di Michele Canalini
Probabilmente, il vero motivo per cui il presidente americano Joe Biden ha fatto un passo indietro sono stati i soldi. Anche perché, con lui ancora in campo, le donazioni a favore dei Democratici si stavano letteralmente prosciugando. Non a caso, una volta che Kamala Harris ne ha preso il posto, c’è stata un’impennata di elargizioni, e non solo da parte di magnati e dei soliti potenti.
Sembra che ci sia stata l’impennata di donazioni economiche anche dei meno abbienti della società americana, e persino di chi non aveva mai aperto il proprio borsello per le presidenziali sino a quel momento. Infatti, si è calcolato che la Harris abbia raccolto in questi giorni estivi quanto il presidente in carica avesse raccolto in tutti questi mesi di campagna elettorale. Come a dire, era necessario un cambio di passo e un passaggio di consegne, almeno per ravvivare la sfida nello schieramento dei Dem a stelle e strisce!
Ma la storia ha già insegnato a sufficienza quanto il “vil denaro” sia decisivo, seppur solo per la fase della presentazione delle candidature politiche.
A me viene in mente un altro grande potente del passato che ebbe bisogno di soldi per il proprio progetto di dominio, ovvero Carlo V. Costui infatti, prima di essere tale, era semplicemente Carlo d’Asburgo; ma nel 1516 venne eletto re di Spagna con il nome di Carlo I, perché era nipote per parte di madre di Isabella di Castiglia e di Ferdinando d’Aragona: si trovò così a capo dei territori castigliani e aragonesi, oltreché dei possedimenti d’oltreoceano, cioè le colonie di recente possesso. Ma il suo sogno era anche per i domini imperiali; per essere allora sicuro di ereditare i territori austriaci e di venire eletto imperatore del Sacro romano impero germanico, appunto con il nome di Carlo V (1519), non esitò a ricorrere ai soldi, presi in prestito dai banchieri Fugger e Welser.
Ma il confronto più curioso, e meno conosciuto, ce lo presenta l’articolo di Siegmund Ginzberg “I dollari del consenso”, sulle pagine del Foglio di sabato 27 luglio 2024, quando racconta la vicenda del dittatore romano Silla. Tutti noi ce lo ricordiamo come un despota sanguinario ma pochi sanno che, alla base della scelta delle sue dimissioni, ci fu anche uno straordinario bisogno di soldi. Infatti le celebrazioni delle sue vittorie in Oriente avevano previsto l’allestimento di “sontuosi banchetti sacri andati avanti per diversi giorni. Secondo Plutarco, ‘ogni giorno veniva scaricata nel Tevere una quantità enorme di vivande di scarti e si trangugiava vino di quarant’anni e più.” Tuttavia, in questo caso è più adatto: “Prendi i soldi e dimettiti!”.