Le pedane di ingresso al piano terra sono sganciate quasi completamente dal resto della struttura, sorrette solo da lamiere di ferro che ad occhio nudo si presentano divorate da ruggine e decenni di incuria. I ballatoi di collegamento tra i vari piani tremano al passaggio. Le ringhiere cadute negli anni sono state sostituite da sottili pannelli d’acciaio che in alcuni punti già si sfilano. Più si sale più aumenta quel senso di insicurezza che in queste ore si sta diffondendo comprensibilmente tra gli abitanti. La tragedia della vela celeste di Scampia, dove il cedimento di un ballatoio ha causato la morte di 3 persone e il ferimento di altre 12 (tra cui diversi bambini) ha inevitabilmente riacceso i riflettori sulla pericolosità di questi mostri di cemento armato e sulle condizioni di vita di centinaia di indigenti che popolano gli altri due palazzoni che secondo il progetto “Restart Scampia” sono prossimi alla demolizione.

Siamo stati nella vela rossa e in quella gialla che entro due anni dovrebbero andare giù sostituite da abitazioni vere. “Io ho i figli piccoli e da quando è successa la tragedia alla vela celeste – ci racconta un abitante della vela rossa – ho paura a farli uscire di casa. E’ successo lì, ma poteva e potrebbe succedere anche nelle altre due vele, perché basta che ti guardi intorno, che sali le scale che ti portano ai piani più alti per renderti conto che qui è tutto marcio”. L’amministrazione comunale in questi giorni ha più volte ribadito che il crollo di lunedì scorso testimonia l’importanza di procedere spediti nel progetto di abbattimento e riqualificazione dell’area che è ripartito proprio nei mesi scorsi. Secondo il crono-programma a breve saranno avviati i lavori di pulizia e strip out (demolizione selettiva) della vela gialla. Ad inizio agosto il cantiere per la creazione dei primi appartamenti destinati agli abitanti delle vele. Un’operazione non semplice considerando anche il numero di persone che ad oggi vivono nel lotto M. Dall’ultimo censimento effettuato il 30 luglio dello scorso anno risultano circa 800 persone nella vela celeste, 334 in quella gialla e 589 in quella rossa, ma nel giro di un anno sono già aumentati perché le occupazioni continuano. La quasi totalità di queste persone risultano essere occupanti senza titolo (qualcuno si è messo in regola e paga al Comune una sorta di indennità di occupazione di 37 euro, ndr). Tutti però sono stati inseriti in un programma di assegnazione, ma la priorità ora è interrompere questo circolo vizioso di occupazioni abbattendo le strutture, proprio perché ancora oggi c’è chi occupa la casa sperando di rientrare poi nei piani di assegnazione dei futuri nuovi alloggi.

Ma tu non devi pensare che chi vive qui lo fa volentieri – ci spiega un abitante – qui ci vivono disoccupati o lavoratori in nero che non possono permettersi un affitto di 700\800 euro”. Da Palazzo San Giacomo la promessa è di completare il progetto in meno di 3 anni (con l’abbattimento delle vele gialla e rossa tra il 2025 e il 2026). “Nel frattempo che il progetto va avanti – dice uno degli abitanti che abbiamo incontrato – vorremmo che facessero sopralluoghi anche nelle altre vele visto che qui non si vede nessun tecnico da parecchio e che nella migliore delle ipotesi dovremmo restare qui altri due anni. Ci sono centinaia di bambini ma prima di questa tragedia delle condizioni delle vele non fregava niente a nessuno, tutti sanno come sono ridotte e ora fanno i sopralluoghi”. Interpellati da IlFattoQuotidiano.it dall’assessorato all’Urbanistica fanno sapere che in questi giorni i tecnici del Comune stanno lavorando senza sosta per concludere le verifiche di stabilità nella vela celeste, che ha la priorità perché ad oggi ci sono centinaia di sfollati da far rientrare in casa. Successivamente saranno effettuati sopralluoghi nelle altre due vele.

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