Non c’è pace per i servizi all’impiego, che arrancano tra mille problemi nonostante la corsa, ormai in affanno, per raggiungere gli obiettivi legati al Pnrr del programma Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori, Gol. Il Fatto ha recentemente raccontato come siano ormai le stesse regioni ad ammettere che gli obiettivi di Gol sono “fuori portata”, per come sono stati disegnati ma anche per inefficienze strutturali delle pubbliche amministrazioni. Così a rimetterci è soprattutto chi sta in prima linea, a contatto con un’utenza spesso fragile di fronte alla quale, spiegano i coordinatori della Cgil nei centri per l’impiego, “ci perdiamo la faccia”. Non solo, se i Cpi non sono messi nelle condizioni di funzionare i servizi non vengono erogati e le persone più fragili, quelle che contano sui sussidi come l’Assegno di inclusione (Adi) e il Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) restano senza soldi.

Cpi lombardi in tilt da 20 giorni – A denunciare è la Fp Cgil: “La Regione aveva annunciato interventi di manutenzione del sistema informatico dal 4 al 9 luglio. Invece siamo ancora alle prese con la piattaforma che funziona a singhiozzo, mentre il lavoro che si riesce a fare è un terzo di quello programmato, con appuntamenti rinviati e le persone rimandate a casa”. Il segretario Fp Cgil Lombardia Dino Pusceddu e il coordinatore Fp Cgil Lombardia Antonio Lenzi avevano già pubblicato una nota lo scorso 15 luglio, ma nulla è cambiato né sono giunte risposte. E oggi rilanciano: “Il danno principale è quello che si fa all’immagine della pubblica amministrazione, lo vediamo negli occhi degli utenti”, spiega Lenzi al Fatto. Non è la prima volta che la Regione aggiorna il SIUL, il sistema informativo integrato che dovrebbe facilitare l’accesso ai servizi delle politiche del lavoro. “Ma stavolta si è stabilito un nuovo record”, spiega mentre sono ormai passati venti giorni. “Blocchi continui e noi che ricarichiamo le pagine, ci logghiamo per l’ennesima volta, inseriamo nuovamente le credenziali… tutto davanti a un’utenza esterrefatta: con quale credibilità possiamo proporre offerte formative o promettere opportunità di lavoro?”. Nei Cpi più periferici capita che gli utenti percorrano decine di chilometri per onorare gli appuntamenti sui quali, del resto, si fonda tutta la programmazione del lavoro nei Cpi. “Due su tre li rimandiamo indietro rinviando l’incontro e accumulando così il futuro lavoro: un collo di bottiglia che pagheranno soprattutto i più vulnerabili”.

Tra i tanti servizi erogati ci sono infatti anche le politiche attive necessarie all’erogazione dei 350 euro del l’indennità Sfl che il governo ha deciso di assegnare ai cosiddetti “occupabili“, per persone in povertà 18-59enni senza minori, disabili o over 60 nel proprio nucleo. “Finché non li iscriviamo non prendono un soldo e a volte il sistema è così in palla che non vediamo nemmeno i loro dati anagrafici“. Lo stesso vale per i beneficiari del nuovo Reddito di cittadinanza, l’Assegno di inclusione: “Se non fanno il Patto entro i termini stabiliti gli sospendono l’erogazione“, spiega Lenzi, che alla Regione chiede almeno di segnalare l’ulteriore manutenzione, “così che gli operatori possano organizzare il lavoro in base alle priorità, realisticamente, e senza far venire la gente a vuoto”. Ma ad oggi ancora niente: “Non un avviso, né una procedura di emergenza da seguire, quella che da tempo chiediamo senza risultati”. C’è poi l’esasperazione di lavoratori già pressati per i risultati del programma Gol. “Veniamo monitorati due volte al giorno sul numero di Patti di servizio personalizzato che produciamo in funzione degli obiettivi Gol. Su questo abbiamo pressioni enormi dalla Regione“, continua, ricordando peraltro che in Lombardia gli operatori dei Cpi sono dipendenti delle Province e quindi non hanno alcuna interlocuzione diretta con la Regione. Così, se l’Italia procede a macchia di leopardo, in Lombardia non è diverso: “Ci sono province in difficoltà per mancanza di funzionari, perché dal pubblico impiego ormai la gente scappa. Ma anche a Milano continuiamo a vedere personale che se ne va”.

Cpi siciliani, la Cgil scrive al governatore – Carenza d’organico anche in Sicilia, dove Cgil e Nidil hanno deciso di scrivere direttamente al governatore della Regione Renato Schifani, denunciando “politiche attive per contrastare povertà e disoccupazione in panne”. E’ scritto nella nota inviata al presidente e all’assessorato regionale al Lavoro, che critica la mancata copertura dei posti vacanti nei Cpi come rilevati dal ministero del Lavoro, per i quali su richiesta della regione il ministero stesso eroga le risorse per assunzioni e stabilizzazioni. “Oggi mancano all’appello 703 unità – spiegano Francesco Lucchesi ( Cgil ) e Andrea Gattuso (Nidil) -, infatti sulle 1.246 previste dal piano triennale 2019-2021 ne sono state assunte solo 543“. La mancanza di personale, affermano Cgil e Nidil, ha effetti negativi su molte procedure, dall’Assegno di inclusione all’avviso 21 che, mancando la connessione tra domanda e offerta “sta dando risultati ben al di sotto delle aspettative“. Per non parlare del Supporto formazione e lavoro che in Sicilia è praticamente bloccato perché, a differenza di altre regioni, i corsi di formazione del programma Gol non sono mai stati attivati: “In 10 mesi di fatto le indennità percepite sono in misura del 2,3%”, un disastro per una Regione con un elevato tasso di persone in povertà assoluta.

Al governo Cgil e Nidil indicano anche alcune soluzioni che riguardano personale con competenze già acquisite per esperienze già fatte come gli ex navigator o gli ex collaboratori Anpal servizi Spa. I primi hanno superato nel 2019 una procedura selettiva assimilabile a un concorso pubblico, ricorda il sindacato, come conferma la giurisprudenza del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione. Per i secondi , sottolineano Lucchesi e Gattuso, la procedura selettiva è avvenuta con le regole della pubblica amministrazione, cioè trasparenza, pubblicità e imparzialità, potrebbero dunque essere stabilizzati. A dire che nella giungla di adempimenti legati ai nuovi strumenti introdotti dal governo servirebbero dei tutorsono gli stessi utenti dei Cpi“, riferisce al Fatto un operatore siciliano. I diretti interessati, quelli che sono rimasti, non si tirano indietro: “Basterebbe non chiamarci più navigator e siamo pronti, con competenze e conoscenza della platea che sarebbero ancora molto utili”. Nel chiedere il confronto, il sindacato ipotizza anche un nuovo concorso con riserva dei posti e propone un avviso per la ricognizione dei precari che potrebbero essere in possesso dei requisiti di legge. “La situazione attuale in una Sicilia che abbisogna di lavoro – chiudono i sindacalisti – è inconcepibile. Se non avremo riscontro non esiteremo a intraprendere tutte le iniziative sindacali possibili a tutela dei lavoratori”.
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