Nel summit del G20 in corso a Rio de Janeiro è stato approvato il documento fondante dell’Alleanza globale contro la fame e la povertà. L’Alleanza sarà gestita da un segretariato che avrà sede negli uffici della Fao di Roma e di Brasilia. Una struttura piccola, efficiente e provvisoria, composta da personale specializzato, per contrastare l’insicurezza alimentare che coinvolge 730 milioni di persone in tutto il mondo. “Oggi il mondo produce cibo più che a sufficienza per sradicare la fame, quello che manca è creare le condizioni per l’accesso al cibo, mentre la spesa per gli armamenti è aumentata del 7% nell’ultimo anno, raggiungendo i 2,4 trilioni di dollari. Invertire questa logica è un imperativo morale di giustizia sociale ed è essenziale per lo sviluppo sostenibile che cerchiamo”, ha detto il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, aprendo la riunione.
Per Lula, la nascita dell’Alleanza è uno dei momenti più importanti dei 18 mesi del suo terzo mandato: “In questo spazio simbolico, stiamo compiendo un passo decisivo per mettere questo problema una volta per tutte al centro dell’agenda internazionale”, ha detto aprendo il summit. “Metà dei suoi costi saranno coperti dal Brasile”, ha dichiarato, rilanciando poi uno dei principali punti in agenda al G20: la tassa minima globale sui miliardari: “I super ricchi pagano in proporzione molte meno tasse della classe operaia. Per correggere questa anomalia, il Brasile ha insistito sulla cooperazione internazionale per sviluppare standard fiscali minimi globali, rafforzando le iniziative esistenti e includendo i miliardari. La ricchezza dei miliardari è passata dal 4% del Pil mondiale a quasi il 14% negli ultimi tre decenni. Alcuni individui controllano più risorse di interi Paesi, altri hanno addirittura programmi spaziali propri”. Chiaro riferimento a Elon Musk.
“Un modo per mobilitare risorse per combattere la fame e la povertà”, ha aggiunto il ministro delle Finanze brasiliano, Fernando Haddad, “è far sì che i super ricchi paghino la loro giusta quota di tasse. In tutto il mondo, usano una serie di trucchi per eludere i sistemi fiscali. Se i miliardari pagassero una tassa del 2% della loro ricchezza, potremmo raccogliere tra i 200 e i 250 miliardi di dollari all’anno, circa cinque volte l’importo che le dieci maggiori banche multilaterali hanno dedicato alla lotta alla fame e alla povertà nel 2022″,.
Al momento i dati sui risultati della lotta alla povertà non sono rassicuranti. Stando al rapporto annuale Sofi su “Lo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo” pubblicato da cinque agenzie delle Nazioni Unite durante la riunione ministeriale della task force, per il terzo anno consecutivo il numero delle persone sottonutrite nel mondo non accenna a diminuire allontanando così il conseguimento dell’Obiettivo di sviluppo sostenibile “Fame Zero” entro il 2030. Su scala globale “siamo molto in ritardo: il mondo è arretrato di 15 anni, precipitando a livelli di sottoalimentazione paragonabili a quelli del 2008-2009. E nel 2023 hanno sofferto la fame una persona su undici in tutto il mondo e a una persona su cinque nella sola Africa”. La percentuale della popolazione afflitta dalla fame continua ad aumentare in Africa (20,4%), si è stabilizzata in Asia (8,1%) benché la fame continui a rappresentare un problema enorme in questa area dove vive più della metà degli affamati del mondo, e mostra segni di miglioramento in America latina (6,2%). Dal 2022 al 2023, l’emergenza fame si è aggravata nell’Asia occidentale, nei Caraibi e nella maggior parte delle sotto-regioni africane. Se queste tendenze continueranno, nel 2030, ci saranno circa 582 milioni di sottoalimentati cronici, la metà dei quali in Africa. A lanciare il monito sull’allarmante stagnazione dei progressi sono l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad), il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef), il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).