Nei due anni e mezzo dall’entrata in carica del governo Meloni (ottobre 2022-giugno 2024), lo strumento europeo di monitoraggio degli attacchi a media e giornalisti “Mapping Media Freedom” ha registrato 193 segnalazioni di violazioni relative all’Italia.”Un picco rispetto ai 22 mesi precedenti, quando ne erano state registrate 75″. In 54 casi dei 193 alert, “all’origine degli incidenti c’erano il governo o funzionari pubblici”. Nei 22 mesi precedenti, non risultavano segnalazioni di azioni smili da parte dell’allora esecutivo. I dati sono contenuti nel report del consorzio europeo Media Freedom Rapid Response che, il 16-17 maggio scorso, ha fatto una missione speciale in Italia. “Dall’arrivo al potere del governo”, è la denuncia che si legge nel documento, “la libertà dei media in Italia è stata sotto una crescente pressione, con attacchi e violazioni senza precedenti” e “spesso avviati da autorità pubbliche nel tentativo di emarginare e silenziare le voci critiche“. Solo ieri, la premier ha inviato una lettera a Ursula von Der Leyen per contestare il presunto “uso distorto” del rapporto sullo stato di diritto Ue e negare ogni ingerenza in Rai. Oggi, presentando il nuovo report, la direttrice della European Federation of Journalist Renate Schroeder, ha dichiarato: “È necessaria una mobilitazione della società civile” per tenere alta l’attenzione.
La missione e il report – A firmare il documento è un consorzio di enti e organizzazioni che lavorano per la tutela della libertà di stampa in Europa: la Federazione dei Giornalisti europei (Efj), l’Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa (Obct), Article 19 Europe, European Centre for Press and Media Freedom (Ecpmf) e International Press Institute (Ipi). Durante il viaggio a Roma, la delegazione ha incontrato diversi attori, istituzionali e non (dai parlamentari di opposizione a Ordine dei giornalisti e Agcom), ma nessun esponente della maggioranza. “Nonostante numerose richieste di incontro, purtroppo tutte le richieste sono rimaste senza risposta”, si legge nel documento. “Tali rifiuti illustrano la mancanza di volontà del governo di impegnarsi in discussioni costruttive su sviluppi chiave relativi ai media che alla fine influenzano la qualità della democrazia italiana”. Come già evidenziato nella conferenza stampa di maggio, mai prima d’ora un governo si era rifiutato di incontrare la delegazione in missione.
I dati – Il Mapping Media Freedom, la piattaforma che raccoglie gli attacchi a media e giornalisti in tutti gli Stati Ue, ha mostrato un aumento di segnalazioni proprio con l’insediamento del governo Meloni. Fino a giugno scorso, se 54 incidenti sono stati provocati dal governo o da funzionari pubblici, gli altri vengono ad esempio: da privati (66 casi), procure e giudici (13), partiti politici (4), organizzazioni criminali (3), autorità pubbliche (6). I dati, comunque non esaustivi perché gli Stati non hanno un sistema di mappatura delle violazioni, mostrano che quando gli incidenti sono causati da funzionari pubblici nell’oltre 50 per cento dei casi si tratta di azioni legali. Seguono molestie verbali (31,5%) e tentativi di censura (20,4%). In totale, sono state segnalate 57 azioni legali, di cui 29 portate avanti da funzionari governativi e pubblici. “L’uso di intimidazioni legali per silenziare il giornalismo investigativo e le opinioni critiche costituisce una tendenza inquietante confermata dai precedenti rapporti MFRR, dal rapporto 2024 sullo Stato di diritto dell’UE e dal Monitoraggio della Pluralità dei Media 2024“, prosegue il report. “Oltre alle sfide analitiche poste dalla mancanza di un database e dalla mancanza di una definizione comune di SLAPP (querele temerarie ndr), lo studio 2024 del Parlamento UE sull’incidenza delle SLAPP nell’UE ha identificato l’Italia come il paese con il numero più alto di casi tra quelli esaminati“.
