Bisognava dare un motivo ai capelli dorati e Nicolò Martinenghi ha scelto il modo migliore, quello che lo fa entrare direttamente nella storia dello sport italiano, vincendo un oro nei 100 rana, ventiquattro anni dopo la vera e propria esplosione del nostro movimento natatorio con l’Olimpiade di Sydney 2000 e la vittoria sempre nei 100 rana di Domenico Fioravanti. È stata una vittoria da outsider, come spesso sta succedendo all’Italia in questo inizio Olimpiade. I grandi favoriti stanno subendo sconfitte inaspettate mentre le preventivate seconde linee stanno facendo sognare.

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Nicolò Martinenghi, nato nel 1999 a Varese, vive ad Azzate e ha due grandi passioni sportive, la Pallacanestro Varese e l’Inter. Per fortuna però ha scelto di fare il ranista. Ha deciso di fare dei suoi massacranti allenamenti una sorta di web series dal titolo “DiscoverTete”, ed è lì che è possibile capire quanti sacrifici bisogna fare anche solo per competere a questi livelli estremi. Storie di burnout nello sport ormai ne conosciamo tante e anche nella rana Adam Peaty, un suo avversario e amico, il primo che è andato ad abbracciarlo dopo la vittoria, ne è la testimonianza più evidente. Nicolò, meglio conosciuto come “Tete”, dopo un primo periodo di difficoltà, dovuto anche alle aspettative altissime con cui era arrivato nei senior dopo una grande carriera giovanile, oggi vive in simbiosi con il fratello Jacopo, la sua intera famiglia e la fidanzata Adelaide, dei punti fermi necessari per restare sempre in equilibrio.

Altre due persone decisive per esprimere al meglio il suo talento sono l’allenatore Marco Pedoja, bravo nel fargli capire che la gara olimpica è tutta basata su chi tocca per primo, non conta il tempo è questa è stata la grande intuizione di Tete. Non serviva forzare troppo i 50 metri perché bisognava fare gara sugli altri e sorpassarli quando serviva. L’altro è Lorenzo Marconi, mental coach, capace di liberare la sua testa dalle tensioni che uno sport a questo livello può portare, ispirandosi ai pensieri e agli esercizi spirituali dei monaci tibetani.

Dal padre orafo ha preso l’amore per le cose belle e per i dettagli, fondamentali anche in piscina, mentre grazie al nonno può assaggiare ancora oggi l’Apollo 11, un cocktail color rosa inventato da Pietro Pirola nei giorni dello sbarco sulla luna. Dalla madre, proprietaria di un’importante pasticceria a Novara, ha preso invece la voglia di far felici gli altri con una piccola cosa. Dopo una giornata terribile, tra sciagure arbitrali e sconfitte inaspettate, Tete Martinenghi ha reso tutta l’Italia felice, ha preparato per tutti un pasticcino dorato, unendo le due passioni dei genitori e fondendole in un grande momento di nuoto, la sua passione e la sua vita.

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