Quando si parla della Russia di Vladimir Putin è ormai chiaro che la breccia nella fortezza Europa si chiama Ungheria. Se fino a oggi, però, il concetto valeva in relazione ai veti e all’ostruzionismo di Viktor Orbán in sede di Consiglio europeo, ad esempio sulle sanzioni da imporre a Mosca o sul sostegno all’Ucraina, la decisione annunciata da Budapest nei giorni scorsi rischia di aprire un canale di accesso fisico per chiunque provenga dalla Federazione o da altri sette Paesi, anche suoi alleati come la Bielorussia: una facilitazione per il rilascio dei visti per i cittadini di questi due Paesi.

Una mossa che non ha lasciato indifferente la Commissione Ue che, anche per il prossimo mandato di Ursula von der Leyen, ha precisato che la linea è quella del sostegno incondizionato a Kiev e l’opposizione dura alle mire espansionistiche di Vladimir Putin. “La Commissione prenderà contatto con le autorità ungheresi per chiarire”, tenendo conto del fatto che la “Russia rappresenta una minaccia per la sicurezza” europea e che “è necessario tutelare la sicurezza dell’area Schengen“, ha sottolineato un portavoce della Commissione. Il primo a scagliarsi contro la decisione dell’esecutivo magiaro è l’ex alleato di partito in Ue, poi diventato colui che ha annunciato il cordone sanitario nei confronti del nuovo gruppo dei Patrioti voluto proprio da Orbán, Manfred Weber, che ha scritto al Consiglio europeo in qualità di presidente del Ppe chiedendo un intervento contro una misura che, sostiene, “apre le porte alle spie russe” in Europa.

Le nuove politiche sui visti
Ma perché la nuove politiche sui visti per russi e bielorussi rappresentano una minaccia? L’Ungheria ha pubblicato nei giorni scorsi i dettagli delle nuove regole che riguardano in realtà i cittadini di otto Paesi, tra cui Russia e Bielorussia, che potranno entrare nello Stato membro senza controlli di sicurezza o altre restrizioni. Budapest ha dichiarato che molti di loro costruiranno una centrale nucleare a Paks con tecnologia russa, parte dell’accordo tra Ue e Ungheria per sbloccare il pacchetto di sanzioni alla Russia alla fine del 2023.

Il rischio, secondo i critici, è che questo flusso di persone all’interno dell’area Schengen permetta poi loro di muoversi liberamente in tutti i Paesi che fanno parte dell’Accordo sulla libertà di movimento, compresi ipotetici membri di intelligence straniere. Per questo è arrivata la reazione del Ppe e di Weber che nella lettera ha sottolineato che la decisione di Budapest consentirebbe ai russi non controllati di viaggiare senza ostacoli in gran parte dell’Ue e solleva “serie preoccupazioni per la sicurezza nazionale”. Nella missiva il politico tedesco chiede che il summit dei 27 di fine ottobre si occupi della questione.

X: @GianniRosini

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