“Auspichiamo quanto prima un confronto sul futuro della televisione pubblica“. Il partito di Matteo Salvini fa pressioni sul nuovo cda Rai dopo le dimissioni della presidente Marinella Soldi. Per il senatore Giorgio Maria Bergesio, capogruppo della Lega in commissione di Vigilanza Rai – il passo indietro di Soldi impone “una rapida definizione della nuova governance della Rai”. Dopo una critica alla presidente dimissionaria, pronta ad approdare alla Bbc, (“antepone l’interesse personale a quello dell’azienda”, attacca il Carroccio) il partito di Salvini si dice pronto “a sedersi al tavolo” per aprire un confronto “vista anche la necessità di avere numeri che superino quelli della maggioranza di centrodestra per promuovere in commissione di Vigilanza il nuovo presidente“, sottolinea il senatore Bergesio. “Senza questi passaggi – conclude – l’annuncio della convocazione del Parlamento rischia di diventare un esercizio di stile“.

La Lega, pertanto, apre il fronte interno proprio mentre dalla riunione della conferenza dei Capigruppo della Camera è emersa l’ipotesi di procedere nel corso della prossima settimana al voto sul Cda Rai previa interlocuzione con il Senato. “Si sta lavorando sull’ipotesi di mercoledì. Si devono sentire i presidenti delle Camere per fissare una data. Si sta provando a trovare un’intesa“, ha fatto sapere il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.

“Il servizio pubblico non può restare nel limbo a causa di veti e controveti tutti interni alla maggioranza di governo”, replica la deputata di Italia Viva Maria Elena Boschi, vicepresidente della Commissione di Vigilanza, chiedendo di votare il rinnovo del cda “prima della pausa estiva Rai”. “Con un cda scaduto da quasi due mesi e ora anche privato di un componente – aggiunge Boschi – risulta inammissibile che la maggioranza si ostini a bloccare il voto del Parlamento per l’elezione dei nuovi consiglieri solo perché non trova la quadra al suo interno”. Per Boschi questo è sintomo di “un atteggiamento privatistico che danneggia quella che dovrebbe essere la più grande azienda culturale del paese e gli stessi cittadini, un atto arrogante che non guarda al bene dell’azienda ma solo alla spartizione in maggioranza”. È “l’ennesimo giochino – lo definisce – per comprimere il dibattito e mettere ai margini le opposizioni “.

Tutto questo mentre mercoledì tutti i partiti di opposizione hanno inviato una lettera congiunta ai presidenti di Camera e Senato per “denunciare il progressivo e inquietante silenziamento di ogni richiesta delle opposizioni in commissione di vigilanza Rai”. La lettera – firmata da Stefano Graziano (Pd), Dario Carotenuto (M5s), Maria Elena Boschi (Iv), Angelo Bonelli (Avs), Giuseppe De Cristofaro (Avs) e Maria Stella Gelmini (Azione) – sottolinea come la maggioranza stia “mortificando la commissione di vigilanza, limitando l’azione politica dei gruppi di opposizione che, nonostante le garanzie di dialogo assicurate dalla Presidenza, sono privati della funzione di controllo”.

Gli esponenti delle opposizioni contestano, da ultimo, “il diniego, durante la seduta della Commissione, della richiesta di convocare in audizione il Cdr e la vicedirettrice di Rainews che si era dimessa dopo il caso della mancata copertura delle elezioni francesi, il Dg e il Capo del Personale Rai per la vicenda legata alla fiction girata sull’isola di Stromboli e per il caso di alcune nuove assunzioni attenzionate dalla stampa nazionale”. “La richiesta di votazione – proseguono – per ogni proposta che venga dai partiti di minoranza, negando ogni consenso in Ufficio di Presidenza e bocciando a maggioranza le proposte nelle sedute plenarie, sta mortificando l’istituto della nostra commissione, limitando l’azione politica dei gruppi di opposizione che, nonostante le garanzie di dialogo assicurate dalla Presidenza, in questo modo vengono, di fatto, privati della loro funzione di controllo“.

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