Angela Andreoli, Giorgia Villa, Elisa Iorio, Alice D’Amato e Manila Esposito: sono le meravigliose ginnaste capaci di fare la storia alla Bercy Arena di Parigi e riportare in Italia una medaglia olimpica nella ginnastica artistica femminile a squadre dopo 96 anni. La gara è stata magistrale e ha racchiuso il meglio che questo sport e lo sport in generale può proporre. Prima di tutto grande determinazione nell’eseguire gli esercizi, senza la paura di dover sostenere un peso enorme, il peso del potercela fare dopo quasi un secolo di attesa. La determinazione si leggeva negli occhi di tutti, ma soprattutto in quelli di Alice D’Amato, una grande campionessa che ha superato tanti ostacoli di natura fisica crescendo gara dopo gara in questi anni.

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Poi c’è stata la cura maniacale dei dettagli: per questo bisogna chiamare in causa Enrico Casella, Marco Campodonico e Monica Bergamelli, le tre persone che hanno creato la Brixia Brescia, la squadra di ginnastica artistica più forte d’Italia e guidano questa Nazionale, scovando ma soprattutto costruendo talenti ormai immensi, superati solo dalla ginnastica spaziale delle atlete americane, capaci di movimenti quasi insensati e con una forza muscolare spaventosa. Anche le italiane hanno forza, ma hanno anche una grazia e un’eleganza fuori dal comune: questo tratto le ha aiutate nei giudizi. Altre nazioni propongono una ginnastica magari molto più futuristica e potente, l’Italia per fortuna è ancora meravigliosamente aerea e leggera, i muscoli danzano e volano e l’argento è soprattutto merito di questi mirabolanti strumenti del mestiere.

Nel grande racconto che è stata la finale olimpica, diviso in capitoli tra i vari attrezzi, c’è stato anche un momento di pathos vertiginoso. Elisa Iorio ha subito un infortunio alla caviglia in qualificazione, ma serviva assolutamente la sua prova alle parallele asimmetriche. Elisa è salita in pedana, ha svolto il suo esercizio alla grande, è atterrata senza una smorfia e con un 14.366 è riuscita non solo a tenere le azzurre in linea di galleggiamento ma anche a dare quella spinta in più che le sue compagne hanno poi finalizzato.

L’esercizio di Angela Andreoli al corpo libero poi, l’ultimo esercizio della nostra squadra, quello che se ben fatto ci avrebbe dato una medaglia è già oggi uno dei momenti più belli della Olimpiade italiana. Una delle atlete più giovani della spedizione azzurra, soli 18 anni, è scesa sulla pedana con un peso ingestibile sulle spalle. Eppure ha saputo controllarlo e ha svolto il miglior esercizio delle italiane in quell’attrezzo, portando appunto alla medaglia che l’Italia aspettava da un secolo. Infine come non citare Giorgia Villa, nella disperazione più totale tre anni fa, quando doveva arrivare a Tokyo con profumate carte da medaglia e invece un maledetto infortunio l’ha fermata. E anche Manila Esposito, la più piccola di tutto il Team Italia, che a 17 anni non ha tremato di fronte al mondo.

Una vittoria del genere potrebbe anche essere solo all’inizio del viaggio delle Fate della ginnastica a Parigi. Esposito e D’Amato sono qualificate per la finale del concorso generale, alla trave ci saranno ancora Alice D’Amato e Manila Esposito, così come in finale del corpo libero. Infine Alice D’Amato sarà anche in finale alle parallele asimmetriche. Una scorpacciata di meraviglia. Per concludere, bisogna ricordare che insieme a loro hanno gareggiato in spirito anche se non con il corpo Martina Maggio, Asia D’Amato e Vanessa Ferrari, l’atleta che ha fatto saltare il tappo ormai molti anni fa. Senza di loro, adesso l’Italia non si gusterebbe lo champagne d’argento.

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