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Ucciso in Iran il capo di Hamas Haniyeh. Gli Usa: “Non siamo stati informati da Israele”. Khamenei: “La vendetta è un dovere”

Il capo dell’ala politica di Hamas, Ismail Haniyeh è stato assassinato in Iran nella notte tra martedì e mercoledì. Leader tra i più storici dell’organizzazione, era a capo del consiglio politico di Hamas e si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. La notizia è stata resa nota dalle Guardie Rivoluzionarie iraniane e confermata da Hamas. È il colpo più duro inferto contro il gruppo islamista palestinese che combatte a Gaza contro l’esercito israeliano e ha organizzato il massacro del 7 ottobre. Lo sanno anche gli Stati Uniti, tanto che il segretario di Stato, Antony Blinken, ha puntualizzato che gli Usa non sono stati “informati” né “coinvolti” nell’assassinio. L’ala militare di Hamas, le Brigate al Qassam, ha dichiarato che l’uccisione avrà enormi conseguenze, mentre tutti i proxy iraniani attaccano direttamente Israele e minacciano ripercussioni, mentre l’Iran fa i conti con l’imbarazzo per l’enorme falla di sicurezza.

Haniyeh è stato colpito da un missile teleguidato intorno alle 2 e mezza di notte, ora di Teheran, mentre si trovava nella sua residenza privata. Secondo alcune fonti, il razzo sarebbe stato lanciato da fuori i confini dell’Iran. L’omicidio è un duro colpo alla reputazione della repubblica Islamica, soprattutto perché avvenuto a poche ore dalla cerimonia di proclamazione del suo presidente. Haniyeh sarà sepolto in Qatar, i funerali si terranno domani nella capitale iraniana, dove sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale.

Hamas ha accusato Israele dell’omicidio mirato di Haniyeh, tramite un comunicato diffuso su Telegram. L’esercito israeliano non ha commentato e ha fatto sapere che non risponde alle notizie riportate dai media stranieri. Negli ultimi anni Israele ha compiuto numerosi raid e diversi omicidi mirati di figure alto profilo in Iran, senza mai rivendicarli.

Israele, Netanyahu convoca i capi della sicurezza – Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha convocato i capi della sicurezza. Sull’assassinio, il governo israeliano mantiene il riserbo, anche se il ministro del Patrimonio, Amihai Ben-Eliyahu, che ha scritto su X che la morte di Haniyeh “rende il mondo migliore”. Un account social del governo israeliano ha pubblicato una foto del leader palestinese con la scritta “eliminato”. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha rilanciato una dichiarazione che ha più volte ripetuto negli ultimi mesi: “Non vogliamo la guerra, ma siamo pronti a ogni possibilità”, ha dichiarato il ministro secondo quanto riporta Haaretz.

L’Iran e i suoi proxy contro Israele – La Guida Suprema dell’Iran, Ali Khamenei, ha minacciato una dura rappresaglia contro Israele per l’uccisione a Teheran del capo politico di Hamas. “Il regime criminale e terrorista sionista ha preparato per se stesso una dura punizione”. Khamanei ha aggiunto che è “nostro dovere vendicare il sangue” di Haniyeh, anche per il fatto che l’omicidio è avvenuto “sul territorio della Repubblica islamica”.

Il presidente Masoud Pezeshkian ha condannato l’azione codarda e assicurato che “la Repubblica islamica difenderà la sua integrità territoriale, il suo orgoglio ed e il suo onore e farà pentire gli invasori terroristi”, assicurando che ora il legame tra Teheran e le fazioni islamiste palestinesi è “più forte di prima”. “Ieri ho alzato la sua mano vittoriosa e oggi devo seppellirlo portandolo sulle mie spalle”, ha detto Pezeshkian. L’Iran e tutte le milizie sostenute da Teheran nella regione accusano Israele e minacciano ripercussioni.

