Tennis

Il numero 1 può fare l’amore e (spoiler) non fa venire la tonsillite: Sinner e le strampalate connessioni tra performance e vita privata

Sinner sotto attacco dopo il forfait alle Olimpiadi. Dalle vacanze ai presunti guai fisici, fino ai risultati: si sta diffondendo una narrazione paradossale

L’odio e le polemiche contro Jannik Sinner corrono sui social ma si riverberano anche nei titoli dei giornali, pensati appositamente per strizzare l’occhio proprio a quegli hater che quando fa comodo vengono invece dipinti come il male assoluto del nostro tempo. “Tutte le ombre di Sinner”, scrive in prima pagina La Stampa. “Quella dedizione difficile da conciliare con l’età e il nuovo amore”, titola il Corriere della Sera. Chissà cosa ne pensa Adriano Panatta, che di fronte ai commenti maligni sulla relazione tra Sinner e la tennista Anna Kalinskaja, al Fatto Quotidiano aveva sentenziato: “Tutte puttanate”. Eppure nessuno lo ascolta. Né lui né l’amico Paolo Bertolucci, che con un post ha ironizzato: “I medici di X hanno fatto a distanza la diagnosi e la cura per Sinner. Ringrazio io per lui”. No, tutti a dare addosso a Sinner. Una sintesi dei commenti più in voga: la tonsillite che gli impedisce di partecipare alle Olimpiadi di Parigi è evidentemente dovuta alla sua storia d’amore. Ma pure alle vacanze in Costa Smeralda. Insomma, si è distratto. E, come insegna la medicina, la distrazione è terreno fertile per i virus.

Perché ci sia tanta voglia di criticare Sinner è argomento per i sociologi. È il numero 1 al mondo del tennis, ha portato l’Italia a vincere la Coppa Davis e ha conquistato un grande Slam, gli Australian Open. Forse la riposta più semplice è anche la più veritiera: banale invidia. Ma è molto più assurdo che nel racconto del suo forfait si confonda la sfortuna con una fantomatica carenza di dedizione o di impegno. A Sinner si imputa una presunta fragilità fisica. Sulla base di cosa? L’altoatesino non ha mai avuto un infortunio muscolare: non si può criticare nulla della sua preparazione atletica. Si è dovuto fermare quest’anno per un problema all’anca: un’infiammazione delicata che è stata gestita ottimamente, tanto da permettere a Sinner di disputare il Roland Garros e arrivare fino alla semifinale. Infine sono arrivati i due virus: il primo ha causato un malore ai quarti di Wimbledon, il secondo lo ha costretto a rinunciare ai Giochi. È stato parecchio iellato. E semmai il suo corpo ha presentato il conto dopo un periodo di tanti impegni e forte stress. Le vacanze con la fidanzata Kalinskaja quindi erano necessarie. Anzi, forse non sono state abbastanza lunghe.

E questa considerazione s’intreccia con un’altra narrazione paradossale che si sta facendo largo dopo il forfait olimpico: Sinner ha cominciato alla grande il 2024 vincendo gli Australian Open e Miami, ma poi sono cominciate le “ombre”. Sì, perché ormai si spacciano come risultati normali, o peggio, deludenti, una semifinale a Montecarlo e al Roland Garros, una vittoria nell’Atp 500 di Halle e un quarto di finale a Wimbledon. Roba che l’Italia del tennis si sognava fino a pochi anni fa. Di questo trattamento ne sanno qualcosa pure Matteo Berrettini e Lorenzo Musetti. Del primo sono stati snobbati tutti i risultati ottenuti in carriera sull’altare del gossip e della relazione con Melissa Satta. Il secondo, che ha appena 22 anni e qualche chance di vincere una medaglia a Parigi, è stato a lungo trattato con sufficienza e snobismo dai non addetti ai lavori. È servita una semifinale a Wimbledon per riabilitarlo agli occhi del grande pubblico, quando nell’epoca pre-Sinner un tennista come Musetti sarebbe stato visto come oro colato per l’Italia della racchetta.

Tornando a Sinner e ai suoi risultati (che per qualcuno non sono strabilianti), valgono meglio di qualsiasi ragionamento le parole pronunciate da Carlos Alcaraz dopo la vittoria a Wimbledon. Gli è stato chiesto chi è il miglior tennista del 2024, lo spagnolo ha risposto: “Per me personalmente Sinner è il giocatore più costante. Ha vinto un Grande Slam. È arrivato, tranne in questo, alle semifinali in tutti i tornei che ha giocato. Merita di essere ancora il numero 1. Io ho vinto grandi tornei, speriamo di continuare così e vedremo a fine anno chi sarà più in alto“. Già: Alcaraz ha vinto Roland Garros e Wimbledon, ma attualmente è numero 3 al mondo. E il ranking Atp non mente: lo spagnolo ha vinto i due tornei più prestigiosi, ma è stato molto più incostante di Sinner. Infatti – udite, udite – pure Alcaraz ha avuto un problema fisico che gli ha fatto perdere gran parte della stagione sulla terra rossa. Ora lui potrà lottare per un oro olimpico, Sinner no. Lo spagnolo è il tennista del momento e del futuro, ma occhio a scendere dal carro dell’azzurro numero 1 al mondo: finite le Olimpiadi, comincia la stagione sul cemento e poi quella indoor. Molte cose potrebbero cambiare… e la narrazione ribaltarsi un’altra volta. È già successo solo un anno fa.

Mentre per completare il ragionamento sulle Olimpiadi giova ricordare un dato. Dal 1988, anno in cui il tennis è tornato nel programma olimpico, il numero 1 al mondo della classifica non ha mai vinto la medaglia d’oro ai Giochi. Insomma, Sinner è in ottima compagnia. Ci andò molto vicino Roger Federer, argento a Pechino 2008. Già, il più grande tennista della storia non ha mai vinto l’oro olimpico individuale (ci è riuscito solo in doppio, sempre nel 2008). Anzi, per chi critica Sinner e la sua storia d’amore, è bene chiudere con un’altra storia. Alle Olimpiadi Federer non ha mai trovato la gloria, ma ha trovato proprio l’amore: a Sydney 2000 un diciannovenne svizzero, ancora numero 43 del ranking e poco conosciuto, chiuse con un beffardo quarto posto dopo aver battuto tre teste di serie, compreso il numero 1 Marat Safin. Era un Federer ancora acerbo, già talentuoso e sicuramente innamorato: lì scoccò la scintilla con la 22enne tennista svizzera Mirka Vavrinec. Si racconta di un bacio galeotto in una stanza del Villaggio Olimpico.

Ben 24 anni e 20 trionfi Slam dopo, Roger e Mirka sono ancora sposati e hanno 4 figli. Federer non scambierebbe una medaglia olimpica per la sua vita privata. E Sinner, in fondo, non deve rendere conto a nessuno né della sua vita privata né delle sue scelte professionali. Solo a se stesso. Se l’Italia si aggrappa alla sua racchetta per vivere un po’ di gloria riflessa, non deve diventare un suo problema.