Mondo

Strage di bambini nel Golan: 12 morti. Israele accusa Hezbollah, attacca il Libano e promette “risposte dure”. Le ipotesi sulle responsabilità

La strage di bambini a Majdal Shams rischia di diventare il casus belli di una nuova guerra che coinvolge Israele e Libano, dopo il mese di sangue del 2006. Da Tel Aviv si accusano le milizie sciite di Hezbollah di aver bombardato il campo di calcio nel villaggio druso nelle Alture del Golan, territorio siriano occupato dallo ‘Stato ebraico’, ma dal Partito di Dio si nega ogni responsabilità. Così, mentre a Roma è in corso un vertice tra le intelligence di Israele, Usa, Qatar ed Egitto, nella speranza che oltre al dossier Gaza si muovano i fili per cercare di evitare questa nuova escalation, dal governo libanese e dall’Iran si respingono le accuse mosse nei confronti della formazione guidata da Hassan Nasrallah.

La dinamica
Il prezzo pagato per quest’ultimo attacco è di nuovo alto. Sono 12 le vittime registrate, tutte tra i 10 e i 16 anni. Si parlerebbe di crimine di guerra se solo fosse possibile attribuire la responsabilità del raid. Per Israele non ci sono dubbi: “Sappiamo esattamente da dove è stato lanciato il razzo. Abbiamo esaminato qui sul muro del campo di calcio i resti del razzo e sappiamo che si tratta di un razzo Falaq, fabbricato in Iran, con una testata da 53 chilogrammi. Questo è un razzo di Hezbollah”. Una ricostruzione che, dal punto di vista dell’esercito d’Israele, autorizza Tel Aviv a una “risposta pesante” che dovrebbe arrivare nelle prossime ore e che preoccupa gli osservatori internazionali che temono una nuova escalation. Intanto, le Forze di Sicurezza israeliane hanno risposto con una serie di raid in Libano su postazioni attribuite a Hezbollah. “Chiunque lanci un simile razzo in un’area urbana vuole uccidere civili, vuole uccidere bambini”, ha detto il capo di stato maggiore Herzi Halevi secondo cui l’Idf sta aumentando la sua prontezza per “la prossima fase dei combattimenti nel nord“. “Sappiamo – ha aggiunto – come attaccare anche molto lontano dallo Stato di Israele”.

Anche i funzionari dell’intelligence statunitense non hanno dubbi sul fatto che il razzo sia stato lanciato da Hezbollah: “Abbiamo continuato a discutere con le controparti israeliane e libanesi sin dal terribile attacco di ieri nel nord di Israele che ha ucciso diversi bambini che giocavano a calcio – fa sapere la Casa Bianca in una nota la portavoce del consiglio di sicurezza, Adrienne Watson– Questo attacco è stato condotto da Hezbollah libanese. Era un loro razzo e lanciato da un’area che controllano. Dovrebbe essere universalmente condannato”. Ma l’amministrazione Biden è preoccupata che l’attacco possa scatenare una guerra totale tra Israele e Hezbollah. “Quello che è successo oggi potrebbe far esplodere quello che abbiamo temuto e cercato di evitare per 10 mesi”, ha detto una fonte al sito Axios. “Ora ci aspettiamo un pesante attacco“, hanno dichiarato fonti di Hezbollah a un’agenzia di stampa tedesca.

Nonostante questo, Washington garantisce pieno appoggio a Tel Aviv: “Hezbollah ha iniziato a sparare su Israele l’8 ottobre, rivendicando solidarietà con Hamas, un altro gruppo terroristico sostenuto dall’Iran. Il nostro sostegno alla sicurezza di Israele è ferreo e incrollabile contro tutte le minacce sostenute dall’Iran, incluso Hezbollah”, si legge. Anche se aggiungono: “Gli Stati Uniti stanno anche lavorando a una soluzione diplomatica lungo la Blue Line che porrà fine a tutti gli attacchi una volta per tutte e consentirà ai cittadini su entrambi i lati del confine di tornare a casa in sicurezza”.

Proprio il Partito di Dio, però, nega ogni coinvolgimento nel raid su Majdal Shams. L’analisi dei resti del razzo permetterà di risalire alla sua provenienza, ma resta il dubbio sulla volontarietà del raid. Il villaggio è abitato da una popolazione a maggioranza drusa in territori annessi da Israele, ma in maniera illegale secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite. Questo rende i suoi abitanti estranei ai conflitti che hanno infiammato lo Stato ebraico dal 7 ottobre scorso, i drusi non rappresentano sulla carta né un obiettivo per le formazioni considerate vicine a Hamas o Hezbollah né per Israele. Non a caso, il ministro degli Esteri libanese (indipendente) Abdullah Bu Habib ipotizza che l’uccisione dei bambini possa essere il frutto di un errore israeliano, di Hezbollah o di “un’altra organizzazione” ed esclude “l’ipotesi che Hezbollah abbia condotto l’attacco perché, dall’inizio del conflitto nel sud, non ha attaccato luoghi civili, ma solo postazioni militari”. Motivo per cui ha chiesto un’indagine internazionale o la convocazione del Comitato tripartito di Unifil per chiarire quanto accaduto.

Tensioni ai funerali
Mentre l’intelligence indaga, gli apparati di sicurezza parlano e le cancellerie rilasciano dichiarazioni, a Majdal Shams si sono tenuti i funerali delle vittime. Cerimonia alla quale hanno pensato di partecipare anche alcuni esponenti del governo di Israele, tra cui il ministro delle Finanze, l’estremista sostenitore delle colonie illegali Bezalel Smotrich, il ministro dell’Economia, Nir Barkat, e quello dell’Ambiente, Idit Silman. La loro presenza, nonostante sostengano che l’attacco sia stato sferrato da Hezbollah, non è stata però ben accolta dalla popolazione. In molti hanno contestato i ministri e denunciato l’emarginazione a cui è sottoposta la comunità drusa. “Ci avete abbandonato per nove mesi e ora siete qui”, hanno detto secondo il quotidiano israeliano Times of Israel.

Le reazioni internazionali
L’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha condannato il “bagno di sangue” ed esorta un’inchiesta internazionale indipendente sull’attacco. “Immagini scioccanti dal campo da calcio nella città drusa di Majdal Shams. Condanno fermamente questo bagno di sangue. Abbiamo bisogno di un’indagine internazionale indipendente su questo inaccettabile episodio. Esortiamo tutte le parti a esercitare la massima moderazione ed evitare un’ulteriore escalation”, ha affermato Borrell in un post su X.

È intervenuto anche il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Nasser Kanani, ha messo in guardia sulle conseguenze di “qualsiasi nuovo avventurismo di Israele in Libano, con il pretesto di rappresaglia per gli attacchi missilistici sulle alture del Golan”. “Dopo mesi di uccisioni di massa a Gaza, il regime dell’apartheid di Israele sta creando uno scenario falso (incolpando Hezbollah per l’attacco) per deviare l’attenzione del mondo sui suoi vasti crimini in Palestina“, ha detto Kanani, citato dalla tv di Stato. “Qualsiasi mossa ignorante del regime sionista espanderà l’instabilità, l’insicurezza e la guerra all’intera regione e, pertanto, il regime sarà sicuramente responsabile di qualsiasi reazione imprevista e conseguenza di qualsiasi comportamento stupido”. “Il regime non ha la minima qualifica morale per commentare e giudicare l’attacco alle alture del Golan (di cui Hezbollah ha negato ogni coinvolgimento) e le affermazioni del regime non sono accettate”, ha sottolineato.