La pianura foggiana? “È reale il rischio di vederla inaridita, così come ampie porzioni di territorio salentino”. La provincia di Gela? “Non potrà ricevere alcun genere d’irrigazione”. Con la conseguenza di vedere compromessa la campagna di semina e produzione. La siccità strangola il Sud, ma anche il Centro Italia se la passa malissimo. È un quadro da “profondo rosso” – è il titolo stesso del report – quello descritto nell’ultimo bollettino dell’Osservatorio Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione delle acque irrigue. La conclusione è un allarme a sirene spiegate per le regioni centromeridionali, mentre il Nord “sta vivendo una stagione idricamente straordinaria”: “Tre settimane ancora e non ci sarà più acqua per l’agricoltura. Si moltiplicano razionamenti e sospensioni idriche anche per il potabile”.

La drammatica situazione del Foggiano
L’immagine più eclatante del bollettino settimanale è quella dell’invaso di Occhito, un bacino da 250 milioni di metri cubi d’ acqua, al confine tra Molise e Puglia, che rifornisce di acqua tutto il Tavoliere, la pianura in provincia di Foggia nota come “il granaio d’Italia”, e allo stesso tempo una delle fonti di approvvigionamento per l’Acquedotto Pugliese: “In soli 8 giorni ha visto ridursi i propri volumi di oltre 15 milioni di metri cubi – si legge nel report – La diga sul fiume Fortore ne trattiene adesso solo 77 milioni circa e, d’ora in poi, l’acqua dell’invaso servirà quasi esclusivamente per l’uso potabile”. La previsione dell’Anbi è nefasta: “Per la metà di agosto, la Capitanata non avrà più risorsa per irrigare i campi”. Anche perché esiste “la possibilità che, come avvenuto negli scorsi anni, il periodo secco si prolunghi fino agli inizi di novembre per poi essere interrotto dall’irrompere di eventi meteorologici estremi”. Secondo Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi, è quindi “reale il rischio di vedere inaridita la pianura foggiana, così come ampie porzioni di territorio salentino”.

In Sicilia 6 bacini su 29 inutilizzabili
Spostando lo sguardo sulla Sicilia, i freddi numeri parlano da soli: “A fine giugno le precipitazioni cumulate in 12 mesi sono state mediamente 414 millimetri, cioè un solo millimetro in più rispetto a quanto registrato durante la grande siccità del 2002 – scrive l’Anbi – Su larga parte della Sicilia Orientale il deficit pluviometrico supera il 60% su base annua. Gli invasi regionali trattengono circa 267 milioni di metri cubi d’acqua (38,21% del volume di riempimento autorizzato e 42% in meno sulla media del periodo nello scorso quindicennio), di cui solamente 122 milioni di metri cubi sono però realmente utilizzabili (al netto dei volumi utili alla fauna ittica, dell’interrimento e del cosiddetto “volume morto”)”. I conti sono presto fatti: “Sei bacini su 29 non hanno più acqua utilizzabile, altri sei hanno disponibile meno di un milione di metri cubi e 4 meno di due milioni”. Le conseguenze per l’agricoltura, ad avviso dell’Associazione dei consorzi, saranno drammatiche.

A Gela la semina è “compromessa”
Il più recente verbale dell’Autorità di Bacino regionale ha messo nero su bianco che Gela “non potrà ricevere alcun genere d’irrigazione, considerata la totale indisponibilità di volumi negli invasi Cimia, Disueri e Comunelli” e “questo comprometterà la campagna di semina e di produzione nella Piana”, nota per la produzione di grano, legumi e cereali. Anche a Caltanissetta non se la passano meglio, visto che tutti i comuni della provincia “stanno subendo riduzioni nella distribuzione idrica”, mentre a Enna l’acqua potabile viene erogata “un giorno sì e due no”. Nell’Agrigentino a preoccupare sono soprattutto gli agrumeti di Ribera che, come spiega il bollettino, stanno soffrendo. Un tentativo di salvataggio è in corso “operando trasferimenti di risorsa irrigua dal sistema Prizzi-Gammauta all’invaso Castello”. Nel Ragusano, si legge ancora nel report, “si registra un repentino calo dei livelli piezometrici delle sorgenti ormai quasi prosciugate” e quindi il gestore sta “attivando turnazioni per l’erogazione idrica”. Scioccante il giudizio sulla sorgente Fiumefreddo, che fornisce acqua al 70% del territorio di Messina attraverso due distinte captazioni: “Il livello si è talmente abbassato da far ipotizzare che tra poco la sorgente non erogherà più acqua”, come ha scritto in maniera chiara l’Autorità di Bacino del distretto idrografico della Sicilia.

In Abruzzo “crisi idrica senza precedenti”
A tinte fosche anche le previsioni per le altre regioni del Centro-Sud. In Abruzzo viene segnalato il prosciugamento del bacino di Penne al servizio dell’agricoltura nelle valli del Tavo e del Saline. Ma la situazione è di grande sofferenza anche per l’invaso di Chiauci, importante per la Piana del Trigno e gli usi civili di San Salvo e Vasto: “Si esaurirà entro metà agosto”, scrive l’Anbi. Stessa sorte – aggiunge il report – per “i territori della valle Peligna dove, a causa delle esigue portate fluviali, si registrano crescenti difficoltà a ricaricare le vasche d’accumulo, nonostante da ormai un mese si effettuino turnazioni ed interruzioni nel servizio di distribuzione”. Una crisi idrica definita “senza precedenti” come dimostrano le “esigue portate” delle sorgenti ai piedi della Maiella: “L’acquedotto di Capo Vallone o della sorgente Verde stanno registrando le portate più basse mai raggiunte e la cui produzione riesce a soddisfare ormai solamente il 75% del fabbisogno per la popolazione di quei territori”.

Le altre regioni del Centrosud
In Sardegna viene evidenziata la situazione dell’invaso dell’Alto Cixerri che con il “13,59% dei volumi invasabili” è in “stato d’emergenza” e anche “tutti gli altri bacini, fatta eccezione per quello della diga del Liscia in Gallura, sono a livello di pericolo e quindi applicano riduzioni nell’erogazione idrica”. Soffrono così la sete i campi dell’Ogliastra, del Nuorese e il Sulcis. Non solo: “L’irrigazione è stata interrotta nel distretto di Posada, dove il bacino di Maccheronis è al 26,8% della capacità e nelle campagne di Torpè, Siniscola, Budoni e San Teodoro”. In Calabria preoccupa la diga del Menta, ferma al 40% e indispensabile per abbeverare Reggio. Mentre in Basilicata viene evidenziato come nei bacini manchino “ben 208 milioni di metri cubi d’acqua” rispetto allo scorso anno. “In Campania, gli invasi del Cilento – spiega l’Anbi – trattengono complessivamente oltre 13 milioni di metri cubi: l’anno scorso era disponibile il doppio dell’acqua, anche se le piogge dei giorni scorsi hanno fatto alzare i livelli idrometrici dei fiumi”. Il Lazio “vede la decrescita inarrestabile dei livelli dei suoi laghi” e la portata del fiume Tevere è scesa a “76,41 metri cubi al secondo”, quando la media del periodo dovrebbe attestarsi a quasi il doppio. In Umbria, infine, preoccupa il lago Trasimeno: “È sempre più asciutto e la sua altezza ora è di ben 25 centimetri inferiore al livello, sotto cui non dovrebbe mai scendere (-cm. 120)”. Nelle Marche, nonostante i nubifragi nelle zone costiere, l’Anbi evidenzia la situazione dei fiumi Potenza ed Esino che “registrano portate tra le più basse del decennio”.

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