Su Finale Emilia, il comune più orientale della provincia di Modena, sfregiato dal terremoto del maggio 2012, incombe una nuova megadiscarica di rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali non pericolosi, già autorizzata. In aggiunta a quelle già esistenti. Tutto dislocato a circa 3,5 chilometri a nord-ovest dal centro abitato, e un paio a sud-ovest dell’Oasi naturalistica e Zona a Protezione Speciale Le Meleghine, in un’area lambita dal passaggio del canale diversivo di Burana, storicamente utilizzata per la coltivazione di frutteti, ortaggi e cereali, come indica anche la presenza di diverse aziende agricole.

Per questo motivo dal 2016 si susseguono le proteste dell’Osservatorio civico Ora tocca a Noi. Preoccupato per gli effetti dei diversi impianti sulla salute delle persone. “Gravi gli sforamenti dei parametri di legge relativi agli inquinanti presenti nelle acque di falda”, scrive in una nota il portavoce dell’Osservatorio, Maurizio Poletti. Aggiungendo che “un recente e preoccupante sviluppo riguarda i superamenti dei nuovi Valori di Fondo introdotti dall’Azienda regionale per la protezione ambientale Emilia Romagna (Arpae)-Servizi Autorizzazioni e Concessioni nel 2023, che hanno notevolmente innalzato i limiti legali per molti inquinanti. Nonostante questi nuovi standard, tra novembre 2023 e marzo 2024 sono stati registrati 24 superamenti per metalli e inquinanti inorganici come ferro, manganese, nichel, boro e solfati”.

Una storia complessa, lunga quasi cinquant’anni. Tra aperture e chiusure. Un sequestro e quindi un dissequestro. Autorizzazioni ed un processo, in corso. Un ricorso al Tar ed un esposto alla Procura della Repubblica. Con un punto fermo, finora. A marzo 2019 Feronia srl, che da settembre 2011 è il gestore del sito, del quale si era occupato fino al 2009 il Consorzio di Comuni Sorgea, incassa dalla Regione l’esito positivo della richiesta del novembre 2015 di Valutazione di Impatto Ambientale, “per l’ottimizzazione dell’area tecnologica esistente con adeguamento della capacità volumetrica”, si spiega nella Relazione tecnica.

Insomma, un ampliamento di una discarica già esistente. Un mega-ampliamento, in realtà. Secondo il progetto, di 107mila metri quadrati, con una capacità volumetrica aggiuntiva di 1.860.000 metri cubi. Ampliamento che ha registrato i pareri favorevoli di tutti gli enti coinvolti, fatta eccezione per i Comuni di Bondeno e di Finale Emilia.

Un ampliamento che andrà a posizionarsi nei pressi della discarica Feronia 0, estesa su circa 30mila metri quadrati, aperta tra gli anni ’70-80 e chiusa a dicembre 2000. E la contigua Feronia 1, estesa su circa 36mila metri quadrati, approntata nel 2011 e attiva al conferimento da gennaio 2012, così da poter ricevere una parte delle macerie del sisma del 2012, a dicembre 2015 quando esaurisce la sua capacità di 416mila metri cubi. Anzi il superamento dei limiti di stoccaggio si raggiunge alla fine del 2014. Motivo per il quale a fine 2015 la Provincia di Modena fornisce una nuova autorizzazione. Nonostante nell’analisi del rischio sanitario consegnato alla Provincia compaia che nella falda si è registrato il superamento dei valori limite di manganese, ferro e nichel. Dati confermati dal Report realizzato nel 2016 da Arpa Modena e consegnato alla Provincia.

“Le discariche Feronia 0 e Feronia 1, spiega nella nota il portavoce dell’Osservatorio, risultano essere la fonte principale dell’inquinamento, aggravato da molteplici violazioni normative del passato. In particolare, la discarica Feronia 0 manca di un sistema di copertura che impedisca l‘infiltrazione delle acque meteoriche”.

Le vicende della discarica s’intrecciano con l’inchiesta Aemilia. Le indagini che si protraggono per anni, nel 2019 portano al sequestro della discarica. Nell’aprile del 2022 si apre il processo contro dieci responsabili, tra dirigenti di Feronia, sindaci e amministratori pubblici della Provincia e di Arpa. Nello stesso anno la Giunta regionale conferma nel piano regionale dei rifiuti 2022 come unica discarica attiva quella di Finale Emilia, senza finanziare piani di bonifica o verifiche sanitarie per la popolazione esposta alla possibile contaminazione ambientale.

A febbraio 2022 Arpa autorizza per la seconda volta l’ampliamento del sito denominato Feronia 2. “La contaminazione da metalli pesanti non è dovuta alla presenza della discarica, si legge nel documento, semmai ad altri fattori, come i fertilizzanti agricoli utilizzati negli anni precedenti. Sostanze chimiche come cromo e nichel sarebbero quindi di provenienza agricola”. La più recente Relazione di Arpa di gennaio 2023, ha evidenziato 1554 superamenti delle concentrazioni soglia di contaminazione su 10 diversi parametri tra ferro, manganese, arsenico, nichel, solfati, boro, antimonio, piombo, triclorometano e nitriti, anche se “la quasi totalità delle sostanze chimiche presenti nelle acque sotterranee coincide con ciò che sarebbe normalmente presente nell’area anche in assenza di attività umane”.

La nuova autorizzazione viene presentata da Feronia alla Corte di Cassazione che a gennaio 2023 conferma il dissequestro della discarica. Così, mentre il cantiere per il conferimento dei rifiuti avanza rapidamente, il processo giudiziario va avanti. Di udienza in udienza. “L’ordinanza da parte del sindaco è l’unico strumento che può fermare subito l’avanzamento della discarica e proteggere la salute dei cittadini”, scrive nella nota Poletti. Le proteste dei cittadini continuano.

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