Uno striscione – con scritto “#Emergenzamaifinita” – esposto a poca distanza dalle sponde dell’ormai prosciugato lago di Pergusa, in Sicilia. Blitz di Goletta dei Laghi di Legambiente, in una delle regioni più colpite quest’anno dall’emergenza siccità, per ribadire al governo e alle istituzioni che quanto sta accadendo in Sicilia è l’ennesima cronaca di un’emergenza annunciata rimasta inascoltata.

“L’emergenza in Sicilia – denuncia l’associazione ambientalista – è figlia della siccità del Po del 2022 e di un trend collegato alla crisi climatica, in continua evoluzione e a cui in questi anni non sono seguiti interventi strutturati nella gestione della risorsa idrica che avrebbero potuto fare la differenza per contrastare oggi il problema”. Legambiente ricorda, infatti, che nel 2023 le precipitazioni in Italia sono state “sostanzialmente nella media dopo il grave deficit del 2022, ma sono state registrate, secondo i dati forniti da Ispra, delle anomalie negative mensili durante l’anno, persistenti soprattutto da luglio a dicembre 2023 al Sud e Isole, che avrebbero dovuto essere un campanello di allarme per mettere in campo misure appropriate già da allora”.

Un problema mai affrontato e adesso “a pagarne lo scotto sono i cittadini, i territori, l’ambiente e la biodiversità, senza contare i danni all’economia e all’agricoltura“. Per questo dal lago di Pergusa, in provincia di Enna, l’associazione ambientalista lancia la sua richiesta al governo Meloni: “L’Italia ha bisogno di una governance più efficace, attenta e circolare dell’acqua, ad oggi ancora grande assente. Basta a soluzioni tampone spesso inappropriate, come le ordinanze di razionamento dell’acqua, la trivellazione di nuovi pozzi, il ricorso smisurato a nuovi dissalatori e nuovi invasi. Servono, invece, interventi nazionali strutturali non più rimandabili”. Legambiente ricorda anche che “l’Italia è il secondo Paese più idrovoro d’Europa in termini di prelievi ad uso potabile, dopo la Grecia con un valore di 156,5 m3/anno per abitante; preoccupano le perdite della rete idrica che si attestano mediamente al 42%, con una forbice netta tra il nord ovest del Paese (perdita media del 32%) e del Sud (perdite medie del 51%). Secondo i dati Istat, l’acqua dispersa nelle reti comunali nel 2022 avrebbe potuto soddisfare il fabbisogno di 43,4 milioni di persone per un intero anno (il 75% della popolazione)”. Dati preoccupanti su cui per Legambiente occorre al più presto intervenire.

Secondo l’associazione ambientalista bisogna partire immediatamente da più investimenti per la risorsa idrica per l’ammodernamento della rete, il completamente delle opere mai finite come i depuratori e le reti fognarie, le 42 gradi dighe che ancora oggi sono in esercizio limitato, le 81 in fase di esercizio sperimentale con limitazione all’uso e le 2 in costruzione, senza considerare l’ammodernamento e lo sghiaiamento di quelle esistenti: “Solo in questo modo si potranno superare quei ritardi e ostacoli che fanno dell’Italia un Paese indietro nella gestione dell’acqua”.

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