Quello tra calcio e i cinque cerchi non è mai stato un rapporto facile: nelle due settimane dei Giochi lo sport più popolare del pianeta vive infatti una dimensione defilata che non gli appartiene. La sensazione è che lo Sport generale, quello con la maiuscola, nei quindici giorni dell’Olimpiade rivendichi la sua superiorità: io sono il padre, tu sei uno dei tanti figli, stai al posto tuo. Nelle prime edizioni dei Giochi moderni, il torneo olimpico era l’unica manifestazione globale del calcio, poi vennero mondiali, europei, coppe America e presero il sopravvento. Dagli anni Cinquanta fino alla caduta del Muro, le Olimpiadi furono territorio di caccia dei paesi dell’Est, con la famosa antitesi ipocrita – professionisti/dilettanti. Dal 1990 in poi, il calcio ha ripreso una sua dignità, ma ora, semmai, la frenata arriva proprio dai club: prendi Mbappé, fresco di trasferimento al Real Madrid e costretto a saltare Parigi 2024.

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La formula attuale del torneo olimpico di calcio pone il limite degli Under 21, con tre fuoriquota concessi. Il torneo 2024 vedrà sulla scena sedici squadre, suddivise in quattro gruppi. Formula semplice: approdano agli ottavi le prime due di ciascun girone, poi quarti, semifinale e finale. Si gioca in sette città: Parigi (Parco dei Principi), Bordeaux, Lione, Marsiglia, Nantes, Nizza e Saint-Etienne. Anche Parigi 2024 rispetterà uno schema ormai consolidato: il calcio parte con due giorni di anticipo rispetto alla cerimonia inaugurale dei Giochi. Pronti via oggi, mercoledì 24 luglio, alle 15 con Argentina-Marocco (gruppo B) e Uzbekistan-Spagna (C), alle 17 Guinea-Nuova Zelanda (A) e Egitto-Repubblica Domenicana (C), alle 19 Iran-Ucraina (B) e Giappone-Paraguay (D), alle 21 Francia-USA (A) e Mali-Israele (D).

La prima riflessione è che questo torneo olimpico di calcio è davvero un omaggio allo spirito di pace dei Giochi: le partecipazioni di due paesi in guerra come Ucraina e Israele hanno un alto valore simbolico. Il secondo elemento di spicco è che, tranne clamorosi colpi di scena, potranno incrociarsi le strade di Francia e Argentina, nuova tappa di una rivalità esplosa nella finale del mondiale 2022 vinta ai rigori dalla Albiceleste e rilanciata in questi due anni da vari episodi. L’ultimo: le celebrazioni con cori razzisti da parte di alcuni giocatori argentini dopo il recente trionfo in Copa America. Mancheranno alcuni protagonisti dei fatti incriminati come Enzo Fernandez, centrocampista del Chelsea, ma il disagio rimane. La terza questione è di natura tecnica: Argentina, Spagna e Francia sono le favorite. In seconda fascia, Marocco, Ucraina, Usa e Giappone. Manca il Brasile, campione olimpico in carica, dopo gli ori di Rio 2016 e Tokyo 2020.

Francia e Argentina hanno due nomi illustri in panchina: i Blues sono guidati da Thierry Henry, i sudamericani da Javier Mascherano. Il capitano dei francesi è l’attaccante Alexandre Lacazette, 33 anni, Lione, un passato in Premier nell’Arsenal. L’altra figura importante è il centravanti Jean-Philippe Mateta del Crystal Palace, 27 anni, onnipresente nelle recenti cronache di mercato. L’esterno Olise del Bayern Monaco completa il tris d’assi di Henry. Nell’Argentina, spiccano Julian Alvarez del Manchester City, Lucas Beltràn della Fiorentina, il portiere Geronimo Rulli dell’Ajax e una vecchia gloria come il difensore Nicolàs Otamendi, 36 anni (Benfica). Nella Spagna, allenata da Santi Denia, le star sono il centrale difensivo Eric Garcia (Barcellona), l’attaccante Omorodion (Atletico Madrid) – altro abituale frequentatore del gossip dei trasferimenti -, il trequartista Baena (Villarreal), il mediano Barrios (Atletico Madrid) e il giovanissimo difensore Cubarsi, classe 2007 (Barcellona) già valutato 30 milioni di euro. Elevata la quotazione anche di un altro centrale della retroguardia, Mosquera (Valencia): anche per lui si tratta dai 30 milioni in su.

I giocatori che rappresentano la Serie A sono 10: il guineano Camara (Atalanta), gli statunitensi del Venezia Busio e Tessmann, il marocchino El Azzouzi (Bologna), gli spagnoli Bernabé (Parma) e Miranda (Bologna), l’uzbeko Shomurodov (Roma), il maliano Saco (Napoli), il paraguayano Gonzalez (Lazio) e il già citato Beltràn (Fiorentina). L’Italia è fuori dai Giochi: l’ultima partecipazione risale al 2008 a Pechino. L’avventura terminò ai quarti di finale, sotto i colpi del Belgio. Giuseppe Rossi, con 4 gol, vinse il titolo di capocannoniere. Dal 2008 quattro bocciature di fila: anche l’Olimpiade racconta la crisi del nostro calcio.

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