Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, il 18 luglio 2024 al Parlamento europeo ha illustrato gli “Orientamenti politici” ai quali intende attenersi per gli anni 2024-2029. In tale sede per la prima volta ha affermato che si rendono necessari interventi urgenti per far fronte al problema dell’emergenza abitativa, derivante dal drastico aumento degli affitti e dei prezzi delle case e al significativo e crescente divario negli investimenti per l’edilizia sociale e a prezzi accessibili. La Presidente della Commissione europea prevede le seguenti misure:

il primo Piano europeo di alloggi a prezzi accessibili per affrontare i fattori strutturali dell’urgenza abitativa, sviluppare una strategia per la costruzione di alloggi e offrire assistenza tecnica alle città e agli Stati membri;
– una piattaforma di investimento paneuropea per l’edilizia abitativa sostenibile a prezzi accessibili per attirare maggiori investimenti pubblici e privati, in collaborazione con la BEI;
– la revisione delle regole in materia di aiuti di Stato per consentire misure di sostegno all’edilizia abitativa sociale ed efficiente dal punto di vista energetico.

In merito alle misure a sostegno dell’edilizia abitativa sociale e della sua efficienza energetica Ursula Von der Leyen ha annunciato l’istituzione del Fondo Sociale per il Clima, che contribuirà ai lavori di ristrutturazione e all’accesso ad alloggi a prezzi accessibili ed efficienti dal punto di vista energetico. Infine, ma non di minore importanza, la presidente Von der Leyen ha annunciato che per la prima volta istituirà un Commissario con la responsabilità diretta della politica degli alloggi.

Siamo di fronte ad una novità assoluta l’impegno della Commissione per contrastare il caro affitti e l’emergenza abitativa, attraverso un Piano casa europeo, accompagnato dalla nomina di un Commissario responsabile della politica abitativa. Finalmente la Commissione europea sembra accorgersi che esiste una grave crisi abitativa europea e che, per affrontarla, le politiche nazionali sono insufficienti. Ora la questione abitativa rientra a pieno titolo nelle politiche europee serve un Piano casa europeo con uno stanziamento iniziale di almeno 100 miliardi di euro.

Tutto bene? I sindacati, i movimenti per l’abitare hanno vinto? Non siamo né io né loro così ingenui. Non va data alcuna cambiale in bianco alla Commissione europea perché sappiamo tutti di quali interessi è portatrice e in tempo di guerra, quel gap attuale di 57 miliardi di euro in spese per l’abitare che esiste è un piatto molto ricco, figuriamoci un Piano europeo da, eventuali, 100 miliardi di euro, quali interessi può far muovere. Sarebbe sbagliato, però, a mio parere, se gli attivisti sociali, i sindacati inquilini, i movimenti per l’abitare si sedessero in tribuna ad attendere quale Piano caso europeo intende la Commissione definire. Sappiamo già che sarebbe ad uso esclusivo di lobby immobiliariste e speculative. Credo, invece, che questa partita vada giocata.

Le organizzazioni sociali e le reti internazionali impegnate per il diritto all’abitare senza frontiere devono prendere sul serio l’annuncio della Presidente della Commissione europea. Finora la Commissione europea si è contraddistinta nell’intralciare lo sviluppo del settore abitativo pubblico nel bloccare la regolazione del mercato locativo, nel sostenere un social housing che guardava a questo come business edilizio destinato a inquilini solvibili. E’ necessario che reti europee, a partire dalle reti che esistono a livello nazionale, scendano in campo.

Pur permanendo nei confronti della Presidente della Commissione una critica di fondo sulla sua impostazione generale, in particolare sulla guerra, che si deve continuare ad osteggiare, oggi il percorso di definizione del Piano casa europeo, della sua impostazione e il suo indirizzo devono vedere le reti europee per il diritto all’abitare, parte attiva di una vertenza europea nei confronti della Commissione europea con una propria piattaforma unitaria e popolare.

Si può perdere la vertenza? Sì, se siamo solo spettatori. Questa partita va giocata rendendola pubblica e partecipata, non lasciandola nascosta dentro contesti solo economici e aperta a nuova occasione speculativa. Perché dietro alle belle parole “Piano casa europeo” si cela una ambiguità di fondo. Un Piano casa europeo è tale solo se ha un approccio pubblico fondato sui diritti umani, non sul mercato. In Europa Le 700.000 persone senzatetto, il 38% delle 156 milioni di famiglie a rischio povertà dovendo spendere più del 40% del reddito per la casa, le centinaia di migliaia di famiglie sotto sfratto o con la casa pignorata, dimostrano il fallimento delle politiche neoliberiste.
Non si parte da zero. Abbiamo dei punti di riferimento quali: il punto 19 del Pilastro sociale europeo; le indicazioni della Risoluzione del Parlamento europeo del 21/01/2021 “Una casa dignitosa e accessibile per tutti”. Una Risoluzione, del 2021, frutto di una grande mobilitazione europea di forze sociali e politiche progressiste, rafforzata dalla Campagna Sfratti Zero dell’Alleanza Internazionale degli Abitanti.

Questa Risoluzione è rimasta inapplicata: solo 5,5 miliardi di euro dei 723 miliardi stanziati dal Recovery and Resilience Facility sono stati destinati a livello europeo all’edilizia residenziale pubblica. Si potrebbe partire da una prima richiesta forte unitaria, una misura concreta: una moratoria europea degli sfratti, per i quali non è previsto il passaggio da casa a casa, e la difesa e protezione dei difensori del diritto all’abitare. Ora la parola passa alle reti europee per l’abitare.

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