Scienza

Aids, iniezioni due volte l’anno hanno “azzerato” contagi. Lo studio su The New England Journal of Medicine

Il vaccino non c’è ancora, ma si può prevenire l’infezione da Hiv con un’iniezione che si somministra due volte all’anno, ogni 6 mesi. È il risultato presentato in uno studio alla 25esima Conferenza internazionale dell’Aids a Monaco di Baviera, in Germania, e pubblicato su The New England Journal of Medicine, il farmaco lenacapavir dell’americana Gilead Sciences ha azzerato i contagi, mostrando un’efficacia del 100% e una superiorità anche rispetto alla profilassi pre-esposizione (PrEP) Truvada* che si assume una volta al giorno. “Se approvato, lenacapavir rappresenterebbe la prima e unica PrEp somministrabile 2 volte l’anno”, sottolinea in una nota Gilead, impegnandosi a “dare priorità a un accesso rapido” al farmaco “e ad attivare percorsi efficienti volti all’approvazione di lenacapavir per la PrEP nei Paesi ad alta incidenza” di infezione da Hiv “e con risorse limitate”.

Il trial Purpose 1, di fase 3, ha coinvolto 5.345 donne di età compresa tra 16 e 26 anni in 25 centri del Sud Africa e in 3 centri dell’Uganda. I “risultati straordinari” dello studio “indicano che lenacapavir 2 volte l’anno per la PrEP, se approvato, potrebbe offrire una scelta altamente efficace e tollerata”, dichiara Linda-Gail Bekker, direttore del Desmond Tutu Hiv Center dell’università di Cape Town in Sud Africa ed ex presidente dell’International Aids Society (Ias), che ha illustrato i dati in conferenza.

Commenta i risultati anche Sharon Lewin, presidente della Ias, in una nota della società scientifica. “Questi dati – afferma l’esperta, direttrice del Peter Doherty Institute for Infection and Immunity dell’università di Melbourne in Australia – confermano che lenacapavir somministrato 2 volte l’anno per la prevenzione dell’Hiv rappresenta un progresso rivoluzionario, con un enorme potenziale per la salute pubblica. Se approvato e distribuito in modo rapido, conveniente ed equo, a coloro che ne hanno bisogno o lo desiderano, questo strumento ad azione prolungata potrebbe contribuire ad accelerare il progresso globale nella prevenzione dell’Hiv. Abbiamo tutti un debito di gratitudine verso le migliaia di giovani donne in Sud Africa e Uganda che si sono offerte volontarie per partecipare a questo studio“, evidenzia Lewin. “Ora – conclude – attendiamo con impazienza i risultati di Purpose 2”, trial “che valuta lenacapavir 2 volte all’anno per la prevenzione dell’Hiv in altri Paesi e popolazioni. Nel frattempo, tutte le parti interessate devono lavorare insieme per accelerare la fornitura equa delle opzioni di prevenzione dell’Hiv già disponibili e fare di più per prepararsi a quelle future, come il lenacapavir per la PrEP”.

“È uscito un lavoro scientifico che racconta che tra le donne africane alle quali è stato somministrato un antivirale (lenacapavir) due volte all’anno (una ogni 6 mesi) le infezioni, nonostante comportamenti a rischio, si sono azzerate. Zero. Niente. Chiunque ha la mia età e si è occupato di virus vi può confermare che 35 anni fa pensare a qualcosa del genere era come pensare a un miracolo. Invece non è un miracolo, è la scienza. Non sputateci sopra” dichiara Roberto Burioni, professore di Microbiologia e Virologia all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
Il virologo ricorda sui social che “tra non molto ci saranno gli US Open, che si giocheranno nell’Arthur Ashe stadium, intitolato a un tennista morto a soli 50 anni di Aids, contratto a causa di una trasfusione. Di Aids sono morti Freddie Mercury, Asimov, Keith Haring, Nureyev, Mapplethorpe e altri milioni di persone. A lungo la diagnosi di Hiv è stata una condanna a morte certa”.

“Per quanto riguarda la profilassi pre-esposizione (PrEP), è certamente un’opportunità quella di poter fare 2 dosi all’anno ed essere coperti”, protetti “dalla trasmissione del virus dell’Hiv. Ma sul fronte delle malattie sessualmente trasmissibili credo anche che bisognerebbe tornare, senza dividersi, a parlare dell’importanza del preservativo“, che è “fondamentale. E bisognerebbe spiegare chiaramente che è l’unico strumento che si ha oggi per evitare la trasmissione delle malattie sessualmente trasmesse. Il preservativo dovrebbe essere utilizzato, conservato e acquistato da tutti, maschi e femmine. Questo secondo me è molto importante” dice all’Adnkronos Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova.

“Ovviamente la PrEp va benissimo perché a limitare l’Hiv è altamente efficace – osserva l’infettivologo – Io però rimango sempre perplesso del fatto che, se queste persone poi hanno rapporti sessuali non protetti, ci sono una serie di altre infezioni che possono essere contratte ugualmente, dalla sifilide alla gonorrea, alla clamidia, alle infezioni erpetiche e altre infezioni virali. Quindi è certamente un ‘ombrello’, ma è un ombrello con tanti buchi, nel senso che certamente protegge dal contrarre l’Hiv, ma non protegge dal contrarre una serie di altre malattie infettive. Anche su questo punto, molti che oggi, sulla base di uno degli studi, dicono di prendere degli antibiotici come la doxiciclina quando si hanno rapporti a rischio, fanno secondo me il male dei pazienti, perché non si fa altro che selezionare germi resistenti. Quindi sul tema delle malattie sessualmente trasmissibili si torni a parlare dell’importanza del preservativo”.

Lo studio