Il decreto legge sulle liste d’attesa è legge. Dopo il via libera in Senato della scorsa settimana, oggi 25 luglio, il provvedimento è stato approvato dalla Camera. Il testo, in seconda lettura a Montecitorio, è stato avallato con 171 sì e 122 no, tra la rabbia e lo sconforto delle associazioni di categoria e delle opposizioni.
Annunciato all’alba delle elezioni europee come una mini riforma del Sistema sanitario nazionale, strada facendo il provvedimento ha subito un drastico ridimensionamento, soprattutto nei finanziamenti messi a disposizione dal governo per abbattere i lunghi tempi di attesa a cui sono costretti i cittadini. La norma finale prevede l’istituzione presso l’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) di una piattaforma nazionale per le liste d’attesa per monitorare i tempi di erogazione delle prestazioni, regione per regione. Prestazioni che andranno comunque garantite anche attraverso l’apertura a centri privati accreditati o convenzionati.
Le visite diagnostiche e specialistiche vengono estese nel weekend con la possibilità anche di un ampliamento delle fasce orarie delle prestazioni. Viene istituito un Cup unico regionale o intraregionale e si individua una metodologia per il superamento del tetto di spesa per l’assunzione del personale sanitario a partire dal 2025. Viene prevista, inoltre, una flat tax al 15% per le prestazioni orarie aggiuntive dei professionisti sanitari impegnati nella riduzione delle liste d’attesa.