Nel report vengono elencati alcuni casi, a partire dal “caso principale” della condanna per diffamazione a mezzo stampa di Roberto Saviano, in una causa avviata dalla stessa Meloni. Vengono poi citati gli attacchi a Domani, Report e il Fatto quotidiano per una vignetta satirica di Mario Natangelo. Si parla poi delle critiche a Fanpage dopo l’inchiesta sulla giovanile di Fdi. E viene evidenziata la “denigrazione” online e non solo “di giornalisti di La7, della redazione di La Repubblica; del conduttore di Nove Tv Fabio Fazio” e “intellettuali italiani come Roberto Saviano e Antonio Scurati, i cui volti sono apparsi su meme appositamente progettati da Fratelli d’Italia”. Secondo il report, “le condanne pubbliche dei giornalisti sono spesso utilizzate per attaccare i professionisti dei media critici nei confronti del governo”. E questo favorirebbe un clima di tensione e attacchi, non solo provenienti dal governo: “Questi incidenti rischiano di stabilire un pericoloso precedente nella già tesa relazione tra i media e gli attori politici. Inoltre, legittimano gli attacchi ai professionisti dei media, stabilendo un esempio preoccupante per i funzionari pubblici di livello inferiore”.
La Rai – Uno dei focus principali del report riguarda l’emittente pubblica. E il fatto che a breve sarà costretta dalla nuova legge Ue sui media a implementare strumenti trasparenti per la nomina della governance. “Sebbene un certo grado di politicizzazione abbia sempre caratterizzato il servizio pubblico radiotelevisivo italiano”, si legge, “negli ultimi due anni questa tendenza ha raggiunto un livello senza precedenti, risultando in una pressione straordinaria e in crescenti casi di autocensura”. E “contrariamente al nuovo European Media Freedom Act (EMFA) adottato, la legge attuale che regola il servizio pubblico consente una continua e indebita ingerenza politica nella governance del servizio pubblico radiotelevisivo”. Il riferimento è alla legge Renzi che, ribadiscono, “va cambiata”. “Insieme a finanze inadeguate e insostenibili, questa situazione non solo rappresenta una grave minaccia per l’indipendenza del servizio pubblico, ma mette anche a rischio il diritto dei cittadini a un’informazione libera e imparziale”. E proprio per questo, una delle raccomandazioni finali riguarda la necessità che l’EMFA venga implementata e che si proceda il prima possibile a una riforma della Rai. Il consorzio ha incontrato, a questo proposito, la presidente della Vigilanza Barbara Floridia che ha garantito il tema sarà affrontato con l’organizzazione di Stati generali.
Dalla potenziale vendita dell’Agi alle querele temerarie: le raccomandazioni – Il documento continua parlando della potenziale vendita dell’agenzia di stampa Agi al deputato della Lega Antonio Angelucci. Che “oltre a essere un politico all’interno della coalizione di governo in Italia”, scrivono, “è anche un imprenditore nel settore della sanità privata e magnate dei media che già possiede diversi giornali (Libero, Il Tempo e Il Giornale)”. Questa potenziale vendita, sostengono, “avrebbe implicazioni più ampie su un pluralismo dei media già fragile e su un ambiente di concentrazione della proprietà in Italia, e rappresenterebbe un ulteriore esempio di un chiaro conflitto di interessi di un politico proprietario di media”.
Non solo. Il consorzio auspica urgenti interventi legislativi per proteggere media e giornalisti dall’aumento delle minacce legali: “L’aumento del numero di cause vessatorie, che sfruttano sia le leggi sulla diffamazione civile che penale, evidenzia sia la necessità urgente di una tempestiva e adeguata trasposizione della nuova direttiva anti-SLAPP che una riforma complessiva del regime di diffamazione che vada oltre il proposto disegno di legge Balboni, le cui disposizioni contravvengono agli standard internazionali sulla libertà di espressione”. Perché, denunciano, “tutti questi elementi insieme puntano a una forte intolleranza della coalizione di governo verso qualsiasi forma di critica o opposizione mediatica, risultando in un’ampia contrazione della libertà di espressione e un conseguente indebolimento della qualità democratica del paese“.