A 24 ore dall’incontro a Roma tra il capo del Mossad David Barnea, il direttore della Cia William Burns, il premier del Qatar, Mohammed Al-Thani, e il capo dell’intelligence egiziana, Abbas Kamal, Israele ha trasmesso a Washington la sua proposta “aggiornata” per un cessate il fuoco a Gaza. Ma mentre l’intelligence e le diplomazie lavorano per arrivare a una tregua, Tel Aviv continua a far scorrere sangue palestinese nella Striscia. È stata bombardata un’altra scuola-rifugio delle Nazioni Unite e il bilancio è ancora una volta pesante: almeno 30 morti e 100 feriti. Poco dopo un razzo nel nord di Israele uccide 11 persone. Per Tel Aviv nessun dubbio sulla provenienza: “Attacco di Hezbollah”. Il ministro Katz accusa il gruppo libanese: “Hanno superato la linea rossa”. E funzionari israeliani avvertono che la risposta sarà molto dura.

Scuole Onu ancora sotto attacco
Come ha già dimostrato nel corso di questi dieci mesi scarsi di conflitto, l’esercito israeliano accetta di colpire strutture civili, rifugi per gli sfollati o palazzi delle organizzazioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, se questo è giustificato dal sospetto che all’interno possano nascondersi membri di Hamas. Così, come riportato dal Ministero della Sanità della striscia, “30 persone sono state uccise e più di 100 ferite” nel raid dell’Idf a Deir al-Balah. Secondo la stessa fonte si “è trattato di un attacco a un ospedale da campo” che si trova accanto “alla scuola colpita”. L’Idf ha ammesso la responsabilità del raid spiegando di aver colpito il complesso scolastico nel quale “c’era un centro di comando e di controllo” di Hamas.

Le vittime
Tra le vittime, da quanto si apprende dai giornalisti di Associated Press presenti sul posto, c’è anche un bambino. Vicino all’ospedale di Al Aqsa, i reporter hanno visto un’ambulanza sfrecciare su una strada polverosa mentre alcune persone correvano nella direzione opposta. Un uomo ferito giaceva a terra su una barella. All’interno dell’ambulanza giacevano un corpo coperto da un lenzuolo e un bambino privo di vita. All’interno della scuola colpita le aule sono distrutte, hanno raccontato i giornalisti. Persone cercavano vittime sotto le macerie e alcuni raccoglievano i corpi di coloro che erano stati uccisi.

Attacco nel nord di Israele: “Razzo di Hezbollah uccide 11 persone”
Intanto, secondo quanto riportano i media locali, un attacco nel nord di Israele, con un razzo partito dal Libano, ha provocato almeno 11 morti e 34 feriti. Tra le vittime dell’attacco a Majdal Shams, nel quale sarebbe stato colpito un campo da calcio, ci sarebbero anche giovani e bambini. Il lancio del razzo “è stato effettuato dall’organizzazione terroristica degli Hezbollah“, ha detto l’Idf in base “a una valutazione della situazione e dell’intelligence in possesso”. Di contro, Hezbollah respinge le accuse sostenendo di “non essere in alcun modo legato all’incidente”. Il Times of Israel ricorda che Hezbollah aveva in precedenza rivendicato il lancio di decine di razzi contro una base dell’esercito israeliano nei pressi di Majdal Shams.

Katz: “Superate le linee rosse”
Immediatamente dopo l’attacco il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, ha riunito il capo di stato maggiore dell’Idf, Herzi Halevi, e il capo dello Shin Bet. Una fonte politica, citata da Ynet, fa sapere che il premier israeliano, Benjamin Netanyahu (che si trova ancora negli Stati Uniti) “è aggiornato sui dettagli dell’incidente a Majdal Shams, e sta tenendo una consultazione sulla sicurezza“. Premier che ha convocato il gabinetto di sicurezza israeliano immediatamente al suo rientro dagli Usa che ha anticipato, fa sapere il suo ufficio. Il ministro degli Esteri israeliano Katz ha dichiarato che “non c’è dubbio che Hezbollah abbia oltrepassato tutte le linee rosse”. “Stiamo affrontando una guerra totale”, ha aggiunto a Channel 12 insistendo che Israele esigerà un prezzo ancora più alto da Hezbollah. “Gli eventi nel nord determineranno una svolta drammatica nei combattimenti nella zona”, ha affermato a Canale 12 un alto funzionario dello Stato ebraico. Un altro, sentito da Kan, ha affermato che “il disastro di Majdal Shams potrebbe segnalare un cambio di direzione nella guerra“. La risposta di Tel Aviv, dicono diverse fonti, sarà molto dura.

Passo in avanti nelle trattative?
Intanto la comunità internazionale continua il proprio sforzo per cercare di arrivare il prima possibile a una tregua nella Striscia. In attesa del vertice tra le intelligence di Israele, Usa, Qatar ed Egitto, domenica a Roma, il sito Walla riporta che negoziatori israeliani hanno trasmesso agli Usa la proposta “aggiornata” per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Nella proposta sono contenute le condizioni sollevate dal premier Benjamin Netanyahu, tra le quali il meccanismo di controllo per impedire il passaggio dal sud al nord di Gaza di miliziani.

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