L'attacco delle orche in mare aperto poi la vita per la famiglia non è stata più la stessa
Una traversata in mare con una grande barca in vela per la famiglia Robertson si è rivelata un vero e proprio incubo. La vicenda risale a 52 anni fa ed è stata riportata alle cronache dal The Guardian che ha intervistato uno dei figli, Douglas Robertson, che all’epoca dei fatti aveva solo 16 anni. Durante la traversata, erano circa le dieci del mattino, d’un tratto due tonfi assordanti hanno colpito la barca di 13 metri e anche il timoniere il padre era stato balzato lontano dal posto di comando.
“Mi sono accorto che c’erano tre orche – ha raccontato Douglas Robertson – un papà, una mamma e un cucciolo in mezzo. La testa del papà era spaccata e sanguinava molto”. Le balene avevano attaccato l’imbarcazione. D’istinto Douglas urlò al padre di abbandonare la nave, ma lui rispose: ‘Non siamo al porto turistico, siamo nel mezzo dell’Oceano Pacifico. Abbandoniamo la nave verso dove?’”.
La famiglia Robertson era salpata 17 mesi prima con Anne, la più grande, aveva 18 anni, Douglas 16 anni, i gemelli, Neil e Sandy, 11 anni. Il capofamiglia Dougal era un ex capitano di marina, aveva lasciato la marina mercantile negli Anni 50 per iniziare una nuova vita. Aveva acquistato una fattoria e aveva cresciuto una famiglia con sua moglie, Linda. Ma non si era mai liberato del mare.
Il primo anno di viaggio si era passati dall’Inghilterra al Portogallo, dalle Canarie ai Caraibi, alle Bahamas, fino a Miami, attraverso il Canale di Panama e poi alle Isole Galápagos. Sei mesi di stop a Miami per guadagnare soldi utili per la seconda parte del viaggio. Anne si era innamorata e così è scesa dalla barca, lasciando il posto all’analista finanziario, il 23enne Robin Williams, che stava facendo l’autostop per il giro del mondo. Accettò di pagare una tariffa simbolica e di insegnare inglese e matematica ai bambini per il suo passaggio.
Erano in giro da 45 giorni verso le Isole Marchesi nel Pacifico meridionale, quando sono stati colpiti dalle orche. La zattera è stata la salvezza ma d’un tratto si sono ritrovati circondati da venti orche. “Sono rimasto in acqua e ho aiutato tutti a salire sulla zattera. – ha ricordato Douglas – Continuavo a tastare le gambe per vedere se le avevo ancora perché avevo sentito dire che non si sente il morso, si vede solo il sangue nell’acqua. Ero sopravvissuto“.
Poi il panico: “Avevamo una scorta di acqua in scatola per 10 giorni e cibo per 10 giorni se avessimo razionato bene il cibo. Ci siamo promessi a vicenda che non ci saremmo mangiati. Saremmo morti in silenzio se fosse stato necessario e avremmo cercato una nave di salvataggio. Quella sarebbe stata la nostra migliore possibilità di uscire da questa situazione”. Così è andata e sono passati 38 lunghi infiniti giorni.
Il 23 luglio 1972 è stata avvistata una nave del peschereccio giapponese, il Toka Maru II, diretto al Canale di Panama. Il capofamiglia Dougal ha acceso il razzo di segnalazione. In 10 minuti, la nave era al loro fianco. Il miracolo del salvataggio era compiuto.
(Foto tratte dal The Guardian)