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Harris a Netanyahu: “Israele deve difendersi ma non starò zitta sulla sofferenza di Gaza”. Tel Aviv: “Così danneggia gli ostaggi”

Israele ha il diritto di difendersi, ma è importante anche come decide di farlo. Perché non si possono girare le spalle di fronte alla “terribile” situazione umanitaria a Gaza. La guerra deve finire. Si può sintetizzare così il pensiero di Kamala Harris sul conflitto israelopalestinese, ribadito dalla vicepresidente Usa a Benjamin Netanyahu. Il colloquio tra […]

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Israele ha il diritto di difendersi, ma è importante anche come decide di farlo. Perché non si possono girare le spalle di fronte alla “terribilesituazione umanitaria a Gaza. La guerra deve finire. Si può sintetizzare così il pensiero di Kamala Harris sul conflitto israelopalestinese, ribadito dalla vicepresidente Usa a Benjamin Netanyahu. Il colloquio tra Harris e il primo ministro israeliano è stato per la nuova candidata dem alla Casa Bianca il primo test di politica estera, da quando Joe Biden ha abdicato in suo favore. Un incontro da cui Tel Aviv non esce soddisfatta: “Le dichiarazioni di Harris danneggiano le trattative per il rilascio degli ostaggi”, ha commentato un funzionario israeliano, citato dai media.

Per Tel Aviv, nel corso dell’incontro il premier Netanyahu ha offerto a Harris un resoconto “dettagliato e fattuale” della situazione sul campo a Gaza che ha contraddetto le affermazioni della vice presidente “sulla crisi alimentare, la sofferenza dei civili e l’elevato numero di innocenti uccisi”. “Il danno ai civili palestinesi è davvero il problema in questo momento?”, ha domandato il funzionario. Poi, sempre citato dai media, ha aggiunto: “Cosa dovrebbe pensare Hamas quando sente questo?, sottolineando che le affermazioni della candidata dem condurranno il gruppo terroristico a inasprire le sue richieste. “Spero che non portino – ha osservato – a una regressione nei colloqui perché abbiamo fatto molti progressi”.

Kamala Harris, nelle dichiarazioni rilasciate alla stampa alla conclusione del colloquio, durato oltre mezz’ora, ha ribadito che è arrivato il momento di chiudere l’accordo” per il cessate il fuoco”. “A tutti coloro che chiedono il cessate il fuoco e urlano per la pace, io vi vedo e vi sento. Facciamo l’accordo”, ha aggiunto. Al premier ha anche ribadito il suo l’impegno “incrollabile” nei confronti di Israele e della sua sicurezza. Israele ha “il diritto di difendersi ma come si difende è importante”, ha osservato Harris riferendo di aver espresso a Netanyahu le sue “serie preoccupazioni sulla terribile situazione umanitaria a Gaza”.

“Con più di due milioni di persone alla prese con alti livelli di insicurezza alimentare e più di mezzo milione ad affrontare catastrofici livelli di acuta insicurezza alimentare, quanto accaduto a Gaza negli ultimi nove mesi è devastante“, ha aggiunto. “Non possiamo girarci di fronte a queste tragedie. Non possiamo permetterci di diventare insensibili alla sofferenza. Io non starò in silenzio”, ha messo in evidenza esortando gli americani a non vedere la guerra a Gaza come un fatto in bianco o nero perché la situazione è più complessa. “Spesso la conversazione è binaria ma la realtà è molto più di questo. Chiedo agli americani di incoraggiare gli sforzi per una maggiore consapevolezza della complessità e della storia della regione”, ha aggiunto condannando l’antisemitismo e l’islamofobia. Da qui l’invito a fare il possibile per “prevenire la sofferenza di civili innocenti. Lavoriamo per unire il nostro Paese”.