Non tutti sanno che il “rito” della Pastasciutta antifascista, che da anni si celebra in centinaia di città italiane il 25 luglio, rinvia a un episodio avvenuto lo stesso giorno del 1943, il giorno della caduta di Mussolini. Per festeggiare l’evento, la numerosa famiglia Cervi decise di offrire un piatto di pastasciutta a tutti i cittadini di Campegine. Ci si procurò farina, burro e formaggio e preparata la pasta, fu portata in piazza. E fu festa. Nonostante la guerra ancora in corso. Nonostante tutto.

Si rinnova la festa per rinnovare la memoria anche quest’anno. Soprattutto quest’anno. Lo fa l’Istituto Cervi, che fiancheggia un luogo simbolo della memoria, la casa dei sette fratelli, delle sorelle, del padre Alcide, della madre Genoeffa Cocconi. Lo fa l’Anpi. Sono in programma per oggi 25 luglio molte centinaia di iniziative di “Pastasciutta antifascista” in altrettante località del Paese. Con un plus: la possibilità di firmare a favore del referendum per l’abrogazione della legge Calderoli sull’autonomia differenziata delle Regioni. È una bella occasione per una corsa contro il tempo: raccogliere perlomeno (perlomeno!) 500mila firme, come previsto dall’articolo 75 della Costituzione. Per inciso, si potrà firmare anche online. Il tutto entro il 20 settembre (per la firma online anche qualche giorno dopo). Si può fare, date due condizioni.

La prima: l’impegno del vasto schieramento di forze politiche e sociali che ha dato vita al Comitato promotore per il referendum. La seconda: il profondo malessere di tanti elettori (ma anche sindaci, consiglieri comunali, dirigenti periferici) di partiti di destra, a cominciare da Forza Italia, che nutrono l’atroce sospetto, al sud come al nord, che dietro il paese dei balocchi proposto dalla fervida fantasia dei Calderoli di turno si nasconda una gigantesca fregatura nazionale e trasversale. Perché? Si conferisce alle Regioni che chiedono l’autonomia differenziata una abnorme quantità di competenze, tagliando fuori lo Stato, su materie fondamentali fra cui la sanità, la scuola, le grandi infrastrutture, la tutela dell’ambiente, la politica energetica; si vareranno leggi diverse e contraddittorie fra le Regioni; si attribuiranno diritti maggiori o minori per cittadini a seconda della Regione di residenza; si darà vita a diversi sistemi sanitari, alcuni molto finanziati, altri poco finanziati, e persino una scuola diversa a seconda della Regione. Per di più, sarà la fiera delle privatizzazioni, a cominciare da quello che rimane della sanità pubblica.

Non solo: si frantumerà il sistema di servizi e infrastrutture dell’intero Paese danneggiando le imprese delle stesse regioni del nord, perché avranno nuove difficoltà nei mercati, per esempio, del Mezzogiorno. In sostanza sarà molto più difficoltosa qualsiasi attività di lavoro e imprenditoriale. In breve, peggioreranno i servizi sociali, il lavoro, le imprese, cioè la vita quotidiana di tutti, si romperà l’unità del Paese, si aumenteranno le diseguaglianze. Tutto ciò, alla faccia della Costituzione che sancisce che la Repubblica è una e indivisibile (art. 5), persegue l’eguaglianza dei cittadini (art. 3), impone il dovere inderogabile della solidarietà (art. 2).

Al colpo mortale de facto allo Stato nazionale e al suo parlamento, che conterà sempre meno rispetto al poco che conta già oggi, travolto dal solito destino dei decreti legge e dei voti di fiducia, corrisponderà una crescita esponenziale del potere centralizzatissimo dei presidenti delle Regioni che usufruiranno della legge sull’autonomia differenziata, ignorando e umiliando i Comuni, che sono il luogo storico dell’autonomia e del decentramento dei poteri. Insomma, un grottesco pasticcio che rende urgentissima e improcrastinabile la raccolta di firme.

Durante le pastasciutte antifasciste si unisce il dilettevole all’utilissimo: non solo la memoria del gesto solidale, semplice e liberatorio della famiglia Cervi in quel giorno del ’43, ma anche un atto di responsabilità civile che consenta agli italiani di decidere di cestinare la legge Calderoli. Non è che l’inizio. Dopo le firme, si aprirà la campagna referendaria e, se tutto va bene, si arriverà alle urne nei primi sei mesi del 2025. Il referendum sarà valido se voterà la maggioranza degli aventi diritto. Anche per questo, per sensibilizzare un’opinione pubblica su di un tema complesso ma vitale come l’autonomia differenziata, la raccolta di firme (prima o dopo la pastasciutta, è indifferente) è un eccellente modo per avvicinare i cittadini. E fare festa. Nonostante tutto.

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