Cronaca

Turetta, il padre del killer di Giulia Cecchettin durante un colloquio in carcere: “Hai avuto un momento di debolezza, non ti devi dare colpe”

“Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti”. E ancora: “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi […]

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“Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti”. E ancora: “Hai fatto qualcosa, però non sei un mafioso, non sei uno che ammazza le persone, hai avuto un momento di debolezza. Non sei un terrorista. Devi farti forza. Non sei l’unico. Ci sono stati parecchi altri. Però ti devi laureare”. Sono alcune delle frasi che Nicola Turetta indirizza al figlio Filippo, in carcere perché reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin e in attesa del processo che inizierà il 23 settembre, nel colloquio che assieme alla madre ha avuto il 3 dicembre scorso nel carcere di Verona.

La conversazione, intercettata dagli investigatori e all’interno del fascicolo processuale, è stata pubblicata dal settimanale Giallo e riportata oggi dal Corriere della Sera e da L’Arena di Verona. Si è trattato del primo incontro dei genitori con Turetta, dopo la sua cattura in Germania al termine della fuga dopo l’uccisione e l’abbandono del corpo di Giulia in un bosco in Friuli.

Nel colloquio il ragazzo avrebbe chiesto al padre se fosse stato licenziato per colpa sua. dalle frasi di Nicola Turetta emerge un tentativo di rincuorare il figlio, più che riandare al delitto: “Ci sono altri 200 femminicidi. Poi avrai i permessi per uscire, per andare al lavoro, la libertà condizionale. Non sei stato te, non ti devi dare colpe perché tu non potevi controllarti“. Poi gli chiede come si fossero comportati i magistrati con lui, e Filippo risponde “meglio di quello che mi aspettavo”. Esprime infine il timore di essere lasciato dall’avvocato, Giovanni Caruso: “Magari non ce la faccio a riferirgli tutto, io non ho detto tutto”.

“Di mostri non ce ne sono, c’è però una normalizzazione sistematica della violenza, e in quanto sistematica non dipende dalla nostra società, dipende da tutti”, scrive in una storia su Instagram, Elena Cecchettin, sorella di Giulia. “Non sono sorpresa da certe notizie, assolutamente. E quindi ribadisco il concetto – aggiunge – La liberazione dalla violenza patriarcale parte dal rifiutare la violenza contro le donne e contro le minoranze, rifiutare ogni giustificazione, perché non c’è mai una giustificazione per l’oppressione”. “Bisogna smettere di tacere davanti alla normalizzazione del femminicidio, continuiamo a fare rumore, a rompere questo silenzio omertoso. Per Giulia, e per tutti gli altri ‘duecento’ femminicidi, perché nessuna vittima deve rimanere solo una statistica”, conclude Elena.

La pubblicazione della conversazione ha provocato una serie di interventi. Per il segretario dell’Unione Camere Penali, Rinaldo Romanelli, “crocifiggere queste persone che stanno vivendo una tragedia è immorale“. Per l’organizzazione che rappresenta gli avvocati penalisti quanto avvenuto è “un fatto grave”: “Non aggiunge nulla alle indagini né alla cronaca, si tratta solo di voyerismo fuori luogo”. Anche la politica si divide. Il capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato, Pierantonio Zanettin, ha presentato un’interrogazione al ministro della Giustizia per sapere se intenda assumere iniziative ispettive per “verificare possibili violazioni di legge“: “Per quali esigenze investigative sono stati intercettati i colloqui tra i genitori e Filippo Turetta, che è reo confesso? Chi ha diffuso le intercettazioni e le foto?”, chiede Zanettin.

Posizione diversa quella di Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra alla Camera: “Fa scandalo la diffusione delle intercettazioni del colloquio tra Filippo Turetta e suo padre e non le incredibili parole di quest’ultimo. Aver reso noto quel colloquio è un atto civile perché aiuta a smontare il racconto normalizzante della violenza e la disumanizzazione di Giulia e di tutte le altre donne vittime di violenza maschile”. Le parole del padre “fanno orrore“, commenta la senatrice di Fratelli d’Italia, Susanna Donatella Campione, membro della Commissione bicamerale sul femminicidio. “Spesso – aggiunge – si cela un’educazione tossica dietro certi soggetti che poi compiono delitti come quello commesso da Turetta che non hanno niente a che vedere con il patriarcato ma con un’educazione che crea individui fragili incapaci di tollerare un diniego”.