La tragedia di Scampia con i morti della Vela celeste ha riacceso non solo i riflettori ma anche l’ennesima tossica narrazione su un territorio che pochi conoscono e che molti giudicano. Le Vele sono uno dei prodotti delle scelte abitative ed urbanistiche del dopo terremoto del 1980. Il sindaco Bassolino cercò negli anni 90 di iniziare un processo di recupero subito però interrotto. Con la nostra amministrazione cambiammo passo. Iniziammo ad ascoltare e capire, contrastando la narrazione che voleva imprimere il volto indelebile di luoghi abitati da persone brutte, sporche e cattive. Cercammo di non giudicare ma comprendere che c’era dietro tanta rabbia. Pensando a Pasolini, in quei luoghi che ho attraversato non solo in campagna elettorale, ma soprattutto durante i miei mandati di sindaco, ho incontrato tanta umanità.

Scampia mi ha insegnato molto, ciò che non si legge nei libri, negli articoli di giornale, nelle sentenze. Nei volti ho incontrato sofferenza e speranza, delusione e voglia di riscatto, indignazione e partecipazione. Nel quartiere con il maggior numero di bambini d’Italia si è cominciata la raccolta differenziata con l’umido porta a porta. A Scampia c’è il più alto numero di associazioni di Napoli. A Scampia si è messo in atto il più importante processo popolare, amministrativo, sociale, culturale e politico d’Italia che ha condotto all’approvazione di Restart Scampia. Di che si tratta? Decine di incontri che abbiamo avuto con gli abitanti delle vele e che hanno condotto all’approvazione di un progetto, che si è aggiudicato finanziamenti pubblici, che prevede l’abbattimento delle Vele, tranne una, e la rigenerazione urbana del quartiere.

Il progetto, unico in Italia per democrazia partecipativa, portava tre firme: l’amministrazione comunale, il dipartimento di architettura dell’Università e il comitato degli abitanti delle Vele. Due fonti principali di finanziamento: il bando per le periferie del governo e poi il Pnrr. Nel periodo di maggiore austerità economica e con il Comune di Napoli che mi hanno consegnato senza un euro, siamo riusciti ad arrivare tra i primi nell’aggiudicazione del bando. Abbiamo ultimato i progetti e la predisposizione delle gare per le aggiudicazioni dei lavori, sempre in ascolto e armonia con il territorio. Si è abbattuta la prima Vela. Ultimati numerosi alloggi popolari, dignitosi ed accoglienti nella stessa area, in cui abbiamo destinato gli abitanti della Vela abbattuta in maniera tale che nessuno rimanesse mai senza un tetto.

La Vela celeste non doveva essere abbattuta ma divenire sede della città metropolitana in maniera tale che Scampia da periferia divenisse il centro dell’area metropolitana. Nel progetto era previsto che la Vela celeste venisse messa in sicurezza anche come alloggi temporanei in attesa degli alloggi definitivi e si era previsto che durante i lavori gli abitanti andassero in alloggi provvisori.

Sono stati anni complicati perché sempre attraversati dai bisogni impellenti e quotidiani di una comunità, che oltre al futuro aveva bisogno di risposte immediate. Si è riusciti a mettere in campo qualcosa di unico: condivisione tra amministrazione e abitanti di un territorio che conosceva soprattutto passerelle politiche prima delle elezioni e narrazioni mediatiche spesso tossiche; tavoli permanenti di confronto; ascolto quotidiano; interventi di manutenzione nei casi di urgenza; progettazione dei lavori con approvazione delle gare pubbliche; protocolli di legalità per l’aggiudicazione dei lavori; clausole sociali per l’impiego di disoccupati del territorio; abbattimento di una vela; costruzione di case popolari e previsione di alloggi temporanei. E poi la metropolitana e il completamento dell’università a Scampia.

La scadenza naturale del nostro secondo mandato ha interrotto quel processo di democrazia partecipativa e interlocuzione quotidiana. La nuova amministrazione ha rallentato tutto e anche messo in discussione le cose. Il governo Meloni ha tolto il progetto dal finanziamento del Pnrr.

Scampia merita tutto, soprattutto amore, dedizione, ascolto, cura, rispetto. Su Scampia troppi giudicano senza conoscere, taluni si sono anche arricchiti sulla narrazione unilaterale di una realtà drammaticamente complessa, noi l’abbiamo amata, non abbiamo risolto tutto, ma tanto si era avviato e se da 13 anni Napoli non è più Gomorra e Munnezza è perché si è partiti da Scampia, con il megafono nelle strade di Vittorio Passeggio, leader storico del Comitato Vele. Che cosa vuole Scampia? Tutto.

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