Gli scaramantici non hanno dimenticato il tuffo di Alexis Jandard. È successo ad aprile, durante l’inaugurazione del centro olimpico di Saint-Denis: l’atleta francese è caduto malamente sul trampolino, davanti agli occhi sbarrati di Emmanuel Macron e decine di telecamere. Lo sportivo però, ci ha scherzato sopra e dopo aver registrato addirittura un video tutorial su come scivolare, è diventatato il primo simbolo virale dei Giochi Olimpici 2024. Così, la preparazione di uno degli show più grandi di sempre è andata avanti. Eppure quei secondi raccontano più di mille parole la tensione che vive il presidente della Repubblica e, con lui, la Francia intera. Si apre oggi a Parigi, nel cuore di una delle capitali più famose al mondo, la competizione sportiva per eccellenza e lo fa con una cerimonia pensata per essere unica nella storia. Il capo dell’Eliseo ha sognato e preteso che tutto fosse in grande: ha voluto una sfilata di apertura lungo la Senna e non in uno stadio, ha seguito maniacalmente i preparativi e implorato per una tregua anche della politica. Ma l’estate che Macron sognava concentrata solo sui trionfi (sportivi e non solo), si è trasformata in una maratona elettorale a tappe serratissime: la vittoria dell’estrema destra alle Europee, lo scioglimento improvviso dell’Assemblea nazionale, il primo posto sorprendente del fronte della sinistra alle Legislative. Una corsa a cento all’ora, fermata solo con il risultato delle urne. E ora, tutto galleggia in un limbo. Di sicuro, c’è solo lo stato confuso di un Paese che avrebbe dovuto prepararsi alle Olimpiadi con l’animo disteso da turista, e che invece arriva alla festa stanco e senza fiato. E non proprio voglioso di scendere in piazza per celebrare la grandezza della Francia. Macron, come sempre, va avanti senza guardare in faccia nessuno: vuole una “pausa” di “ottimismo, gioia e movimento” (come dicono i suoi cantori) e tutti devono accettarla. Che piaccia o meno. Sperando di non fare la fine del tuffatore sul trampolino, perché per gli elettori sarà sempre più difficile scherzarci sopra.

La sfida della cerimonia nel cuore della città e l’incubo sicurezza – “Rompere gli schemi, rivoluzionare i giochi, essere accessibili a tutti”: con questo slogan gli organizzatori hanno presentato la cerimonia che aprirà i Giochi. L’ambizione è immensa: Macron ha voluto la prima inaugurazione dentro una città e 8.700 atleti sfileranno su 84 barche lungo la Senna. 300mila gli spettatori: avrebbero dovuti essere molti di più, ma i timori per la sicurezza hanno costretto il presidente della Repubblica a ridimensionare le aspettative almeno sugli invitati. E proprio la sicurezza è la prima grande incognita: ogni giorno saranno presenti almeno 45mila agenti e sono già decine le persone fermate. Portare 120 capi di Stato o di governo, politici, vip e atleti tra le strade di una città è una sfida enorme per il sistema di sicurezza francese. E quell’accessibilità tanto sbandierata si scontra con la realtà: la zona dell’esibizione sarà sotto una strettissima sorveglianza e da giorni possono accedere, abitanti e non, solo con uno specifico qr code. Insomma, senza biglietto o autorizzazione non si passa.

Lo spettacolo è stato pensato nei minimi dettagli e fino all’ultimo avvolto dal mistero con pochissime rivelazioni. A metterlo insieme una squadra selezionata: il regista Thomas Jolly ha coordinato lo storico Patrick Boucheron, la sceneggiatrice Fanny Herrero (quella della famosissima serie “Call my agent”), la scrittrice Leila Slimani e il drammaturgo Damien Gabriac. Loro, parlando con le Monde, hanno spiegato: “Emozione, movimento, apertura al mondo” sono i sentimenti che dovrà suscitare lo spettacolo. L’ispirazione è la grandezza della cerimonia per il bicentenario della rivoluzione francese del 1989 (che venne molto criticata per i fasti lontani dallo spirito popolare). Mentre il modello da non seguire, dicono, è quello di Pechino 2008 (“Una lezione di grandezza che è tutto quello che non vogliamo fare”, sostengono). Dentro, dicono le menti dietro lo spettacolo, ci saranno anche tentativi di “smontare” cliché e stereotipi, cercando di giocare con la tendenza francese di “fare lezioni”. Ci sarà un po’ della serie Emily in Paris e un po’ del celebre film Il favoloso mondo di Amélie. Il tutto mentre gli atleti attraverseranno la Senna tra i “monumenti che convivono in modo gioiosamente anacronistico”. Possibile? Il cantiere presidenziale vuole questo: imporre una pausa di anacronistica leggerezza, in uno dei momenti di maggiore instabilità per il Paese.

