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Ti Ricordi… Amedeo Amadei, detto “Il Fornaretto”: il bomber che divenne calciatore con una fuga dal panificio di famiglia

Cento, più tre. Tanti, seppur tanti di meno rispetto ai gol fatti. 103 anni fa, infatti, nasceva uno degli attaccanti più iconici e prolifici della storia d’Italia: Amedeo Amadei, detto “Il Fornaretto”. Fornaretto, sì, perché quando nasce il Panificio Amadei, a Frascati, ha già quasi quarant’anni di profumi e bontà alle spalle, e Amedeo, giovanissimo, […]

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Cento, più tre. Tanti, seppur tanti di meno rispetto ai gol fatti. 103 anni fa, infatti, nasceva uno degli attaccanti più iconici e prolifici della storia d’Italia: Amedeo Amadei, detto “Il Fornaretto”. Fornaretto, sì, perché quando nasce il Panificio Amadei, a Frascati, ha già quasi quarant’anni di profumi e bontà alle spalle, e Amedeo, giovanissimo, fa “il cascherino”, il garzone che consegna il pane in giro. È il 1935 e Amedeo tra una consegna e l’altra legge su “Il Littoriale” (in quel periodo il Corriere dello Sport si chiamava così), che la Roma organizza un provino per ragazzi della sua età. Senza dire nulla alla famiglia inforca la bici delle consegne e pedala per mezza città, fino a Campo Testaccio: è forte, la Roma non ha dubbi, ma non ne hanno neppure i genitori.

Nel senso che quando torna a casa in bici, ormai di sera, il papà è furioso: sono tempi di pochi fronzoli, per la gente che lavora il pallone è un gioco e basta, anche perché di stipendio non se ne parla, l’unico premio per Amedeo è un impermeabile. Alla fine però vince le reticenze e la Roma lo manda in campo già a 15 anni, contro la Fiorentina. Nella gara successiva segna pure, ma è una partita da dimenticare: i giallorossi perdono 5 a 1 contro la Lucchese. Gioca col 7 sulle spalle e per farsi le ossa viene mandato all’Atalanta in Serie B: segna quattro gol e a fine campionato torna alla base. L’allenatore giallorosso è Schaffer, ungherese e argento ai Mondiali del 1938. Complice l’infortunio dell’argentino Providente il mister magiaro schiera Amedeo centravanti anziché ala contro il Venezia: il Fornaretto segnerà una tripletta e si prenderà il posto al centro dell’attacco.

Quel posto che nella stagione successiva gli consentirà di fare centro per 18 volte in Serie A, portando la Roma a vincere il primo scudetto della sua storia, nel 1942. Nella stagione successiva, però, la Roma non mantiene il ritmo del campionato precedente, e al Fornaretto arriva pure la squalifica a vita: nella semifinale di Coppa Italia contro il Torino in seguito a un gol contestato si scatena un parapiglia e viene colpito l’arbitro. Amedeo paga per tutti: non è stato lui, ma è il capitano e si becca la squalifica sebbene dopo verrà revocata per amnistia. Ma intanto l’Italia è spaccata per la Guerra Mondiale: il campionato nazionale non si gioca, la Roma partecipa al “Campionato romano di Guerra”, una competizione ovviamente tutt’altro che performante tra squadre di quartiere e formazioni di soldati.

Alla ripresa, a guerra finita, Amedeo viene pagato 1000 lire al mese: li gira alla famiglia per ricostruire il forno distrutto dai bombardamenti. In campo segna, ma la Roma non è più la stessa: nel 1948 retrocede addirittura in Serie B, e non sarebbe giusto trascinare in cadetteria una stella come Amadei, che viene ceduto all’Inter, tantopiù che la Roma ha gravi problemi economici.
Ci va per una cifra record (tra soldi e giocatori circa 45 milioni di lire) , ma precisa che in caso di partita contro la Roma lui non sarebbe sceso in campo. Memorabile in nerazzurro un derby contro il Milan di Liedholm: in 20 minuti i rossoneri vanno in vantaggio per 4 a 1 con doppietta di Candiani e gol di Nordahl e Liedholm, poi l’allenatore Cappelli sposta Amadei centravanti e la partita finisce 6 a 5 per i nerazzurri, col Fornaretto che segna una tripletta.

E per un’altra rimonta Amadei entrerà nel cuore anche della prossima squadra, il Napoli, quando nel 1953 assieme a Jeppson, pareggerà prima i conti contro la Juventus, avanti per due a zero nel primo tempo, e al 90esimo firmerà il gol vittoria che manderà in visibilio lo stadio Collana. Lo stesso stadio dove due anni prima, mantenendo le promesse, era stato solo spettatore nella gara contro la sua Roma che navigava in zona retrocessione, scoppiando in lacrime negli spogliatoi qualche domenica dopo, a retrocessione acquisita.

Si guadagnerà anche la Nazionale, pur giocando solo tredici partite: la più memorabile, che lo vedrà segnare all’Inghilterra in amichevole, mandando in visibilio Niccolò Carosio, gli valse addirittura una candidatura alle comunali con la Dc, che l’avrebbe voluto addirittura Sindaco. Sul santino, appunto, l’immagine della sua gara contro l’Inghilterra. Risultato? 18mila preferenze, secondo più votato e per 4 anni consigliere comunale a Roma. Col Napoli chiuderà la carriera da calciatore gradualmente: inaugurando il ruolo di giocatoreallenatore. In panchina resterà fino al 1961. Allenerà poi la Lucchese, il Frosinone e l’Italia Femminile, dedicandosi poi all’attività di famiglia, fino al 2013, quando si è spento a 92 anni.