I colloqui in carcere tra Filippo Turetta, il 22enne che ucciso l’ex fidanzata Giulia Cecchettin, e i suoi genitori erano intercettati per fini investigativi. Questo perché lo studente, che aggredì la vittima, l’accoltellò ripetutamente e poi nascose il corpo in un sacco, proprio al padre aveva confessato: “Non ho detto tutto”. Sarebbe stata anche questa frase – secondo quanto riportato dal Corriere Veneto -, pronunciata dal ragazzo, durante il suo colloquio col padre nel carcere di Montorio Veronese il 3 dicembre scorso, a spingere i pm a considerare rilevante l’intercettazione e a inserirla tra gli atti dell’inchiesta. Un’intercettazione poi diffusa e che ha scatenato polemiche e le proteste, tra gli altri, dell’Unione Camere Penali.
Turetta, arrestato il 18 novembre in Germania per l’omicidio di Giulia Cecchettin, con quelle parole si riferisce a quanto detto al suo avvocato, Giovanni Caruso, e dice al padre Nicola: “Non ce la faccio a riferirgli tutto… io non ho detto tutto”. Parole che fanno supporre omissioni anche nei confronti dei magistrati.
Il padre di Turetta si è scusato anche rispetto ad altre frasi di quel colloquio diffuse dai media, spiegando: “Temevo che Filippo si suicidasse. Chiedo scusa per quello che ho detto a mio figlio. Quegli instanti per noi erano devastanti. Non sapevamo come gestirli. Vi prego, non prendete in considerazione quelle stupide frasi. Vi supplico, siate comprensivi. C’erano stati tre suicidi a Montorio in quei giorni. Ci avevano appena riferito che anche nostro figlio era a rischio non ho dormito questa notte. Sto malissimo. Sono uscito di casa per non preoccupare ulteriormente mia moglie e l’altro mio figlio. Ora si trovano ad affrontare una gogna mediatica dopo quel colloquio pubblicato dai giornali – ha spiegato – Io ed Elisabetta avevamo appena trovato la forza di tornare al lavoro. Abbiamo un altro figlio a cui pensare, dobbiamo cercare di andare avanti in qualche modo, anche se è difficilissimo. Domani chi avrà il coraggio di affrontare gli sguardi e il giudizio dopo quei titoloni che mi dipingono come un mostro. Ero solo un padre disperato. Chiedo scusa, certe cose non si dicono nemmeno per scherzo, lo so. Ma in quegli istanti ho solo cercato di evitare che Filippo si suicidasse”
Articolo aggiornato il 17 settembre