Tre morti. Ne stiamo parlando solo perché sono morte tre persone. Altrimenti 800 persone delle Vele di Scampia sarebbero ancora lì, in mezzo ai topi, nelle case piene di muffa, sulle passerelle crepate, in un palazzo con i pilastri corrosi dal tempo.

La verità è che gli abitanti delle Vele di Scampia, bambini compresi, sono stati dimenticati dallo Stato. Bambini costretti a vivere in alloggi non a dimensione umana. Coi ratti che rosicchiano i fili dell’elettricità creando black out, coi ratti che attratti dall’odore del latte invadono le culle dei neonati, coi ratti che prosperano nelle discariche mai bonificate dei garage delle Vele. Ma davvero siamo la terza città d’Italia? Davvero Napoli può permettere a dei bambini di vivere nell’amianto?

In napoletano si dice “scuorno” che non è la vergogna, è un po’ di più, è l’uomo che abbassa la testa, l’uomo che non ha il coraggio di guardare negli occhi chi sta di fronte a lui. Ecco, lo “scuorno” dobbiamo provare. Perché mentre abbattevano l’altra Vela, quella per cui abbiamo festeggiato, brindato, celebrato Napoli, questi bambini vivevano a 300 metri in linea d’aria dal cantiere. Ci pensate? Una mega gigantesca gru rosicchia un mostro di cemento e dei bambini dormono tra la polvere, i calcinacci, i rumori. Chi se ne fotte degli scugnizzi delle Vele, fanno folklore, con le ginocchia sbucciate, sono esotici, sono come i lazzari del Grand Tour.

Notizia di ieri, durante un sopralluogo sono stati sequestrati 60 animali illegali in un appartamento. Spiccano dei piranha, tartarughe, testuggini, ghiandaie e un drago barbuto. Avete capito bene, un drago barbuto. Un sauro australiano. C’è di tutto nelle Vele, i bambini, i ratti, i draghi, i tossici, il crack, la cocaina, l’eroina, il fumo, l’amianto, il kobret, i tetraplegici, gente agli arresti domiciliari, i poveri, gli ultimi e gli ultimissimi, manca solo la dignità.

Le televisioni di mezzo mondo hanno ripreso questa gente come gli animali allo zoo. Hanno ripreso le facce di chi non ha niente, le facce di chi sogna una casa dignitosa, per far scena. La narrazione tossica del putrido, il fascino del male. E ora? Ora dove le mettiamo 800 persone? 800 è un bel numero, ma i numeri sono statistiche e le statistiche cancellano l’umanità. Allora vi chiedo: dove li mettiamo Denise, Vicenzino, Ciruzzo? Li facciamo dormire dentro una palestra senza aria condizionata? E’ questa la soluzione del Comune. Sento dire che molte di queste persone non hanno diritto a una casa perché sono occupanti abusivi. Eppure l’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei diritti umani recita: “Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’abitazione.”

Quindi Gennarino e i suoi sogni sono abusivi? Quindi Totore deve dormire su un lettino in attesa della costruzione di un alloggio idoneo?
Forse Rafiluccio dovrebbe avere due case invece di una, come risarcimento per tutto ciò che ha subito. Per le brutture che ha visto. Non vi permetteremo di trasformare questa tragedia in una guerra tra i poveri.

Ora c’è una sola cosa da fare: mantenere alta l’attenzione, anche dopo i funerali, vegliare sul progetto ReStart Scampia. Ecco quello che può fare la stampa: seguire Rafiluccio, Denise, Ciruzzo, Gennarino, andare periodicamente a vedere dove dormono, dove mangiano, dove giocano.
Non bisogna spegnere i riflettori. Saremo capaci di farlo? O ci siederemo sugli allori delle pizze fritte napoletane? Sull’overbooking? Sui complimenti del Times?

Questa è la nuova sfida di Napoli, non lasciare gli ultimi fuori dall’entusiasmo cittadino turistico. Abbattere il muro tra i tesori del Mann e lo “scuorno” di Scampia.

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