Cronaca

“Un boato e poi le urla. Ci hanno detto di lasciare le nostre case, ma ora dove andremo?”: il racconto degli sfollati dopo il crollo a Scampia

Un forte boato poi le urla e il panico generale. Poche ore dopo la tragedia che ha colpito il quartiere di Scampia la paura è ancora negli occhi dei circa 800 sfollati che da ieri sera attendono all’esterno della struttura. “Abbiamo sentito un rumore fortissimo e poi le urla – racconta uno degli abitanti – gente con le maglie sporche di sangue, una vera tragedia, ci hanno detto di lasciare le nostre case e abbiamo dormito in macchina o per strada con i bambini, i parenti disabili e gli animali domestici, ora stiamo cercando di capire cosa dobbiamo fare”. Il crollo del ballatoio che ha causato la morte di due persone e il ferimento di almeno altre dieci è avvenuto nella cosiddetta Vele celeste, paradossalmente l’unica che il progetto di riqualificazione urbana Restart Scampia prevede di ristrutturare e lasciare in piedi. Ed è proprio sui lavori ripartiti lo scorso aprile che gli abitanti puntano il dito. “Stanno riqualificando la vela e i lavori procedono mentre c’è ancora gente che ci vive dentro (tra occupanti abusivi e assegnatari che attendono nuovi alloggi) – ci spiega una signora – noi non sappiamo se i lavori che stanno facendo hanno causato il crollo oppure è dovuto semplicemente alla fatiscenza della struttura, noi sappiamo solo che stanotte due persone sono morte e che sotto le macerie c’erano pure dei bambini. Oggi è un giorno di lutto cittadino”. Il Comune di Napoli intanto nel corso del punto stampa organizzato in mattinata ha tenuto a precisare che non ci sia alcun nesso tra l’opera di ristrutturazione e il crollo anche se c’è un’indagine in corso e la Procura stabilirà le cause. Nel frattempo proseguono le verifiche tecniche e intanto si cerca una sistemazione provvisoria per gli sfollati.