“Ogni atto rivolto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo rivolto contro la Repubblica“. Intervento durissimo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla tradizionale cerimonia di consegna del “Ventaglio” da parte dell’Associazione stampa parlamentare. Parole nette in difesa dei giornalisti che arrivano dopo l’aggressione a Torino di un cronista de la Stampa da parte di militanti di Casapound e dopo che il presidente del Senato Ignazio La Russa, solo ieri, ha condannato l’episodio mettendo in dubbio che il giornalista “si fosse qualificato”. “Documentare senza sconti è la funzione costituzionale dei giornalisti”, ha detto. E di fatto è sembrato rispondere anche alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, nelle scorse settimane, aveva invocato un suo intervento sulla possibilità dei giornalisti di “infiltrarsi” nei partiti politici. Mattarella ha preso posizione, ma in difesa totale dei giornalisti. E non solo: condannando le violenze politiche, dall’attentato a Trump a quello a Fico, ha citato anche l’aggressione subita dall’ex sindaca di Berlino e aggiunto: “Spero che ‘sindaca’ si possa ancora dire”. Il riferimento è alla legge promossa (e poi ritirata tra le polemiche) del Carroccio contro la declinazione al femminile delle cariche istituzionali.

La difesa del ruolo costituzionale dei giornalisti – “Va sempre rammentato”, ha detto Mattarella, “che i giornalisti si trovano ad esercitare una funzione di carattere costituzionale che si collega all’articolo 21 della nostra Carta fondamentale, con un ruolo democratico decisivo. Si vanno infittendo, negli ultimi tempi, contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti. Ma l’informazione è esattamente questo, come anche a Torino nei giorni scorsi: documentazione di ciò che avviene, senza obbligo di sconti“. L’intervento del capo dello Stato, arrivato a meno di 24 ore da quello di La Russa, sembra essere una risposta diretta alla seconda carica dello Stato che ieri, parlando dell’aggressione di Torino, ha detto “non credo che il giornalista passasse lì per caso”. A fine giugno, dopo l’inchiesta di Fanpage sulla giovanile di Fdi, la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva invocato l’intervento di Mattarella per contestare il fatto che “i giornalisti possano infiltrarsi nei partiti politici”.

Il presidente della Repubblica ha deciso di parlare, ma andando nella direzione opposta rispetto a quanto auspicato dal governo. “La legge Gonella che ha istituito l’Ordine dei giornalisti”, ha detto ancora, “dà una rappresentazione pregevole” del ruolo dei giornalisti: “‘È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall’osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede’”. Fondamentale dunque, ha ribadito il capo dello Stato, che i giornalisti possano svolgere il proprio compito: “Alla libertà di opinione si affianca la libertà di informazione, cioè di critica, di illustrazione di fatti e di realtà. Si affianca, in democrazia, anche il diritto a essere informati in maniera corretta. Informazione, cioè, anche come anticorpo contro le adulterazioni della realtà. Operare contro le adulterazioni della realtà costituisce una responsabilità, e un dovere, affidati anzitutto ai giornalisti”.

Mattarella ha anche ricordato l’approvazione della legge Ue per la libertà di stampa che impone, anche all’Italia, interventi normativi. Per il capo dello Stato, “come si vede”, è “un cantiere e un percorso impegnativo per la Ue e per gli Stati membri, coscienti del valore che questo tema ha per la libertà del nostro continente. Tema, aggiungo io, impegnativo per tutti coloro che del mondo dell’informazione sono parte”. E ha aggiunto: “Garanzia di democrazia è, naturalmente, il pluralismo dell’informazione. A questo valore le istituzioni della Repubblica devono rivolgere la massima attenzione e sostegno. Si è aperta la discussione sulla opportunità di una nuova legge organica sull’editoria, come avvenuto in precedenti occasioni di svolta in questa industria. È inevitabile tenere conto della evoluzione tecnologica che ha mutato radicalmente diffusione e fruizione delle notizie. È responsabilità della Repubblica e della Unione europea che i valori del pluralismo si affermino anche nei nuovi ambiti e si creino le condizioni per accompagnare la transizione in atto”.

