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“La regina Elisabetta aveva un tumore. Era così debilitata che non reggeva in mano nemmeno la teiera”: le rivelazioni del biografo Robert Jobson

Nel libro "Catherine, The Princess of Wales" nuovi dettagli sugli ultimi istanti della vita della sovrana

di Francesco Canino
“La regina Elisabetta aveva un tumore. Era così debilitata che non reggeva in mano nemmeno la teiera”: le rivelazioni del biografo Robert Jobson

La Regina Elisabetta II morì a causa di un tumore e non per “l’età avanzata”, come invece spiegarono fonti ufficiali di palazzo. L’indiscrezione circola da tempo e il primo ad ufficializzarlo fu Gyles Brandreth, storico amico del Principe Filippo, autore del libro biografico “Elizabeth: An Intimate Portrait”, che evitando accuratamente ogni deriva scandalistica fornì un ritratto intimo e accurato della Regina.

A confermare il fatto che la Sovrana sia stata colpita da un mieloma è oggi un altro biografo informatissimo, Robert Jobson, autore di “Catherine, The Princess of Wales“, libro in uscita il primo agosto le cui anticipazioni più succose sono iniziate ad uscire a puntate sul Daily Mail. Tra queste, ci sono alcuni passaggi proprio sugli ultimi giorni di vita di Elisabetta, così debilitata dalla malattia da non riuscire a tenere neppure in mano una teiera, tanto da chiedere al suo staff di trovargliene una più leggera. Alla mente tornano dunque le ultime istantanee pubbliche della Regina, che faticava vistosamente a camminare, e che, in un incontro con l’allora Primo ministro Liz Truss mostrava sul dorso della mano un livido violaceo molto evidente.

Scrive ancora Jobson, autore dello scoop che svelò al mondo l’intenzione di Carlo di sposare Camilla, che negli ultimi mesi di vita la Regina era quasi totalmente cieca, era dispiaciuta del fatto che il suo staff storico era quasi tutto cambiato (c’è chi era andato in pensione, alcune delle sue dame di compagnia erano morte) mentre apprezzava particolarmente le frequenti visite e le continue telefonate del nipote William. Il biografo svela che un ruolo determinante lo ebbe proprio la principessa Kate, che convinse il marito a traslocare con tutta la famiglia in una abitazione più vicina a Windsor, così da essere a un passo da Elisabetta.

E sarebbe stata proprio Kate a spingere William a distendere i rapporti con Carlo, bollato come “padre distante” e poco affettuoso. Tutto quello che il principe cerca invece di non essere: “William vuole che i suoi tre figli, da grandi, ricordino un’infanzia di amore totale”, si legge nel libro. Dove Jobson parla di una Kate attenta a ricavare “per sé un ruolo da pacificatrice nelle vicende familiari”.

Ecco perché cerca di fare da mediatrice tra il marito e Carlo (che “vede Catherine come la figlia che non ha avuto… in privato, lei chiama il re grandpa, nonno”) e spinge affinché abbia un rapporto quantomeno cordiale con la regina consorte Camilla. Che ritratto emerge di William? Il biografo lo descrive come un uomo “rigido, scontroso, ostinato”, con poca pazienza e abituato ad alzare la voce quando è contrariato. Come sull’utilizzo degli elicotteri per gli spostamenti in famiglia, prassi che tutti i reali del mondo evitano, per evidenti problemi legati alla sicurezza, e che tutta la famiglia gli contesta. Per questo la Regina sgridò il nipote e Carlo “costrinse così il figlio a firmare un documento nel quale riconosceva di correre un rischio”.

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