Quando a 24 anni Leonardo Adorni finisce l’università, ha già in testa di andare all’estero. Sogna il nord Europa. E ha le idee ben chiare: Olanda o Regno Unito. Alla fine la scelta ricade su Londra. “Sono arrivato qui nel gennaio 2020”, racconta a Ilfattoquotidiano.it. Leonardo ora di anni ne ha 29, 4 ne ha passati in terra britannica e solo da pochissimo ha realizzato il suo sogno: fare il designer, ciò per cui ha dedicato anni di studio. Ma non è stato semplice. In mezzo c’è una primissima esperienza da magazziniere, una breve parentesi in Grecia. E ancora un ritorno a casa, in Italia, ma poi la scelta definitiva di tornare in Gran Bretagna. “Se rimpiango di aver lasciato l’Italia? – dice – No, anche se una parte di me vorrebbe tornare ma, per il momento, posso crescere di più all’estero”. Ma partiamo dall’inizio.
Il primo capitolo londinese – Leonardo non è il primo italiano (e nemmeno l’ultimo) a scegliere di trasferirsi all’estero. È il gennaio 2020 quando con un titolo universitario, in design, in mano e un portfolio preparato nei minimi dettagli, parte dalla sua Bozzolo (Mantova) e atterra a Londra. E il primo periodo, ammette, non è facile. “Non conoscevo nessuno. Ho vissuto con una famiglia italo-britannica, cercavano un inquilino che li potesse aiutare in casa nell’organizzare serate con musica e in cambio avevo vitto e alloggio gratuito”. Poi, con l’arrivo del Covid, le cose cambiano, ma in “positivo”, nonostante la grave emergenza sanitaria. “Sono entrato come magazziniere in un’azienda che produceva proprio mascherine, avevo una sorta di contratto a chiamata”. Un lavoro che Leonardo si tiene stretto per circa un anno e mezzo perché gli permetteva “di arrivare a fine mese”. Ma il suo sogno è un altro.
Il breve soggiorno in Grecia – “Durante la pandemia, l’offerta di lavoro in design, devo ammettere, è calata a Londra“. Una situazione che lo demoralizza tanto da guardarsi attorno e accettare una posizione in tutt’altro settore: “Sono stato assunto come customer service per una banca inglese”. E a Londra, Leonardo non resta. “Mi hanno dato la possibilità di lavorare da remoto, così ho fatto le valigie e sono andato in Grecia”. Una scelta, quella di trasferirsi ad Atene, dettata però anche dall’amore: “La mia ragazza è di origini greche e siamo stati lì 6 mesi”. È un periodo in cui Leonardo stacca un po’ la spina, si ricarica ma sempre con un occhio puntato al suo obiettivo: “Non ho mai perso la speranza di poter lavorare nell’ambito per cui ho studiato”.
Le difficoltà in Italia – Così il ritorno in Italia. “Sono stato assunto come stagista da un’azienda che si occupa di allestimenti fieristici, in provincia di Reggio Emilia“, continua. Ma non sono mancate le difficoltà. “Ero molto sottopagato e per tre mesi ho lavorato in nero”. Non solo. Nonostante l’assenza di un regolare contratto, Leonardo dice di essere stato “sovraccaricato di mansioni”: “Una volta, mi hanno mandato con il badge aziendale a fare un sopralluogo ad un allestimento turistico in fiera. Una cosa di per sé già sbagliata visto che non ero in regola”. E come ultimo arrivato, venivo anche rimproverato quando la colpa, il più delle volte, non era mia”. Una “prassi” la definisce. Poi il continuo ritardo nell’assunzione che gli avevano promesso: “Ho iniziato con 400/500 euro al mese (in nero), poi sono saliti a 700 quando mi è iniziato il tirocinio che hanno prolungato per ben due volte. Poi con la proposta di apprendistato (di tre anni), che mi hanno fatto, sarei salito a 1000 euro al mese, ma ho deciso di rifiutare”.
Il secondo capitolo londinese – Scontento, dunque, Leonardo parte nuovamente alla volta di Londra. Ed è qui che arriva la chiamata tanto attesa. “Nel settembre 2022, ho trovato lavoro come junior interior designer”. Un ingresso ben diverso da quello in Italia. “Ho iniziato con un periodo di prova di sei mesi che poi si è trasformato subito con un indeterminato”. E oggi, stabilitosi nel Regno Unito, Leonardo dice: “La differenza con l’Italia è enorme. Sono entrato con un entry level e fra poco otterrò una qualifica maggiore con un netto salto anche in termini di retribuzione”. Certo, il “paragone retribuzioni” è complicato: i due Paesi hanno tassazioni differenti. Ma mentre a Reggio Emilia avrebbe dovuto accettare “1000 euro al mese con incerte possibilità di assunzione”. A Londra, ammette, “c’è una maggiore crescita esponenziale: sono partito con una ral di 24 mila sterline e dopo un aumento a 28 mila, oggi guadagno circa 32 mila sterline l’anno” (pari a circa 38 mila euro). E sugli annunci di lavoro, “quanto prendi lo scrivono nero su bianco”. E in Italia? “A volte non c’è scritto e ogni volta chiedere ad un’azienda quant’è il compenso previsto è sempre difficile”.
Ma dell’Italia, naturalmente, mancano alcune cose. “Non ti dico il cibo, sarei scontato – scherza -. Forse le piccole cose, le tradizioni del mio paesino, i miei nonni che non li vedo invecchiare“. Ma nulla gli vieta di sognare un futuro in cui lavorare nel design in Italia: “Da noi questo settore è molto forte e magari a Londra fai più fatica. In Italia si ha una creatività unica. Se vogliamo le cose le sappiamo fare bene eccome