È già caos per l’avvio del nuovo anno scolastico. A poco meno di un mese dalla ripartenza è certo che la “supplentite” quest’anno sarà ancor più un problema, almeno per i primi mesi dell’anno, a causa dei concorsi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. In tutt’Italia, le commissioni che devono esaminare gli oltre 370mila ammessi all’orale tra primaria e secondaria, sono al lavoro da mesi ma i tempi per molte classi di concorso non sono congruenti con quelli della prima campanella. Il decreto legge 71/2024, in via di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, prevede la possibilità di assunzione anche oltre il termine del 31 agosto per tutte le graduatorie che saranno pubblicate entro il 10 dicembre in modo che i candidati possano prendere immediato servizio senza attendere l’anno successivo.

Ma nel frattempo in classe chi andrà? I supplenti brevi. Saranno le scuole a dover individuare attraverso le graduatorie d’istituto una valanga di docenti che dovranno far lezione sino all’arrivo del cosiddetto avente diritto. Alla faccia della continuità didattica che anche quest’anno è garantito non verrà assicurata a bambini e ragazzi.

Un problema che va a sommarsi a quello dei cosiddetti idonei ovvero migliaia di docenti che hanno superato tutte le prove del concorso e che, in assenza di un provvedimento legislativo ad hoc, non potranno accedere al percorso per la stabilizzazione. C’è soltanto, infatti, una categoria di vincitori che avranno subito il contratto a tempo indeterminato, con conferma in ruolo dopo il superamento dell’anno di prova: gli insegnanti che hanno già l’abilitazione. Al concorso, però, è stato ammesso anche chi ha soltanto 24 crediti formativi universitari (Cfu) sui 60 previsti dalla normativa, oppure tre anni di servizio (equiparati a 30 Cfu).

Quest’ultimi prima di avere un contratto a tempo indeterminato, dovranno conseguire l’abilitazione, pagando per ottenere i Cfu con i percorsi abilitanti, e avranno soltanto un anno di supplenza. Per loro il concorso servirà a poco. Una partita sulla quale i sindacati sono pronti a dare battaglia.

L’Anief chiede che gli idonei che hanno superato lo sbarramento siano assunti anche negli anni successivi con una specifica graduatoria di merito e che almeno sia loro riconosciuta l’abilitazione visto che hanno superato una soglia: “Sarebbe perdere risorse umane valutate dallo Stato dopo un percorso selettivo”, dice al FattoQuotidiano.it il presidente Marcello Pacifico. D’accordo anche la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci: “La loro è una pretesa legittima inoltre ciò consentirebbe all’amministrazione di risparmiare perché il prossimo anno si potrebbero evitare ulteriori concorsi”.

Intanto la Flc Cgil ha richiesto formalmente al ministero dell’Istruzione e del merito di prevedere una norma che inserisca gli idonei del concorso ordinario Pnrr 2023 nelle graduatorie e che consenta lo scorrimento delle stesse fino al completo esaurimento: “Le graduatorie – dice la numero uno del sindacato Scuola di Landini, Ivana Barbacci – degli idonei Pnrr andrebbero in coda rispetto a quelli del concorso 2020 per un criterio di equità e trasparenza”. Intanto gli occhi sono puntati sul 31 agosto quando terminate le operazioni di immissione in ruolo i posti vacanti residuati saranno resi disponibili – per le supplenze – in numero pari a quello dei posti banditi per i due concorsi Pnrr. La copertura avverrà attingendo dalle graduatorie di istituto e gli stessi, nel momento in cui i vincitori di concorso saranno assunti, verranno assegnati a questi ultimi.

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