Dedica una parte importante della propria vita all’attivismo per l’inclusione e l’abbattimento di ogni tipo di barriera negli spettacoli di musica e recitazione dal vivo. E lo fa superando stereotipi e pietismo oltre a opporsi ad abilismo e inspiration porn che penalizzano in particolare le persone con disabilità. Si tratta dell’artista Giorgia Meneghesso, che abita nella provincia di Varese e con osteogenesi imperfetta, che si batte come cantante con disabilità per rendere accessibili i palcoscenici e i teatri. Ha aderito e promuove la campagna nazionale di Live For All, il primo manifesto italiano per eventi in tempo reale finalmente alla pari per tutti. Meneghesso ha realizzato lo spettacolo “I was born this way” che rappresenta qualcosa di inedito nel panorama italiano, anche perchè ideato, scritto e interpretato da una donna con disabilità. Con i suoi show dal vivo vuole portare questi temi al di fuori dei contesti dove già si conosce la disabilità. E’ laureata in Lingue e letterature straniere alla Cattolica di Milano. Tra le varie cose, è anche ambassador dell’app WeGlad che ha sviluppato una tecnologia utile per mappare l’accessibilità dei luoghi. Nella sua esperienza di cantante che utilizza la carrozzina per spostarsi ha subito anche episodi di discriminazione. Ilfattoquotidiano.it l’ha intervistata raccontando le sue esperienze personali, le battaglie di attivista, obiettivi e prossime performance.

Cosa significa per te l’abilismo e tra i temi che affronti c’è anche l’inspiration porn. Puoi spiegare di che si tratta?
L’abilismo è lo stigma nei confronti delle persone con disabilità che vengono considerate intrinsecamente inferiori. È un paradigma culturale come il razzismo perché riguarda tutti gli aspetti della società dalle barriere architettoniche, a quelle culturali. Tra queste ultime troviamo, soprattutto nel mondo dello spettacolo e dello sport, l’inspiration porn cioè utilizzare le persone con disabilità come ispirazione.

Quali sono le battaglie principali che porti avanti?
Parlo principalmente della doppia discriminazione che riguarda le donne con disabilità, l’abilismo e il maschilismo che portano all’invisibilizzazione e delle barriere che incontra una persona con disabilità che vuole assistere ad un concerto o che da artista vuole esibirsi su un palco.

Quali sono le difficoltà che un’artista con disabilità incontra per esibirsi su un palco?
Cerco di lavorare nel mondo della musica pop e del musical dove ci sono diverse criticità. Ad esempio molti locali nei quali canto non sono accessibili così come i palchi di moltissimi teatri, che hanno solo scalette di legno per salirvi, camerini molto piccoli e bagni totalmente inaccessibili. Se sei una donna poi e non hai un corpo conforme, sarà molto difficile essere accettata e che ti venga data una possibilità.

Come musicista con disabilità hai mai vissuto esclusioni e/o episodi discriminatori?
Certamente. Sia dai corsi di formazione, perché le scuole non sono accessibili e soprattutto fino a qualche anno fa non era prevista la possibilità di frequentarli online, nonché da moltissimi spettacoli perché i teatri o le sale prove non sono accessibili, o perché non sono abbastanza bella, o perché la tal Compagnia, testuali parole, “non si prende la responsabilità di assumere una persona con disabilità”.

Come si migliora la situazione?
Da attivista penso che sia fondamentale parlarne il più possibile per rendere le persone consapevoli dell’esistenza di questo tipo di discriminazioni più subdole e cercare di portare il tema al di fuori della bolla delle persone disabili e di quelle che ne sono già coinvolte in qualche modo. Per questo ho iniziato a parlare di abilismo anche durante i miei spettacoli musicali.

Porti in scena lo spettacolo “I was born in this way”. Come mai questo titolo? Quali sono i principali temi affrontati?
Sono una grande fan di Lady Gaga e quando ho sentito il suo brano “Born this Way”, ho voluto subito provare a rifarlo mio con un arrangiamento voce e pianoforte. Intorno al concetto di quella canzone è nata l’idea di scrivere un recital nel quale mettere in scena la mia storia, nella quale musica e attivismo sono sempre andate di pari passo. In questo spettacolo unisco le parole alle canzoni, accompagno il pubblico in un viaggio nella musica affrontando concetti come l’inspiration porn attraverso le canzoni che hanno segnato la mia vita. Lo faccio con musicisti professionisti e nuovi arrangiamenti.

Si parla di costi eccessivi per rendere accessibili gli spettacoli fatti da artisti con disabilità. Cosa rispondi a queste affermazioni?
Sicuramente ci vuole più attenzione e un minimo di conoscenza del tema, ma anche con un budget limitato si può fare molto. La cosa fondamentale è scegliere subito una sede accessibile. Nel mio show distribuiamo palloncini per far sentire le vibrazioni della musica e tappi per le orecchie per chi è sovrastimolato dai rumori forti. Sul palco con me, insieme al gruppo musicale, c’è anche un interprete LIS che traduce la parte recitata e interpreta le canzoni, di cui forniamo anche i testi stampati.

Che programmi hai per il futuro?
Non è facile far percepire uno spettacolo fatto da una persona con disabilità e che parli anche di discriminazioni come qualcosa di professionale e non fatto per beneficenza. “I was born this way” è andato in scena due volte con risultati apprezzati e vogliamo proporlo ancora in sempre più location in tutta Italia, ma abbiamo bisogno di fondi per cui cerchiamo dei produttori interessati. Il mio appello è rivolto a loro: volete uno spettacolo rock’n’roll, accessibile, con buona musica e che tratti temi importanti? “I was Born this Way” è quello che fa per voi. Intanto invito tutti il 21 settembre alle 17 a Chiesa Rossa a Milano, durante il Festival delle Abilità.

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