di Massimo Arcangeli e Antonello Sannino

Negli stessi giorni in cui l’elezione di Roberto Vannacci a una delle sette vicepresidenze del gruppo dei Patrioti nel nuovo Parlamento europeo, avvenuta l’8 luglio, viene contestata per le posizioni omofobe del generale perfino dai francesi del Rassemblement National di Marine Le Pen e Jordan Bardella, la componente numericamente più importante della coalizione di estrema destra (composta, oltreché dalla Lega, anche dagli spagnoli di Vox di Santiago Abascal, dagli olandesi del Partij voor de Vrijheid di Geert Wilders, dai portoghesi di Chega di André Ventura, dagli austriaci del Freiheitliche Partei Österreichs, ecc.), l’aggressione subita nella notte di sabato 13 luglio a Roma da due ragazzi gay, di una violenza inaudita, fra l’indifferenza di chi era presente e non ha fatto niente, ha fatto ripiombare indietro la capitale di buon mezzo secolo. La cosa peggiore è stata proprio l’indifferenza di chi avrà pure filmato ma si è comunque ben guardato dall’intervenire.

Due ragazzi presi a pugni, a calci, a cinghiate, nel centro di una Roma notturna che comincia davvero a fare paura, solo perché si tenevano per mano. La ricostruzione degli accadimenti è stata confermata punto per punto da Alessandra Rossi, coordinatrice di Gay Help Line (il contact center antiomofobia e antitransfobia che ha raccolto le testimonianze della coppia), nel sit-in che si è tenuto il 24 luglio scorso (alle 19) nel luogo dell’aggressione, fra via Tre Fontane e viale di Val Fiorita, e di cui allego un video di raccolta delle dichiarazioni e delle testimonianze dei presenti che sono intervenuti.

Nel filmato dell’aggressione postato su Instagram dal Gay Help Line si vedono bene i quattro balordi, tre uomini e una donna, responsabili del pestaggio. L’ennesima manifestazione di una barbarie, come sottolineato da molti dei partecipanti al sit-in, che deve avere termine. Ognuno deve fare però la sua parte. Alla ripresa dopo le ferie estive, come abbiamo ripetutamente fatto a partire dal 2017, l’anno della fondazione del movimento, nelle città e cittadine italiane in cui si fossero verificati casi di omofobia, organizzeremo perciò a Roma, come Omofobi del mio Stivale, un evento che possa rappresentare un momento di riflessione e un’occasione di sensibilizzazione su una questione – l’omofobia, purtroppo ancora ben radicata nel nostro paese – non più rinviabile.

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