Giustizia & Impunità

“Sono sei le giovanissime vittime del maestro di arti marziali arrestato per violenza sessuale”

Non tre, ma sei sarebbero le vittime – tutte bambine – del maestro di arti marziali finito agli arresti domiciliari su ordine del giudice per le indagini preliminari. A renderlo noto sono gli avvocati Sergio Perongini, Domenico Vecchio e Salvatore Mastrolia, difensori di fiducia delle famiglie delle ragazzine. “Le minori coinvolte, infatti, – viene sottolineato […]

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Non tre, ma sei sarebbero le vittime – tutte bambine – del maestro di arti marziali finito agli arresti domiciliari su ordine del giudice per le indagini preliminari. A renderlo noto sono gli avvocati Sergio Perongini, Domenico Vecchio e Salvatore Mastrolia, difensori di fiducia delle famiglie delle ragazzine. “Le minori coinvolte, infatti, – viene sottolineato in un comunicato congiunto dei tre legali – risultano essere sei mentre altre, si auspica, potrebbero ancora presentare, ai competenti organi giudiziari, notizie di reato utili a chiarire quella che si prospetta essere una triste vicenda giudiziaria“.

All’uomo, 68 anni, viene contestato di aver costretto allieve, tra gli 8 e i 12 anni, a subire atti sessuali durante gli allenamenti. La misura cautelare, disposta dal gip Giandomenico D’Agostino su richiesta dell’ufficio inquirente diretto da Giuseppe Borrelli, è stata eseguita dalla Polizia postale, Sezione sicurezza cibernetica. I fatti contestati dalla procura (le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Gianpaolo Nuzzo) sono avvenuti nel Salernitano e risalgono al luglio 2023, quando le bambine sarebbero state oggetto delle molestie del maestro, in particolare durante lo stretching.

Quello su cui indaga la procura di Salerno è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi di abusi avvenuti nel mondo dello sport minorile. Un fenomeno, quello più in generale della violenza in ambito sportivo, sul quale solo pochi mesi fa il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, aveva lanciato l’allarme, sottolineando che quello dello sport “è ancora un mondo troppo chiuso” e che “le denunce di reato sono scarse… perché c’è una scarsa sensibilizzazione complessiva verso la tematica”. Quello che è accertato, diceva Roia, è che le forme di violenza si realizzano “dove c’è una posizione di dominanza, che può condizionare la vita dell’atleta come un allenatore, un dirigente, e una posizione di fragilità che è rappresentata dall’atleta”. Uno schema che “si innesta in una situazione ad oggi molto chiusa” e che ritroviamo nei numerosi precedenti di cui si sono occupati in tempi recenti le cronache.

Solo per citare alcuni esempi, c’è il caso dell’allenatore di calcio giovanile, trentacinquenne, indagato dalla procura di Ivrea per molestie a quattro ragazzini durante un campus estivo, oppure del 52enne allenatore di tennis condannato a quattro anni e mezzo, nella stessa città piemontese, per violenza sessuale e maltrattamenti ai danni di una giovane tennista. Per molestie su baby-calciatori e detenzione di immagini pedopornografiche è invece stato rinviato a giudizio a Firenze un allenatore di 34 anni, mentre una condanna pesantissima – dieci anni – è stata inflitta a Trieste ad un altro ex allenatore di calcio del settore giovanile che avrebbe compiuto abusi su 15 giocatori della squadra.