L’inflazione si riprende in luglio. Sia in Italia, sia nel resto d’Europa. Dinamica che, oltre a creare problemi alle tasche delle persone, complica il rebus con cui è alle prese la Banca centrale europea: abbassare ancora i tassi per aiutare la crescita o fermarsi per scongiurare il rischio di una ripresa del carovita. Negli ultimi due mesi i dati sono stati piuttosto contrastanti, difficile tracciare una rotta . Veniamo a noi. In Italia l’inflazione di luglio si è attestata all’1,3%, a fronte del + 0,8% che aveva caratterizzato giugno. Mese su mese i prezzi sono saliti in media dello 0,5%. Secondo l’Istat questo dipende soprattutto dai beni energetici.

Tra giugno e luglio l’aumento della voce acqua, elettricità e combustibili è salita di ben il 2,5%. Aumentato anche il costo dei trasporti (+ 0,5%) e della voce ricreazione, spettacoli cultura (+ 1,1%). Sensibile il calo, viceversa, dei costi delle comunicazioni (- 0,7%). Nel saldo di aumenti e diminuzioni, il risultato complessivo per le famiglie è discreto. Secondo l’Istat i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il cosiddetto carrello della spesa) rallentano su base annua (da +1,2% a +0,8%), come anche quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +2,0% a +1,9%).

L’Unione nazionale dei consumatori parla comunque di “ferie incandescenti sul fronte dei prezzi”. Il record di aumento per le divisioni di spesa spetta, infatti, ancora una volta ai Servizi ricettivi e di ristorazione che rincarano del 4,3% su base annua. Significa che una coppia con due figli spenderà 106 euro in più su base annua per fronteggiare i rincari di alberghi e ristoranti, una coppia con 1 figlio pagherà 95 euro in più”. Secondo Unc i pacchetti vacanza sono aumentati di quasi il 30% , gli ingressi in piscina, negli stabilimenti balneari e in discoteca del 13,8%. Su base mensile il rincaro più alto è per i villaggi vacanza e i campeggi (+18,6%), seguito dai pacchetti vacanza (+14,5%).

A livello di Unione europea l’inflazione è salita al 2,6%, oltre le attese, dal 2,5% di giugno. Questo emerge dalle stime preliminari di Eurostat. L’inflazione di fondo (a cui la Bce presta particolare attenzione, ndr), ossia tolte le voci più variabili come energia ed alimentari, rimane al 2,9% ma gli analisti si attendevano una flessione. Martedì anche la Germania aveva diffuso un dato sopra le aspettative con un’inflazione salita al 2,3% (2,2% a giugno). L’inflazione è cresciuta anche in Francia, attestandosi al 2,3%, rispetto al 2,2% di giugno ma meno del 2,4% atteso dagli analisti. L’inflazione è quindi cresciuta in tutte e tre le principali economie dell’area euro. La prossima riunione del board Bce è fissata per il 12 settembre e prima di allora dovranno essere attentamente valutati altri dati macroeconomici (tra cui quello dell’inflazione di agosto) e monitorate le prossime decisioni della Federal Reserve statunitense.

In prospettiva non aiutano le crescenti tensioni in Medioriente che hanno ache l’effetto di spingere le quotazioni del petrolio (e, a cascata, di tutti i beni energetici). Il gas si mantiene su valori relativamente elevati, al di sopra dei 30 euro al megawatt/ora. Sono quotazioni lontane dai picchi stratosferici raggiunti a fine 2022 (oltre 300 euro) ma rimangono, tuttavia, su valori storicamente alti. Infine, dall’Istat è arrivato oggi anche l’ennesimo dato di una lunga e brutta serie relativa all’industria italiana. Lo scorso maggio il fatturato dell’industria, al netto dei fattori stagionali, è sceso dello 0,9% in valore (-0,4 % in volume) su aprile. Nel confronto con il maggio 2023 la flessione è del 4,8% in valore e del 3,4% in volume.

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