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Venezia 2024, Hollywood in primo piano. Attesa per Joker: Folie a deux con Phoenix e Lady Gaga

Fate attenzione alle durate dei film. Venezia 2024 rischia di diventare l’edizione festivaliera con i film (e le serie) più lunghe della storia. Alberto Barbera ci scherza su, ma è già lì che fa i calcoli affinché non ci si addormenti in sala. Nell’era del direttore “rinnovato” dal nuovo presidente Biennale, Pietrangelo Buttafuoco, voluto dal governo Meloni, in conferenza stampa ha parlato quasi commosso di “responsabilità civile della bellezza”, ecco che la durata monstre (ci sono film da quattro ore e serie da otto) potrebbe diventare l’unica concreta differenza rispetto agli anni più recenti.

Le stelle – Già, perché i film italiani in Concorso straripano come da qualche anno a questa parte – cinque titoli su 21, ci torniamo tra poco – e la porticina aperta su Hollywood darà nuovamente, dopo lo sciopero degli attori del 2023, dei red carpet da primo piano: Brad Pitt, George Clooney, Angelina Jolie, Daniel Craig, Lady Gaga e Joaquin Phoenix, Nicole Kidman e Antonio Banderas, Jude Law, Michael Keaton e Jenna Ortega, Cate Blanchett e Kevin Kline, Alessandro Borghi, Pierfrancesco Favino e Luca Marinelli. Sul resto, la chicca, la sorpresa, la scoperta (come nella barzelletta: “c’erano un film norvegese, un argentino, uno di Singapore…”) lo diranno i sopravvissuti. Dei cinque italiani in Concorso, due sono le registe donne, si diceva.

I registi – Oltre ai due big (Amelio, Guadagnino) ci sono, comunque la si vuole, tre assolute scommesse: si tratta di Vermiglio, film diretto da Maura Delpero, ambientato alla fine della seconda guerra mondiale nei villaggi dei dintorni del passo del Tonale (“ricorda l’Albero degli Zoccoli”, ha spiegato Barbera); Iddu della coppia Fabio Grassadonia e Antonio Piazza con Elio Germano che rifà una specie di Matteo Messina Denaro rinchiuso e nascosto in un covo con il fiancheggiatore Toni Servillo; e Diva Futura di Giulia Steigerwalt con Pietro Castellitto novello Riccardo Schicchi e tutto l’entourage di pornostar degli albori Moana, Cicciolina&Co (una tra loro è interpretata da Barbara Ronchi).

Performance della vita per Craig? – Guadagnino invece concorre al Leone d’Oro con Queer tratto da William Borroughs e con l’ex 007 Daniel Craig in fuga verso il Messico negli anni quaranta infatuato di un giovane tossico (Drew Starkey). Dicono che sia la performance della vita per Craig (e lo speriamo per lui). Campo di battaglia di Gianni Amelio è invece il racconto di due medici militari della prima guerra mondiale (Alessandro Borghi e Gabriel Montesi) intenti a rintuzzare il virus della Spagnola che fece più morti delle trincee.

Un quintetto davvero strambo, a cui si aggiungono sotto il tricolore, Fuori Concorso, l’horror L’orto Americano di Pupi Avati con Filippo Scotti; la seria Sky in anteprima tratta da Scurati – M. Il figlio del secolo – con Luca Marinelli versione crapa pelata del Duce (400 e rotti minuti); Nonostante di Valerio Mastandrea, Famiglia di Francesco Costabile e 19 di Giovanni Tortorici in Orizzonti; Paola Randi con La storia del Frank e della Nina e Vittoria di Cassigoli-Kauffman (produzione Nanni Moretti) in Orizzonti Extra; Bestiari, erbari, lapidari di Massimo D’Anolfi e Martina Parenti (205 minuti di durata).

Il film più atteso – Insomma tutto dentro, stipato, che nemmeno a volerlo, riusciremmo a vederli tutti. Idem per gli “americani”. La giaculatoria del “chi c’è di attori famosi al Lido” l’abbiamo scritta poco più su. Ora vanno collocati nei rispettivi film. A partire dall’attesissimo Joker: Folie a deux di Todd Phillips, sequel di quel Joker che sconvolse e trascinò Venezia al centro del mondo del cinema mondiale cinque anni fa con tanto di Leone d’oro. “Imprevedibile”, ha affermato Barbera nel presentarlo, e qui ci fermiamo.

Pitt-Clooney – Tocca alla ritrovata coppia Brad Pitt-George Clooney rifare gli occhi del pubblico per il thriller guascone Wolfs di Jon Watts (Fuori Concorso). Per il Leone d’oro, invece, la Kidman si prende il primo piano di una produzione indie A24, Babygirl di Halina Reijn, dove sessualmente insoddisfatta si tuffa nel sadomaso; mentre la Jolie rifà la Callas negli ultimi solitari momenti di vita a Parigi diretta dal cileno Pablo Larrain.

Jude Law è un detective dell’FBI che indaga su un gruppo di suprematisti bianchi nell’america anni ottanta in The order di Justin Kurzel; mentre Adrien Brody e Guy Pearce si contendono i primi piani del visionario The brutalist (215 minuti, per dire) nei 70 mm di Brady Corbet. Dell’arrivo del super cast per Beetlejuice Beetlejuice di Tim Burton (film d’apertura Fuori Concorso) giù raccontammo, ma è utile ricordare che arriveranno oltre alla fidanzata del regista, Monica Bellucci, anche Michael Keaton, William Dafoe, Winona Ryder e Jenna Ortega.

Almodovar – Sempre in Concorso tra i 21 titoli c’è il nuovo film di Pedro Almodovar, The room next door; tre titoli francesi (anche se Finalement del veterano Claude Lelouch con il grande Kad Merad è Fuori Concorso); un filmone in 16mm, Harvest, di Athina Rachel Tsangari sulle tracce dei contadine inglesi nel cinquecento con un sontuoso Caleb Landry Jones; il ritorno dopo dodici anni del brasiliano Walter Salles, I’m still here.

Le serie – E ancora quattro serie lunghe come la macina: quella su Mussolini targata Sky; Disclaimer di Alfonso Cuaron (Leone d’oro per Roma nel 2018 e aficionado veneziano) per Apple+ con la Blanchett e Kline; la romantica The new years dello spagnolo Rodrigo Sorogoyen (As Bestas, ricordate?) e la distopica e postapocalittica Family like ours del danese Thomas Vinteberg. Infine i documentari sul primo concerto dei Beatles (Things we said today), Yoko Ono e John Lennon (One to one di Kevin MacDonald), Hayao Myazaki (L’esprit de la nature), Gian Maria Volonté, Carlo Mazzacurati. Per i cinefili duri e puri non manca il passaggio, Fuori Concorso, di Takeshi Kitano (Broken rage) e quello di Lav Diaz con le quattro ore (per lui un cortometraggio) di Phantosmia.