Un “sistema piramidale” al cui vertice ci sono le grandi società di logistica. Come Amazon transport Italia per cui il giudice per le indagini preliminari di Milano ha convalidato il decreto di sequestro da 121 milioni di euro emesso dalla procura di Milano. “Nessun dubbio circa la volontarietà della commissione dell’illecito” scrive il giudice Luca Milani nel provvedimento di convalida in cui si spiega che sono “numerosi” sono “gli indicatori” che portano ad affermare “che il monitoraggio del singolo corriere, effettuato in sinergia con i ‘dispatcher’ delle imprese appaltatrici, con l’impiego di software forniti proprio dalla casa madre Amazon, è la più significativa espressione di un utilizzo consapevole di strategie imprenditoriali direttamente volte ad agevolare la commissione della frode fiscale”.
Il “regolare comportamento” di Amazon, scrive il giudice, avrebbe dovuto essere quello di “stipulare uno o più contratti di fornitura di prestazioni di lavoro temporaneo con soggetti a ciò autorizzati”. Il gip ricostruisce come, invece, attraverso la presunta somministrazione illecita di manodopera, “ai dipendenti delle imprese appaltatrici”, ossia le società “serbatoio” per cui lavoravano formalmente i corrieri, Amazon stessa impartiva “direttive e mansioni, anche contando su un’elevata informatizzazione dei sistemi di gestione e organizzazione del lavoro all’interno dei magazzini”, per le consegne del cosiddetto “ultimo miglio”. E questo quadro è confermato, si legge ancora, anche dalla “raccolta di documenti e di dichiarazioni” di lavoratori e funzionari sindacali.
È stato “appurato”, come spiega il gip, che la filiale di Amazon si avvaleva “di dipendenti di altre imprese”, spesso cooperative, che “esistono al solo scopo di fornire manodopera a basso costo e al di fuori delle condizioni previste dalla legge”. Il tutto con “fittizi contratti d’appalto”. I “software” gestiti da Amazon nei rapporti coi corrieri, poi, sono “studiati e impostati”, secondo il gip, per “massimizzare la produttività“.
Attraverso una ventina di società, tra il 2017 e il 2022, sarebbe stata messa in atto, con un “sistema piramidale“, “una complessa frode fiscale derivante dall’utilizzo, da parte” di Amazon Italia “del meccanismo illecito di fatture” false “a fronte della stipula dei fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera”. Nell’inchiesta sono indagati tre responsabili della srl, tra cui il rappresentante legale Gabriele Sigismondi, oltre alla società per la responsabilità amministrativa degli enti.