L’intenzione degli inquirenti era nell’aria: chiudere subito con l’immediato il fascicolo d’inchiesta che ha portato ai domiciliari, il 7 maggio scorso, Giovanni Toti che – dopo tre mesi – si è dimesso. La procura di Genova ha chiesto il giudizio immediato per Toti, per l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e per l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. La richiesta è stata inoltrata al giudice per le indagini preliminari che dovrà adesso verificare che sussistano le condizioni e poi fissare la data del processo. Il dibattimento potrebbe iniziare tra ottobre e novembre. I tre indagati hanno poi 15 giorni, dopo il decreto che dispone il giudizio, per scegliere eventuali riti alternativi come il processo immediato o il patteggiamento.
Governatore della Liguria dal 2015, i problemi per l’ex consigliere politico ed ex coordinatore nazionale di Forza Italia iniziano il 7 maggio scorso, quando viene arrestato in un hotel di Sanremo e posto ai domiciliari per corruzione nell’esercizio della funzione e corruzione per atti contrari a doveri d’ufficio nell’ambito di una vasta indagine della Guardia di finanza coordinata dalla Procura di Genova che ha coinvolto anche il suo capo di Gabinetto Matteo Cozzani, l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Toti è stato sospeso dalla carica e il vicepresidente Alessandro Piana l’ha sostituito assumendo l’interim. Inutilmente la difesa di Toti ha chiesto la revoca dei domiciliari, richiesta respinta prima dal gip e poi dal Riesame.
Protagonista di un vero e proprio braccio di ferro con i magistrati, Toti ha sempre respinto le accuse fino al passo indietro. I magistrati avevano confermato i domiciliari ritenendolo “ancora pericoloso“. “Non può tornare a governare. Si è mosso come il capo di un’azienda privata”, si leggeva nella decisione del Riesame. A complicare la vicenda giudiziaria era arrivata a metà luglio una nuova misura cautelare agli arresti domiciliari nei suoi confronti: la nuova ipotesi di reato riguarda un presunto finanziamento illecito da circa cinquantamila euro, erogato sotto forma di spot elettorali “offerti”, secondo l’accusa, dalla catena di supermercati Esselunga alla lista di Toti in sostegno di Marco Bucci. Una nuova misura che aveva sospeso il colloquio in programma con Matteo Salvini, proprio per discutere del futuro politico della Regione.
“A noi l’immediato va benissimo. Non vogliamo farlo in costanza di misura cautelare. Ci fa anche comodo piuttosto che stare ancora due, tre anni sulla graticola“ aveva fatto sapere l’avvocato Stefano Savi difensore di Giovanni Toti.