La presidente Meloni ha scritto alla Commissione europea per protestare contro il Rapporto sullo stato di diritto. Il rapporto, come sempre, non contiene opinioni, ma rileva situazioni di anomalia in materia di carceri, giustizia, libertà di informazione.
All’Italia viene contestato il degrado ulteriore della situazione e, in particolare, il non recepimento delle osservazioni in materia di conflitto di interessi, nomine Rai, querele bavaglio, tutela delle fonti, segreto professionale. Gli stessi rilievi erano stati formulati con altri governi e sono stati rivolti ad Ungheria, Grecia, Serbia.
Il peggioramento è dovuto al dilettantismo e alla arroganza che hanno segnato la gestione della Rai meloniana, basti pensare ai comizi senza domande trasmessi da Rainews, all’oscuramento di Roberto Saviano, ai comportamenti antisindacali sanzionati anche dai tribunali… l’elenco potrebbe continuare.
La presidente parla di dimissioni spontanee di alcuni autori, artisti, giornalisti, dimenticando che si è trattato di dimissioni “spintanee”. La presidente, tuttavia, tace su querele bavaglio, diffamazione, segreto professionale, tutela delle fonti, minacce al pensiero critico. Protesta, ma non annuncia nuove norme e il ritiro di quelle appena approvate su intercettazioni, diritto di cronaca, tutela delle fonti. Dimentica che tutte, ma proprio tutte le associazioni internazionali hanno segnalato l’anomalia italiana in materia di libertà dei media. Rispolvera, anche in questo campo, gli slogan di Berlusconi sul complotto internazionale, sulle trame dei “comunisti”, usa le stesse parole e gli stessi toni che hanno determinato le sue batoste in sede europea.
L’esistenza di Telemeloni, anche in queste ore, è confermata dal fatto che quasi tutti i tg pubblici hanno dato rilievo alle sue lamentele, ma non hanno informato sulle parti più rilevanti del rapporto. A che ora lo leggeranno? Lo pubblicheranno sui siti della Rai? Promuoveranno un confronto pubblico, magari invitando i maggiori esperti del settore e i costituzionalisti? Ricorderanno al pubblico le parole che il presidente Mattarella ha sentito il bisogno di pronunciare sulla libertà di informazione? Forse la presidente ha voluto replicare anche al Quirinale?
Ci piacerebbe, infine, sapere perché la presidente non ha replicato alla preoccupazione della commissione in materia di bilanciamento dei poteri: giustizia e informazione. Eppure siamo alla vigilia della controriforma costituzionale e il vero oggetto del desiderio è il rafforzamento del capo o della capa e la riduzione del ruolo e della funzione dei poteri di controllo.
Lasciamo le lettere piagnucolanti alla Meloni e corriamo a firmare per i referendum. Le “lettere” dei quesiti referendari saranno sicuramente più efficaci delle missive della presidente che ha trascinato l’Italia oltre l’Ungheria.