“Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna. Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato“. Giù il capello di fronte a Filippo Macchi. Il fiorettista azzurro vincitore della medaglia d’argento alle Olimpiadi di Parigi è da ore al centro delle polemiche per l’arbitraggio quanto meno discutibile che ha caratterizzato la sua finale contro Cheung Ka Long. Il suo allenatore Stefano Cerioni ha attaccato gli arbitri, la Federazione ha presentato reclamo e il presidente del Coni Giovanni Malagò ha parlato di scelte “inopportune”. Invece l’atleta, colui che eventualmente è stato penalizzato, ha reagito con orgoglio e con positività: “Questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato”.
I pensieri di Macchi, 22enne splendido talento del fioretto italiano, sono racchiusi in un lungo post su Instagram. Frasi intrise degli insegnamenti di nonno Carlo, icona della scherma italiana che, oltre ad aver fondato il Circolo di Navacchio, ha collaborato per anni con la Federazione ricoprendo anche il ruolo di tecnico. Una lezione a chi, offuscato dalla rabbia per le stoccate contestate, si è dimenticato di celebrare una medaglia olimpica straordinaria. Certo, non è l’oro che anche Macchi sogna fin da bambino, come scrive lui stesso: “Da dove inizio? Eh beh da dove inizio manco lo so io! Avevo già preparato il post, il testo recitava: “il sogno di ogni bambino, l’obiettivo di ogni atleta”. E invece? E invece no perché torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso ‘obiettivo di ogni atleta’”.
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Sembra l’inizio di un post polemico, invece non è così: “Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna. Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole”. Le frasi successive stroncano sul nascere altre polemiche e dietrologie sull’arbitraggio: “Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre! Conosco entrambi gli arbitri, non mi viene da puntare il dito contro di loro e colpevolizzarli del mio mancato successo anche perché non porterebbe a nulla se non a crearmi un alibi“.
Questo è un altro passaggio chiave del post di Macchi. Non vuole utilizzare la scusa dell’arbitraggio per sentirsi arrivato. Perché a 22 anni ha una luminosa carriera davanti a sé e può ancora crescere: “Quello che è successo appartiene al passato, ormai è andata, quello che succederà in futuro dipenderà da me! Io sono una persona che ambisce sempre al massimo, che non si accontenta mai e proprio perché non mi accontento mai non sono stato in grado di gioire immediatamente della medaglia ottenuta”. Poi Macchi aggiunge: “Tempo fa, una persona a me cara, nonché una grandissima campionessa mi disse: “Una medaglia si festeggia sempre!” Ed effettivamente questa medaglia si merita gioia e felicità e quindi smaltiamo la delusione, che è tanta, e godiamoci ciò che è stato. Ci sarà tempo per tornarci sopra per capire gli errori che ho fatto e cercare di migliorare ancora di più“.
Un messaggio di positività che fa il paio con quello della nuotatrice 19enne Benedetta Pilato, felice per un quarto posto nella finale dei 100 rana. Macchi ricorda: “D’altronde la vita è fatta di ostacoli, a volte si superano, altre volte ci si inciampa e si cade ma la differenza la fa chi ha la forza di rialzarsi“. E il talento della scherma italiano vuole rialzarsi subito, anche perché le Olimpiadi di Parigi non sono ancora finite: “Ora ci aspetta una gara a squadre importantissima e io con i miei compagni, nonché amici, abbiamo tantissima voglia di dare il massimo e superarci. Sosteneteci, abbiamo bisogno di voi. Forza Italia, sempre e comunque!”. E giù il cappello, Filippo Macchi.