La riforma dell’istruzione tecnico-professionale è legge. Dopo l’approvazione in Senato dello scorso 31 gennaio, il testo ha avuto il via libera anche dalla Camera, con 127 sì, 97 no e 19 astenuti. Il provvedimento del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha come obiettivo una “contaminazione tra scuola, imprese ed enti territoriali”. Ma per le opposizioni e i sindacati è un provvedimento “assurdo”, che mira a “privatizzare anche la scuola” e far diventare l’istruzione “subalterna al mondo delle imprese”. Le polemiche erano iniziate già durante la discussione in Aula, quando i deputati dell’opposizione avevano puntato il dito sul disegno di legge che, facendo riferimento all’educazione dei ragazzi, utilizza il termine “addestrare“. Il ministro, in risposta, ha sfoderato la Treccani a Montecitorio: “Significa preparare, istruire, impratichire“.
Cosa prevede la legge – La riforma della filiera formativa tecnologico-professionale prevede l’introduzione del modello 4+2: gli studenti dei percorsi quadriennali potranno accedere direttamente ai corsi degli Istituti tecnologici superiori (Its Academy). In alternativa, il percorso quadriennale conferisce un titolo di studio spendibile nel mondo del lavoro al pari di un diploma quinquennale e consente di iscriversi all’università. Vengono istituiti i “campus“, reti che collegano l’offerta didattica degli Istituti tecnici e professionali, degli Its Academy e dei centri di formazione professionale. Nell’intenzione dell’esecutivo, la qualità del percorso d’istruzione dei ragazzi è garantita con una maggiore interazione con il mondo del lavoro e la presenza di esperti provenienti dalle imprese per coprire competenze che non sono presenti tra i docenti. Sono potenziati lo studio delle materie Stem – scienza, tecnologia, ingegneria e matematica -, delle lingue, la didattica laboratoriale e i percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (Pcto), la cosiddetta alternanza scuola-lavoro. Gli istituti potranno riservare quote orarie da destinare ad attività legate al territorio. Gli organici dei docenti restano invariati.
La filiera prevede percorsi sperimentali per il secondo ciclo di istruzione e percorsi formativi degli Istituti tecnologici superiori (Its Academy). Le Regioni e gli uffici scolastici regionali possono stipulare accordi, con la partecipazione degli Its Academy, delle università, delle istituzioni dell’alta formazione artistica, musicale e coreutica e di altri soggetti pubblici e privati per integrare e ampliare l’offerta formativa dei percorsi sperimentali. Viene inoltre creata, presso il ministero, la struttura tecnica per la promozione della filiera e si demanda a un decreto del ministro dell’Istruzione la costituzione di un Comitato di monitoraggio nazionale. Viene istituito un fondo da dieci milioni di euro per l’anno 2024 e 5 milioni per ciascuno degli anni 2025 e 2026, per la promozione dei campus della filiera formativa tecnologico-professionale.
Le critiche delle opposizioni – “Ci siamo opposti duramente e con tutte le forze a questo vergognoso provvedimento, presentando oltre 600 emendamenti“, ha commentato Antonio Caso, Capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Cultura. “Per noi – prosegue – si tratta di una riforma assurda che trasforma l’educazione e la formazione degli studenti in addestramento al lavoro. Come se i nostri ragazzi fossero soldati, o cavalli, tanto per restare ad alcuni degli esempi riportati dalla Treccani richiamata dallo stesso Valditara. Un provvedimento che punta a creare una subalternità totale della scuola pubblica al mondo delle imprese. Ovviamente tutto ciò avviene sulla pelle dei più giovani”. Per Caso, Valditara vuole insegnare ai ragazzi “a barattare la speranza di una vita felice con un lavoro sfruttato e frustrante”.
“Questo governo vuole privatizzare tutto, dopo la sanità, ora privatizzano l’istruzione e la scuola pubblica”, è il commento del deputato di Alleanza Verde Sinistra e portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli. “Nelle scuole viene appaltata l’istruzione alle aziende e non ai docenti”, prosegue, “cedendo la scuola pubblica alle aziende private”. “L’introduzione del modello 4+2, inteso come quattro anni di superiori piegati alle esigenze delle imprese del territorio, con esperti delle aziende che fanno lezione come i docenti, un aumento delle ore di alternanza scuola-lavoro e, eventualmente, due anni di formazione specialistica negli Its”. Infine la stoccata alla sperimentazione voluta dal ministro: “Come quella analoga del Liceo Made in Italy, è stata un insuccesso. Hanno aderito solo 171 istituti tecnico-professionali su circa 3mila”.
“Formazione di scarsa qualità” – “Rappresenta l’avvio della privatizzazione del sistema pubblico di istruzione e della regionalizzazione dell’istruzione tecnica e professionale. Un’idea di scuola inadeguata rispetto agli obiettivi di sviluppo del nostro Paese oltre che alla missione democratica che appartiene costituzionalmente al sistema di istruzione”. Così Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil. “Con l’inserimento dei privati anche nella programmazione dell’offerta formativa e con l’attivazione di percorsi quadriennali – sottolinea la dirigente sindacale – si crea una formazione di ridotta qualità (meno ore di didattica generale e più ore di Pcto e apprendistato anticipati a quindici anni), si costruiscono percorsi formativi di serie B, anzi ‘percorsi addestrativi’ indirizzati verso le classi sociali più svantaggiate. Un modello segregante e selettivo agli antipodi con la necessità di innalzare i livelli di istruzione nel nostro Paese”. E conclude: “Ci saremmo aspettati, dopo la sonora bocciatura espressa dalla stragrande maggioranza delle scuole di qualche mese fa, la ricerca della massima condivisione. Al contrario si insiste a procedere con atti di forza, indice di arroganza politica”.
La soddisfazione di Valditara – “È una giornata importante: grazie al lavoro di squadra di tutta la maggioranza, oggi onoriamo un impegno preso con i nostri studenti e con il mondo del lavoro. Con la nuova filiera tecnico-professionale costruiamo un canale di istruzione di serie A, in grado di dare una solida formazione ai nostri ragazzi, secondo programmi fortemente innovativi, che assicureranno competenze teoriche e pratiche di qualità, anche grazie al contributo delle imprese”, ha commentato il ministro Valditara. “Ad oggi – prosegue – la metà delle aziende fa fatica a coprire i posti disponibili, questa è la realtà. Un mismatch drammatico tra offerta e domanda di lavoro. Noi ce ne siamo fatti carico. Il maggior collegamento tra formazione e impresa”, ha concluso.