mandato che gli italiani ci hanno assegnato”.
La vicepresidente del Senato, Licia Ronzulli (FI), sostiene che l’Italia, comunque, non deve preoccuparsi: “Non è isolata in Europa come si vuole raccontare. Lo dimostra anche il fatto che il nuovo presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, ha avuto come primo appuntamento proprio quello in Italia con la premier Meloni. L’Italia è assolutamente centrale, è un Paese fondatore e avrà la delega importante che merita“. Se l’approccio di von der Leyen sarà quello della sua maggioranza in Parlamento, però, c’è poco da stare tranquilli.