“Stampella della sinistra istituzionale ed eversiva”. È con queste parole che il movimento neo-fascista CasaPound risponde alle parole del vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani che ieri, parlando col Fatto e con altri due quotidiani, ha aperto alla possibilità di sciogliere il movimento dopo il pestaggio del giornalista della Stampa Andrea Joly: “Se ci fossero gli estremi, io sarei d’accordo” ha detto Tajani.
Ora CasaPound risponde con un comunicato durissimo – e a tratti delirante – che sembra rivolgersi anche a quella nicchia di elettori a cui guarda anche la frangia più estrema del governo Meloni: “Ci stupisce non vedere ancora la solidarietà di governo e istituzioni verso i 55 militanti del centro sociale Askatasuna e movimento No Tav denunciati ieri a Torino a fronte di assalti e danneggiamenti a due cantieri avvenuti nei giorni scorsi”.
CasaPound però va oltre accusando il governo di non aver detto una parola sulla nomina di “una esponente di un gruppo terroristico – partecipe tra l’altro di aggressioni armate – alla Commissione Europea di Giustizia” (il riferimento è a Ilaria Salis, ndr), “di fronte a un segretario del Pd che si fa i selfie alle feste giovanili in cui vengono esaltate le Brigate Rosse e l’assassinio politico” e “di fronte all’incitamento alla lotta armata fatto da opinionisti di trasmissioni in prima serata sulla tv nazionale” e “ad attentati bombaroli nelle loro sedi”.
Così, continua il comunicato del movimento neo-fascista, “a questo punto facciano finalmente il passo che più si addice loro: facciano coming out nei confronti della sinistra eversiva e diventino la stampella zoppa della sinistra istituzionale”. CasaPound spiega che questa potrebbe essere “una cura definitiva” per “l’incomprensibile e malriposto complesso di inferiorità nei confronti degli avversari” da parte della destra che potrebbe imparare dalla sinistra “cosa vuol dire costruire un sistema di potere e farne parte”.
Tajani non aveva solo aperto alla possibilità di sciogliere CasaPound in caso di una sentenza che stabilisca la violazione della legge e della Costituzione ma sconfessato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa sul pestaggio del cronista a Torino da parte di esponenti del movimento neo-fascista. La Russa martedì, alla cerimonia del Ventaglio, aveva detto che il giornalista si sarebbe “dovuto identificare” ma il vicepremier ha spiegato che non è così: il pestaggio “è un atto criminale” indipendentemente dal fatto che Joly si fosse “qualificato o meno”, ha concluso Tajani.