L’allarme sulla violenza politica – Il presidente della Repubblica ha anche parlato dell’aumento di aggressioni e del clima di violenza politica nel mondo. “C’è un altro aspetto inquietante: il diffondersi di una sub cultura che si ispira all’odio”, ha detto. “Una violenza che da verbale diventa frequentemente fisica”. Il Capo dello Stato ha citato “il tentativo di grave attentato a Trump”, oltre a quelli subiti dallo slovacco Fico, dall’ex sindaca di Berlino Giffey, dal marito di Nancy Pelosi. “E’ fondamentale e doveroso ribadire la condanna ferma e intransigente nei confronti di questa drammatica deriva di violenza contro esponenti politici di schieramenti avversi trasformati in nemici”. E a questo proposito, ha aggiunto: “Occorre adoperarsi sul piano culturale contro la pretesa di elevare l’odio a ingrediente, a elemento legittimo della vita: una spinta per retrocedere nell’inciviltà. Si registrano anche un crescente antisemitismo, l’aumento dell’intolleranza religiosa e razziale, che hanno superato il livello di guardia. Un odio che viene spesso alimentato sul web, che va non soltanto condannato ma concretamente contrastato con rigore e severità”. E non manca chi strumentalizza questo odio: “Vi sono, in giro per il mondo, molti apprendisti stregoni, incauti nel maneggiare, pericolosamente, gli strumenti che generano odio e violenza”.

Le considerazioni contro la corsa agli armamenti – Parlando del momento storico in cui viviamo, Mattarella ha condannato la continua corsa alle armi: “Spinge a grande tristezza vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie, che andrebbero, ben più opportunamente, destinate a fini di valore sociale. Ma chi ne ha la responsabilità? Chi difende la propria libertà – e chi l’aiuta a difenderla – o chi aggredisce la libertà altrui?”,ha sottolineato ricordando che la Seconda guerra mondiale “non sarebbe scoppiata senza il cedimento per i Sudeti” da parte delle “cosiddette potenze europee” che “diedero a Hilter il via libera”: “Historia magistra vitae”. Secondo Mattarella, “uno dei momenti, che fa più riflettere – anche oggi – sugli errori gravidi di conseguenze, si identifica con le parole che Neville Chamberlain, primo ministro britannico, pronunziò, a Londra, al ritorno dalla conferenza di Monaco nel 1938: ‘Sono tornato dalla Germania con la pace per il nostro tempo’”. “Come tutti ricordiamo”, ha continuato il capo dello Stato, “Hitler pretendeva di annettere al Reich la parte della Cecoslovacchia che confinava con la Germania – i Sudeti – dove viveva anche una minoranza di lingua tedesca. La Cecoslovacchia – che aveva fortificato quel confine temendo aggressioni – ovviamente rifiutava. Le cosiddette potenze europee – Gran Bretagna, Francia, Italia – anziché difendere il diritto internazionale e sostenere la Cecoslovacchia, a Monaco, senza neppure consultarla, diedero a Hitler via libera. La Germania nazista occupò i Sudeti“. Poi, ha ricordato il presidente della Repubblica, “dopo neppure sei mesi occupò l’intera Cecoslovacchia. E, visto che il gioco non incontrava ostacoli, dopo sei mesi provò con la Polonia (previo accordo con Stalin). Ma, a quel punto, scoppiò la tragedia dei tanti anni della seconda guerra mondiale. Che non sarebbe scoppiata senza quel cedimento per i Sudeti. Historia magistra vitae”.

Per questo, ha concluso, il nostro Paese deve continuare a supportare Kiev. “L’Italia, i suoi alleati, i suoi partner dell’Unione sostenendo l’Ucraina difendono la pace, affinché si eviti un succedersi di aggressioni sui vicini più deboli. Perché questo, anche in questo secolo, condurrebbe a un’esplosione di guerra globale”.

“Il vulnus del Parlamento” che non elegge il quindicesimo giudice costituzionale – “Se proprio vuole uno spunto di attualità, non glielo nego”, ha detto Mattarella. “Riguarda la lunga attesa della Corte Costituzionale per il suo quindicesimo giudice. Si tratta di un vulnus alla Costituzione compiuto dal Parlamento, proprio l’istituzione che la Costituzione considera al centro della vita della nostra democrazia. Non so come lo si vorrà chiamare: monito, esortazione, suggerimento, invito. Ecco, invito, con garbo ma con determinazione, a eleggere subito questo giudice”. E ancora: “Ricordo che ogni nomina di giudice della Corte Costituzionale, anche quando se ne devono scegliere diversi contemporaneamente, non fa parte di un gruppo di persone da eleggere, ma consiste, doverosamente, in una scelta rigorosamente individuale, di una singola persona meritevole per cultura giuridica, esperienza, stima e prestigio di assumere quell’ufficio così rilevante”.

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