Perché per Macron è fondamentale essere “grande” – Il presidente della Repubblica, l’ex giovane rampante che ha scalato l’Eliseo, ha una sola e grande ossessione: entrare nella storia. E per questo, niente è lasciato al caso. Nel 2017, alla prima elezione, festeggiò la vittoria davanti alla piramide del Louvre dove arrivò con una lunghissima sfilata accompagnata dall’inno alla gioia. La seconda volta, nel 2022, ha scelto un palco davanti alla tour Eiffel. Ora, si è costruito un corteo in trionfo lungo la Senna e dentro la Capitale. E’ l’ennesimo azzardo nell’estate degli azzardi: può andare molto bene, può naufragare per un qualsiasi intoppo (dal più piccolo al più grave). A Macron non importa. Lui è il politico che insegue i grandi gesti, quelli che devono essere teatrali e attestare una qualche forma di coraggio. Con questo spirito ha cercato in tutti i modi di essere il leader dell’Europa, prendendosi la libertà di invocare preparativi di guerra. E sempre per lo stesso motivo, dopo la vittoria dell’estrema destra, ha sciolto l’Assemblea nazionale e cercato di riprendersi la gestione della politica francese. Macron fa in modo di detenere il potere assoluto fino alla fine, anche mentre tutto intorno sembra andare a fondo: che sia la riforma delle pensioni imposta con un Paese in sciopero o che sia il rifiuto della premier indicata dalla sinistra vittoriosa nelle urne, il capo dell’Eliseo vuole essere lui a decidere fino alla fine.

A questo punto della storia, la popolarità non è neanche più l’obiettivo. L’ostinazione che ha reso il presidente sempre più isolato, è anche quella che ora gli consegna l’ennesima nuova sfida. E a questo punto, che effetto potrebbero avere sui suoi consensi? Nel 2018 la Francia ha vinto i Mondiali, ma sui favori per il presidente della Repubblica l’effetto è stato irrisorio. Se un precedente a cui aspirare esiste, è quello di Jacques Chirac: i Bleus vinsero la coppa nel 1998 e lui guadagnò in popolarità addirittura 18 punti. Ma, spiegano gli esperti, la sua presenza vicino alla squadra fu costante e condivisa da tutti. Insomma, altri tempi e altri metodi. Ora il capo dell’Eliseo può forse aspirare, al massimo, ad alleggerire l’astio nei suoi confronti da parte della società francese. Sempre che alla fine, tutto vada per il verso giusto.

L’altro lato della medaglia – Intanto, c’è già chi un prezzo lo ha pagato. E sono tutti coloro che dalla città sono stati espulsi. Un gruppo di associazioni riunite sotto l’etichetta “L’altro lato della medaglia” (letteralmente “Le revers de la médaille”) ha diffuso a inizio giugno il report-denuncia su quello che hanno chiamato “l’anno della pulizia sociale”: oltre 12.500 persone, scrivono, sono state cacciate dal centro città. “Sotto la pressione dell’organizzazione dei Giochi Olimpici”, si legge, la regione parigina è stata “svuotata di alcuni dei suoi abitanti più precari”. E in particolare, persone senza fissa dimora. A essere presi di mira, sono stati soprattutto migranti: +38,5% rispetto al periodo 2021-2022. Di questi, 3.434 erano minori: il doppio rispetto all’anno precedente e il triplo rispetto al 2021-2022. Queste persone sono state portate al di fuori della regione dell’Ile de France e ospitate in centri d’accoglienza temporanei: qui devono restare per un massimo di tre settimane. E’ stata promessa loro una sistemazione permanente al termine, ma il collettivo denuncia che l’operazione è stata fatta “senza un consenso realmente libero e informato” e “molti sono stati rimessi in strada”.

In un editoriale pubblicato nei giorni scorsi su Libération, più di 80 associazioni e collettivi hanno denunciato “l’invisibilizzazione forzata di queste migliaia di persone” che “rafforza ulteriormente la loro situazione già precaria, isolandole e tagliandole fuori dai servizi sociali, senza alcuna soluzione o assistenza alternativa. La promessa di un’eredità sociale si è trasformata in un’eredità antisociale”. Inoltre, a essere colpiti sono anche i residenti più svantaggiati: “La maggior parte dei giochi si svolge in Seine-Saint-Denis”, si legge ancora, “il dipartimento con il maggior numero di poveri in Francia”. Qui “la trasformazione urbana, organizzata dallo Stato e sostenuta dalle autorità locali e regionali, sta facendo aumentare i valori degli immobili e degli affitti (+ 25,5% in cinque anni)”. La denuncia riguarda anche i lavoratori irregolari usati per i Giochi (“almeno un centinaio”), l’impatto ecologico e le restrizioni alle libertà individuali per motivi di sicurezza. “Perché questi eventi portino vantaggi alle persone, queste vanno consultate”, è l’appello finale. Per questa volta, ormai, è troppo tardi: Macron vuole mostrare al mondo la sua cartolina di Paese perfetto. Ed è pronto a farlo a qualsiasi costo.

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