L’ex comandante delle Guardie rivoluzionarie iraniane Rezaee ha affermato che “Israele pagherà un prezzo elevato per l’uccisione del capo di Hamas”. Il gruppo sciita libanese Hezbollah ha dichiarato che “l’uccisione del capo di Hamas Ismail Haniyeh renderà la resistenza più determinata nell’affrontare Israele”. La Jihad islamica palestinese, che collabora con Hamas nella Striscia e ha partecipato al massacro del 7 ottobre, ha denunciato il “vergognoso assassinio” e assicurato che la morte del “simbolo della resistenza” non scoraggerà la “resistenza”: “Affermiamo la nostra coesione con i nostri fratelli del movimento di Hamas nel resistere all’entità usurpatrice”, si legge nella nota del gruppo islamista.

La milizia yemenita degli Houthi, che controlla parte del Paese inclusa la capitale, parla di “atroce crimine terroristico” e chiama in causa gli Stati Uniti: “Netanyahu è tornato dall’America con il via libera agli omicidi” dei leader palestinesi: “L’America è coinvolta in tutto ciò che sta accadendo e deve pagarne il prezzo”, ha scritto il gruppo sui social.

Condanna dagli alleati – Il Qatar condanna “nei termini più forti l’uccisione”. Il ministero degli Esteri di Doha, dove Haniyeh viveva stabilmente dal 2019, si tratta di un “crimine orrendo”, di una “pericolosa escalation” e di una “palese violazione del diritto internazionale e umanitario”. Anche la Turchia punta il dito contro Tel Aviv. Il ministro degli Esteri di Ankara ha dichiarato che l’assassinio “dimostra ancora una volta che il governo israeliano di Netanyahu non ha alcuna intenzione di raggiungere la pace” e che “la regione dovrà affrontare conflitti molto più ampi se la comunità internazionale non interverrà per fermare Israele”.

Il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche come Abu Mazen, ha scritto che l’assassinio di Haniyeh rappresenta “un atto codardo e uno sviluppo pericoloso” e ha quindi invitato “il popolo palestinese e le forze popolari all’unità, alla pazienza e alla fermezza di fronte all’occupazione israeliana”.

Da Mosca è arrivata la reazione del viceministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov, consegnata all’agenzia statale Ria Novosti: “Si tratta di un assassinio politico assolutamente inaccettabile, che porterà a un’ulteriore escalation delle tensioni”. Anche la Cina ha condannato l’attacco.

Il figlio di Haniyeh: “La rivoluzione continua” – “Il desiderio di mio padre è stato esaudito, quello di morire da martire”, ha dichiarato Abdul Salam, uno dei figli del leader di Hamas, all’agenzia iraniana Irna. “Siamo in una rivoluzione e in una battaglia continua contro il nemico, e la resistenza non finisce con l’assassinio dei leader”. Dal partito islamista la reazione è combattiva. L’uccisione a Teheran di Ismail Haniyeh è “un atto vile che non resterà impunito”, ha affermato l’esponente di Hamas Musa Abu Marzouk in dichiarazioni rilanciate da Al-Jazeera.

Le reazioni dell’Occidente – La posizione dell’Unione Europea è stata esplicitata dal portavoce del Servizio di azione esterna dell’Ue, Peter Stano: “Di principio rifiutiamo le esecuzioni extragiudiziali e sosteniamo lo Stato di diritto, anche nella giustizia penale internazionale. Ricordiamo che l’Ue e altri partner hanno inserito Hamas nell’elenco delle organizzazioni terroristiche e che il procuratore della Corte penale internazionale ha chiesto un mandato di arresto contro Ismail Haniyeh con varie accuse di crimini di guerra”, dichiara. “Chiediamo a tutte le parti di esercitare la massima moderazione e di evitare qualsiasi ulteriore escalation”, aggiunge.

“Siamo continuando a lavorare per scongiurare un’escalation del conflitto, anche alle luce degli ultimi avvenimenti. Sono in contatto con i principali partner”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un question time alla Camera sulla situazione in Medio Oriente. “Oggi sentirò il vicepremier emiratino e presiederò una riunione con gli ambasciatori della regione per un punto della sicurezza, soprattutto sui nostri connazionali che vivono nei Paesi della regione”, ha aggiunto il vicepremier.