Cinema

È morto Roberto Herlitzka, maestro del teatro e amato dai grandi del cinema: “Si fa l’attore per piacere agli altri con l’aumento della componente narcisistica”

L'attore piemontese ha lavorato sia per il teatro che il cinema, con incursioni in tv

di F. Q.
È morto Roberto Herlitzka, maestro del teatro e amato dai grandi del cinema: “Si fa l’attore per piacere agli altri con l’aumento della componente narcisistica”

Il mondo del teatro e del cinema in lutto. È morto a 86 anni l’attore Roberto Herlitzka. Era nato a Torino il 2 ottobre 1937. Un attore amatissimo nel mondo del teatro, ma anche dai grandi del cinema italiano come Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Lina Wertmüller, Luigi Magni e Luigi Comencini. Nel 2004 ha vinto un Nastro d’argento come migliore attore e un David di Donatello come Miglior attore non protagonista per la sua interpretazione di Aldo Moro nel film di Bellocchio “Buongiorno, notte”. Nel 2013 gli è stato anche assegnato un Nastro d’argento alla carriera.

“Non c’è dubbio che si fa l’attore per piacere agli altri, – ha dichiarato in una intervista a Sipario – e questo gradimento contribuisce ad accrescere una certa componente narcisistica tipica di chi fa il mio lavoro. Ma non bisogna dimenticare che tutto ciò lo si fa per comunicare qualcosa, per avere un contatto con l’esterno (che è ciò che rimane dell’evento teatrale). Se in questo lavoro vi è anche una dose di cultura, allora il tutto si fa più ricco: la comunicazione, la componente di piacere e quella di gradimento”.

UNA LUNGA CARRIERA TRA TV, TEATRO E CINEMA – Di origine ceca, si forma presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico al fianco di Orazio Costa. Superata la crisi del secondo Dopoguerra, inizia a lavorare sul palcoscenico dove interpreta opere come: “Episodi e personaggi del poema dantesco”, “Don Giovanni”, “Il candelaio”, “Le mutande” e poi ancora “Come vi piace”, “Sogno di una notte di mezza estate”, “Francesca da Rimini”, per seguire con molte altre produzioni teatrali.

All’inizio degli Anni 70 approda anche in televisione – con la miniserie diretta da Leonardo Cortese “Un certo Harry Bent”, in cui interpreta il ruolo dell’Ispettore Alan Milton – e debutta nel mondo del cinema dando vita a una carriera che negli anni sarà spesso divisa fra teatro, grande e piccolo schermo.

Il suo esordio cinematografico è legato soprattutto alla regista Lina Wertmüller che, sua storica amica, lo sceglie per recitare nel suo “Film d’amore e d’anarchia ovvero: stamattina alle 10 in via dei Fiori nella nota casa di tolleranza… ” (1973), accanto a Giancarlo Giannini, Mariangela Melato, Anna Bonaiuto, Eros Pagni, Elena Fiore e Giuliana Calandra. Ma è solo l’inizio di un importante sodalizio che lo vedrà coinvolto in altre opere di rilievo dell’affezionata amica: “Pasqualino Settebellezze” (1976), “Scherzo del destino in agguato dietro l’angolo come un brigante da strada” (1983), “Notte d’estate con profilo greco, occhi a mandorla e odore di basilico” (1986) e il film tv “Mannaggia alla miseria” (2009).

Il 2012 è per lui un anno molto importante. Recita, infatti, in “Il rosso e il blu” di Giuseppe Piccioni ed è presente alla kermesse veneziana con due lungometraggi: di nuovo con Bellocchio, in “Bella addormentata”, e “La città ideale” di Luigi Lo Cascio. All’edizione 2013 dei Nastri d’argento riceve il Nastro speciale alla carriera. Nello stesso anno è un cardinale gourmet ed esorcista in “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino.

Negli anni successivi torna a lavorare con Bellocchio (“Sangue del mio sangue” nel 2015 e “Fai bei sogni” nel 2016) e Sorrentino (“Loro” nel 2018), e partecipa a “Notti magiche” di Paolo Virzì (2018), “Lontano lontano” di Gianni Di Gregorio (2019), “Il bambino nascosto” di Roberto Andò (2021) e, come voce, in “Leonora addio” di Paolo Taviani (2022).

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