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Musk rilancia un video fake di Harris che fa 140 milioni di click. Lei: “Bugie”. Ora a Kamala è chiaro che Trump non è il solo avversario

Oltre che con Donald Trump, nella corsa alla Casa Bianca Kamala Harris dovrà vedersela anche con Elon Musk. La candidata democratica alle presidenziali del 5 novembre lo sapeva anche prima, – ufficialmente dal 13 luglio, giorno in cui il patron di Tesla aveva omaggiato il frontman repubblicano con un esplicito endorsement – ma da oggi il concetto ce l’ha ancora più chiaro, al punto che la sua campagna per la prima volta ha risposto direttamente a un attacco diretto rivoltole dall’uomo più ricco del mondo.

La sera del 27 luglio Musk ha rilanciato sul proprio account X, social network di cui è proprietario, un finto video elettorale nel quale scorrono immagini della Harris e una voce fuori campo creata con l’intelligenza artificiale e attribuita alla vicepresidente afferma: “Io, Kamala Harris, sono il tuo candidato alla presidenza perché finalmente Joe Biden ha messo in mostra la propria senilità durante un dibattito – dice la voce fuori campo -. Grazie, Joe. Sono stata selezionata perché sono il massimo livello della diversità, sono sia una donna che una persona di colore. Quindi se critichi una qualunque delle cose che io dico sei sia sessista che razzista“. Il filmato è stato visto 129 milioni di volte soltanto sull’account di Musk. Un risultato impensabile senza l’intervento del patron di Tesla, visto che l’utente di X che lo ha pubblicato, tale “Mr. Reagan” ha appena 64mila follower e da solo mai avrebbe potuto raggiungere una tale platea. Per inciso quest’ultimo, collegato allo youtuber conservatore Chris Kohls, ha specificato che il video era una “parodia”, cosa che invece Musk non ha fatto.

La risposta della campagna di Harris è arrivata oggi. Un portavoce ha dichiarato all’Associated Press che “il popolo americano vuole la vera libertà, opportunità e sicurezza che la vicepresidente Harris offre, non le bugie false e manipolate di Elon Musk e Donald Trump”. La senatrice Amy Klobuchar, da parte sua, ha accusato Musk di aver violato le linee guida della piattaforma di cui è proprietario, ai cui utenti è vietato condividere contenuti “manipolati o fuori contesto che potrebbero ingannare o confondere le persone e causare danni”, sebbene siano consentite delle concessioni alla satira, a condizione che non “causino confusione significativa sull’autenticità” del messaggio.

Il miliardario ha replicato poco dopo: “Ho contattato la rinomata autorità mondiale, il professor Suggon Deeznutz, e lui ha detto che la parodia è legale in America”, ha scritto Musk, rilanciando lo stesso filmato che ha ricevuto altri 11,5 milioni di visualizzazioni.

Se alle presidenziali del 2020 Musk si era schierato con Joe Biden, nei quattro anni successivi il suo rapporto con l’amministrazione dem si è via via fatto più difficile. Sotto il presidente uscente, il Dipartimento di Giustizia e la Securities and Exchange Commission hanno condotto indagini sulle strategie di marketing utilizzate da Tesla per promuovere le sue tecnologie di assistenza alla guida. La Sec sta portando avanti, inoltre, un’indagine separata su X, l’ex Twitter acquistato da Musk nel 2022. Biden ha personalmente messo alla berlina le capacità imprenditoriali del miliardario, dicendo che il modo migliore per far scomparire la National Public Radio sarebbe stato permettergli di acquistarla. Ma l’evento che ha segnato il punto di non ritorno risale al 2021, quando la Casa Bianca aveva invitato le principali case automobilistiche americane produttrici di veicoli elettrici eccetto Tesla a un evento sul South Lawn. Il summit includeva Ford, Stellantis e General Motors, insieme ai sindacati degli United Auto Workers. Tesla, l’unico colosso automobilistico Usa non sindacalizzato, chiese ufficialmente di essere invitato ma l’amministrazione Biden la lasciò fuori.

Nello stesso periodo il suo rapporto dell’uomo più ricco del mondo con Trump si è andato via via consolidando, fino ad arrivare all’endorsement ufficiale del 13 luglio, all’indomani dell’attentato in Pennsylvania. Il tycoon newyorkese ha risposto il 20 luglio: “Dobbiamo rendere la vita migliore per le nostre persone intelligenti e lui è il più intelligente che si possa trovare”, ha detto parlando di Musk in un comizio elettorale a Grand Rapids, nel Michigan. Secondo analisti e investitori, Trump potrebbe facilitare il percorso normativo che Tesla sta compiendo per arrivare a costruire un veicolo a guida completamente autonoma, un obiettivo chiave per la valutazione di 700 miliardi di dollari dell’azienda. Con Trump alla Casa Bianca si allenterebbe, inoltre, il controllo federale su Tesla e X.

Nel frattempo, scrive il Washington Post, SpaceX e Starlink, entrambe di proprietà di Musk, sono pronte a ottenere nuovi contratti federali. Clare Hopper, capo dell’ufficio per le comunicazioni satellitari commerciali dello Space Systems Command, ha affermato che il suo ufficio sta già cercando altri 12 miliardi di dollari nel prossimo decennio per l’acquisto di “satelliti in orbita terrestre bassa” in previsione della crescente domanda militare. Una spesa che potrebbe aumentare in base al programma dei repubblicani, che prevede l’incremento degli investimenti satellitari e l’accelerazione delle esplorazioni spaziali.

E’ la seconda volta in pochi giorni che Harris diventa bersaglio di Musk e dei suoi social. Dopo l’attentato a Trump, Grok – il suo chatbot di intelligenza artificiale attivo su X che genera per gli utenti a pagamento un riassunto dei fatti più interessanti che vengono discussi ogni giorno sul social – aveva affermato che ad essere stata colpita dallo sparatore era stata la vicepresidente degli Stati Uniti.