Il primo oro della spedizione italiana alle Olimpiadi di Parigi 2024 è una sorpresa. Inaspettato, per questo ancora più luccicante. Tutto merito di Nicolò Martinenghi, che ha portato l’Italia sul tetto del mondo dopo una giornata contraddistinta da tante medaglie di legno, da recriminazioni e da veementi polemiche. Alla Defense Arena il varesino si prende il metallo olimpico più prezioso nei 100 rana dopo il bronzo di Tokyo 2020 (oltre alla 4×100 misti), mettendo in fila il campione olimpico in carica Adam Peaty e lo statunitense Fink, ex aequo a 59.05. Una finale non velocissima ma combattuta fino all’ultimo centesimo. E pensare che quel colore, oro appunto, ce l’aveva anche nei capelli: “Ecco. Così diamo una spiegazione alla tinta”, ci ride su. “No, non è per quello. Sono senza parole, penso sarà la mia prima intervista in cui farò scena muta. Ho dimostrato che il tempo non conta, importa come stai, cogliere l’attimo”, ha proseguito Martinenghi subito dopo l’impresa, incredulo per aver messo in riga il mondo con un 59.03 che neanche gli piace più di tanto.

“Il tempo non è stato dei migliori, anzi, direi che è inspiegabile la cosa – ha aggiunto l’olimpionico – Ma non mi interessa, conta solo essere sul podio, e immaginare l’inno. Non lo canto mai, quasi per scaramanzia non certo per menefreghismo. Vincere davanti alla mia famiglia – ha detto ancora – a chi mi vuole bene, è fantastico. Questo oro è per tutti. È la ciliegina sulla torta, mi mancava dopo l’Europeo e il Mondiale. Ora posso dire d’aver vinto anche all’Olimpiade, dopo aver preso medaglia a Tokyo”.

Mastica amaro il campione uscente Peaty, sorriso amaro sul podio, ma anche la sportività che lo contraddistingue, quando passando davanti all’azzurro gli ha fatto i complimenti baciandolo: “Oggi il mio allenatore mi ha detto ‘Se posso sbilanciarmi sei quello che in acqua starà megliò – ha confessato Martinenghi – Devo ammettere che ho anche chiuso gli occhi durante la gara, sapevo di stare bene. Non ho parole”. Pensare che suo padre Samuele fa l’orafo, quel metallo prezioso che ora porta al collo, per Nicolò è un affare di famiglia. “Il segno che la rana sta cambiando, è stato bravo Nicolò a cogliere l’occasione”, i complimenti di Thomas Ceccon, anch’egli bravo a conquistare la finale dei 100 dorso alle Olimpiadi di Parigi 2024 con il secondo miglior tempo, 52.58, immediatamente alle spalle del cinese Xu Jiayu che si aggiudica la semifinale con 52.02.

Terzo alle loro spalle, il francese Yohann Ndoye-Brouard (52.63). Ha sofferto ma passato il turno anche Benedetta Pilato, qualificata per la finale dei 100 rana con il settimo tempo complessivo di 1:06.12. Non ce l’ha fatta per un soffio l’altra azzurra Lisa Angiolini, soltanto nona con il tempo di 1:06.39. La semifinale è stata vinta dalla sudafricana Tatjana Smith con il tempo netto di 1:05.00, davanti all’irlandese Mona McSharry (1:05.51) e ala statunitense Lilly King.

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